Allevi in padella, e altri fatti indigesti

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Allevi in padella, e altri fatti indigesti

Allevi in padella, e altri fatti indigesti

01 Gennaio 2010

Oggi il Cav. Serpente compie nove settimane, e gli arrivano sempre più frequenti inviti a occuparsi di Allevi. Non c’è dubbio che questo nome scateni odi e amori sviscerati. A noi pare che l’argomento non meriti una così travolgente partecipazione emotiva. Comunque, intanto vi raccontiamo la prima volta che lo abbiamo visto, autocitandoci da una nostra rubrichetta di qualche tempo fa (notare la scrittura leziosa, in stile con il nostro): “… arriva sul palco con una corsetta bamboleggiante un ragazzetto riccioluto in jeans, maglietta e occhialini, si fa una autopresentazione con vocina soffiata e risatine, reggendo il microfono come se fosse un bocciolo di rosa, dice qualche baggianata new age, tipo:”c’è tanto amore per voi…le stelle lassù…la musica del cuore”, in piedi sfiorando il piano col fianchetto adolescenziale, le Superga di ordinanza bene in vista, poi si siede, suona un suo piccolo brano, francamente molto modesto. Si rialza con le manine congiunte, ringrazia, riparla con vocina, altre baggianate, altro pezzetto, ecc. ecc. Così via fino alla fine in un crescendo di consensi. Fans in romantico deliquio sventolano sciarpe e fazzoletti. Mancano gli accendini in movimento, ma solo perché è vietato fumare. Trattasi del quarantenne Giovanni Allevi”.

Formidabile, e ora vi diciamo perché.

Forse lui non entrerà nella storia della musica perché non è roba che lo riguardi, ma nella cronaca sì, e anche in banca a depositare. E nel mondo dello spettacolo tanti come lui campano benissimo dell’aria che friggono, roba davvero di alta cucina. Però ci vuole un talento, un grande talento per riuscire a inventarsi, su una base così striminzita, un fenomeno di quelle proporzioni: dischi, libri, teatri esauriti. Chiave geniale del meccanismo è stata dare al personaggio, oltre all’irresistibile look da ragazzo, una bella spennellata di cultura fasulla. In fondo la maggior parte del pubblico è imbarazzata dalla propria ignoranza, e basta servirgli un qualsiasi beverone classic-spiritual-romantic-furbett da ingollare in un sorso, che tutti partono con la commozione, gli applausi e i diritti d’autore. Non siamo qui a fare i moralisti, per il successo va bene qualunque trucco. Certo, in questo modo usciamo dall’arte ed entriamo nel commercio, ma basta saperlo, così quando uno, magari sedotto dall’equivoco all’inizio, poi apre gli occhi non ci resta neanche troppo male. E se non li apre rimane convinto, beato lui, di avere ascoltato il Mozart del duemila.

Passiamo dagli euro abbondanti a quelli troppo scarsi. Santa Madre Chiesa aumenta l’affitto. Venerdì 15 ottobre. Concerto in S. Agnese a Piazza Navona. Schoenberg, Schostakovich, Brahms, in una esecuzione pregevole, molto dinamica (finalmente non abbiamo corso il rischio di addormentarci con la musica da camera) del Trio David: piano, violino, cello. Organizzatore Sebastiano Brusco. L’abbiamo visto molto preoccupato dietro l’altare perché il parroco ha talmente alzato il prezzo della sagrestia per la prossima stagione da rendergli quasi impossibile proseguire con il suo piccolo, eccellente festival. Certo, mantenere una chiesa costa (metri quadrati di marmo pregiato, stucchi, affreschi, ottoni e varie antichità), ma buttare l’arte sul lastrico, ci pare poco cristiano. Neanche a dire che questi soldi servono per pagare l’ICI, perché conosciamo tutti il regime fiscale agevolato di cui gode il padrone di casa, no?

Però anche le istituzioni comunali o statali battono cassa (per esempio il Museo degli Strumenti Musicali) mettendo nei pasticci con richieste di denaro altre iniziative artistiche (per esempio il festival l’Architasto) che rischiano anche loro di dover chiudere bottega. Sono quattro soldi, intendiamoci, ma quando la borsa è vuota del tutto diventano comunque troppi. E qui il fatto è forse ancora più grave, perché le istituzioni civili siamo noi, tutti, quindi la responsabilità è di noi, tutti, mentre si può anche dire, tirando un po’ la corda, che la chiesa non ci rappresenta al cento per cento. Il risultato è che comunque ci rimettono gli artisti, e ancora di più noi pubblico, perché stiamo perdendo la cultura.

E non diamo retta agli sciocchi quando dicono che la cultura non si mangia. Forse non si infila direttamente nello stomaco, ma è certo il migliore condimento per dare gusto alla vita.

L’archivio del Cavalier Serpente, o meglio la covata di tutte le sue uova avvelenate, sta al caldo nel nostro blog. Per andare a visitarlo basta un click su questo link: http://blog.libero.it/torossi