All’università di Bergamo si insegna a dare ai genii un didattica “adeguata”
31 Luglio 2011
Finalmente una nuova figura professionale entra nel mondo della scuola, docenti preparati a formare gli insegnanti perché riconoscano gli alunni particolarmente dotati a livello intellettivo e sappiano realizzare una didattica adeguata a loro. All’università di Bergamo si svolgerà il corso di perfezionamento istituito dal ministero della pubblica istruzione, primo in Italia e in Europa, diretto da Giuseppe Bertagna, direttore del centro di Ateneo per la qualità dell’ insegnamento e dell’apprendimento.
Questo è un passo fondamentale per dare pari opportunità a tutti quei ragazzi che spesso nella scuola si perdono tanto quanto quelli che hanno difficoltà; poiché entrambi non riconosciuti nella loro specificità. Quindi, insieme alla legge che ha riconosciuto i DSA, disturbi specifici di apprendimento, questa iniziativa sottolinea l’apertura del mondo della scuola al riconoscimento delle differenze individuali. Questo rappresenta un grande cambiamento poiché non lascia più al caso la possibilità che le differenze degli alunni siano capite e accolte con didattiche e comportamenti adeguati, ma impone agli insegnanti questo modello.
Non si potrà più prescindere, almeno lo speriamo, da quello che un alunno è. Si dovranno capire le differenti modalità di apprendimento dei ragazzi e si dovrà essere capaci di cogliere le differenti capacità intellettive degli alunni per far si che tutti possano avere le giuste e adeguate opportunità. Finalmente non si avranno più, si spera, ragazzi annoiati e frustrati da una didattica unica ed uniforme che mortifica i ritmi e le diversità di apprendere. Spesso la didattica praticata nelle scuole risponde solo casualmente a qualche alunno della classe che diviene il paradigma sul quale tarare tutti gli interventi senza tener conto degli altri ragazzi.
Gli alunni super dotati se non compresi si annoiano e poi disturbano. Finiscono spesso per essere segnalati allo psicologo come ragazzi con difficoltà relazionali. Peccato che spesso non si è capito che quei ragazzi avevano la famosa “marcia in più,” che non capita finisce per essere un problema e non un vantaggio. Una situazione paradossale finalmente compresa. La solitudine e l’incomprensione nell’età evolutiva possono evolvere in depressioni e disturbi del carattere. Se non si è capiti e compresi è facile essere distratti, annoiati e dare il peggio di sé in classe. Queste intelligenze se non vengono valorizzate e favorite nella scuola non solo degenerano in depressioni ma anche in disturbi del comportamento.
Non sentirsi adeguati e compresi significa per molti mettere in scena comportamenti aggressivi o depressivi con i quali ci si allontana irrimediabilmente dal mondo dei pari con gravi danni sul piano relazionale, difficilmente colmabili. Questi ragazzi non capiti sviluppano un forte senso di inadeguatezza che li fa addirittura dubitare della loro intelligenza. A volte pensano di essere meno degli altri e soffrono moltissimo. In particolar modo il danno si crea per gli alunni che non hanno famiglie alle spalle che possono aiutarli a colmare le lacune della scuola e a renderli consapevoli della loro diversità. Per questi super dotati la scuola diviene un incubo poiché è il luogo del confronto, dell’approccio alla conoscenza e avendo loro, codici e modelli diversi, non si possono confrontare e non riescono a condividere i loro modi di apprendere poiché sconosciuti anche ai docenti.
Questi bambini e ragazzi ad alto potenziale spesso si appiattiscono, rinunciano e vanno anche male a scuola. Se l’intelligenza non viene coltivata dà luogo ad introversione e senso di sconfitta. L’intelligenza non è immutabile, scontata, se non potenziata e umiliata si disperde. C’è così una grande perdita ed anche una violazione dei diritti dei bambini che non riconosciuti nella loro individualità non hanno avuto sino ad oggi grandi alternative nella scuola. L’alternativa all’isolamento è ad oggi uniformarsi e rinnegare la diversità pur di non essere considerati fuori dal coro e restare soli. Purtroppo i disagi dell’apprendimento sono stati visti sempre e solo come mancanza e non come possibilità di avere codici diversi, di andare oltre, vedere altro e vedere prima, per poi perseguire strade differenti.
Questa cecità rispetto ai super dotati che non vanno bene a scuola ha alimentato anche la dispersione scolastica oltre che ingrossato inutilmente le file dagli psicologi.