“Almagate”, l’espulsione ci stava eccome
15 Luglio 2013
Il caso Shalabayeva entra nel vivo. Il capo della Polizia Pansa sta lavorando con il suo staff alla relazione con i chiarimenti sulla vicenda. L’impressione è che cadranno delle teste. Il ministro dell’interno, Alfano, è sotto assedio delle opposizioni, M5S-Sel hanno presentato la mozione di sfiducia. In settimana, Alfano dovrebbe riferire in Parlamento. Palazzo Grazioli con una nota smentice il presunto incontro tra Berlusconi e il leader kazako Nazarbayev avvenuto in Sardegna. La Farnesina cerca di smarcarsi. E la rivista cattolica Famiglia Cristiana si mette in coda tra chi vorrebbe Alfano e Bonino dimissionati.
M5S e Vendola cercano strumentalmente di complicare la vita al Governo e al ministro del Pdl: secondo il capogruppo 5 Stelle alla Camera Nuti, quella che alla fine di maggio "deportò" la signora Ablyazov è una "polizia parallela" che agiva "a propria discrezione e all’insaputa dei vertici". Si attende che qualche testa casa, nelle forze dell’ordine o ai piani alti del ministero dell’Interno.
Fatto sta che dal decreto di espulsione del 29 maggio sottoscritto dal viceprefetto e dalla questura di Roma emerge chiaramente che l’Italia non è venuta meno a nessuna legge espellendo la signora Shalabayeva. La moglie dell’oligarca russo uccel di bosco dopo la fine del suo esilio in Gran Bretagna, presunto martire della libertà e profugo politico che in realtà viene accusato di malversazioni bancarie in patria per milioni di dollari. Quando le forze dell’ordine fecero irruzione nella villa a Casalpalocco, a Roma, Shalabayeva era "clandestina" in Italia già da un anno, in fuga dalla Gran Bretagna.
Aveva un passaporto diplomatico che al meno al momento del fermo appariva contraffatto e non sussistevano le condizioni per darle un permesso di soggiorno per motivi umanitari; d’altra parte lei stessa dice agli agenti di "non voler tornare" in Kazakistan ma chiede asilo politico solo quando ormai si trova nel Cie, prima di essere consegnata ai diplomatici kazaki. Secondo prefettura e questura, c’è il pericolo che possa sottrarsi al rimpatrio se le fosse stata concessa la possibilità di un rientro volontario. Da qui la decisione dell’espulsione poi revocata da Letta e che tanto ha fatto discutere.
In realtà gli estremi per espellere la donna c’erano tutti, ma resta il "giallo" dell’aereo noleggiato dai kazaki per riportarla indietro più velocemente possibile. E’ questo il punto più delicato su cui dovranno fornire chiarimenti il ministro Alfano e il capo della Polizia. Ad ogni modo, dal Kazakistan fanno sapere che la donna e sua figlia non sono agli arresti né tantomeno in pericolo di vita, come va dicendo Ablyazov. La donna risiede in famiglia anche se è sotto indagine per aver prodotto documenti falsi e non tornerà quindi in Italia.