
Alto Adige-Südtirol: non scherziamo col fuoco

14 Ottobre 2019
Fino al 1918, un Secolo fa, Bolzano, Merano, Bressanone, Fiume, Pola, Zara, Sebenico, Spalato, Ragusa, facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico.
Dopo lo smembramento dell’Impero, alcune di queste città e i loro territori furono annessi all’Italia ed altro come Sebenico, Spalato e Ragusa al neonato regno dei Serbi, Sloveni e Croati poi Jugoslavia.
Da cent’anni ormai in Alto Adige-Sud Tirol ai tradizionali nomi tedeschi si sono affiancati quelli italiani, così come soltanto da settantaquattro anni la toponomastica slovena e croata ha totalmente sostituito, cancellandola, quella italiana anche nelle località abitate da secoli da italiani istriani e dalmati e che anche durante l’Impero Austro-Ungarico avevano avuto soltanto il nome italiano.
Fortunatamente, dopo l’entrata in Europa di Slovenia e Croazia, anche se molto timidamente, a Fiume, in Istria, a Zara e laddove sono rimaste minoranze italiane, al nome croato o sloveno viene affiancato quello tradizionale e storico italiano.
Non riesco neanche ad immaginare quali reazioni potrebbe suscitare in Slovenia e Croazia una eventuale richiesta dell’unione degli italiani di quelle terre non di aggiungere il tradizionale nome italiano a quelli slavi ma addirittura di cancellare questi ultimi perché imposti con la forza nel 1945.
Poiché ormai siamo tutti abitanti di una casa comune, l’Unione Europea, è proprio così difficile prendere atto che le appartenenze statuali determinate dalla prima e dalla seconda guerra mondiale non possono e non debbono essere messe in discussione, mentre le minoranze rimaste da una parte e dall’altra dei confini, sempre più amministrativi e meno politici, debbono avere uguali tutela e rispetto?
Per questi motivi la decisione della Volkspartei e gli altri partiti di lingua tedesca dell’Alto Adige-Sud Tirol non è soltanto un errore, ma una macroscopica forzatura di chi non si rende conto delle tragedie causate dai nazionalismi nel Secolo scorso e dei pericoli a cui si va incontro quando si pensa di scherzare col fuoco senza scottarsi.