Altro che prati verdi, il ragazzo della via Gluck sognava i verdoni
30 Gennaio 2012
La “Celenovela” sembra essere finalmente giunta all’ultima puntata. Dopo giorni di sfiancanti tira e molla, di frivolezze, e di vari “vediamo, chissà, valutiamo, forse” è arrivato, grazie a Dio, il ‘sì’ dalla Rai. Celentano sarà a Sanremo. Noi tiriamo tutti un sospiro di sollievo visto che non dovremo più sorbirci nuovi colpi di scena in questa tormentata quanto noiosissima ‘love story’ e lui si metterà in tasca un bel gruzzolo.
Ma le condizioni poste dal corteggiatissimo cantautore sono degne della più ricercata delle popstar del momento o dell’ultimo grande filosofo vivente. Il nostro ragazzo della via Gluck si beccherà non “24.000 baci” ma sonori 300.000 euro a puntata per un massimo di 750mila, se dovesse apparire sul palco dell’Ariston per tre giorni. Che – se la matematica non è un’opinione -, contando i 75 minuti in tutto di performance, fanno 10.000 euro al minuto. Ma non finisce qui. Adriano ha preteso che durante il suo show sanremese non ci debbano essere spot pubblicitari. Alla faccia della crisi, verrebbe da dire.
Soprattutto verrebbe da domandarsi: dov’è finito quel mondo fatto di verde, di ragazzini che giocano a calcio a piedi nudi e di abitudini semplici di cui ha cantilenato per 45 anni e quale coerenza ci sia con la sua lotta alla deriva sociale della modernità e al vil denaro in virtù dei valori genuini dell’esistenza decretando “Rock” o “Lento” questo o quel personaggio pubblico? E non ci sembra coerente neppure l’ultima intervista rilasciata dal Molleggiato a Maurizio Cattelan per l’edizione tedesca di Interview, in cui ribadisce le sue umili origini (“Sono figlio di emigranti, poveri, onesti e allegri”) e afferma, manco avesse mai indossato una tuta da operaio: “Come potrei io, con la mia storia familiare e personale, essere contro gli scioperi, l’unica arma democratica per far rispettare i diritti delle persone più deboli e dar loro voce e visibilità”.
Delle frasi che, dimenticando per un attimo i capricci da superstar e il compenso da capogiro che riceverà tra due settimane, farebbero venire i lacrimoni agli occhi per quanto sembrano sofferte e condivise. Invece, a onor del vero, in tempi di rigore, equità e restrizioni in cui la parola d’ordine stampata nelle menti degli italiani è ‘sacrifici per tutti’, i suoi monologhi (o sproloqui) che inneggiano alla frugalità e alla semplicità di una volta ci sembrano solo canzonette.