Altro che punto debole, il Pdl incassa voti soprattutto al Sud

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Altro che punto debole, il Pdl incassa voti soprattutto al Sud

09 Giugno 2009

Ma non avevamo un governo "nemico" del Sud? Ma Berlusconi non era una sorta di Robin Hood al contrario, che rubava ai poveri del Meridione per donare ai ricchi dell’opulenta Padania? Ma il centrodestra, tenuto al guinzaglio dalla Lega, non stava lavorando contro il nostro Mezzogiorno? I risultati della tornata elettorale amministrativa fanno giustizia delle più grossolane mistificazioni propagandistiche e dei più vieti slogan sfoderati ad ogni occasione, non soltanto in prossimità delle urne, dal Pd e dai suoi chiassosi compagni di strada dipietristi. Proprio dal Sud, infatti, giungono grandi soddisfazioni e successi indiscutibili per il Popolo della Libertà. E in prima linea c’è la Campania. Quella che, ormai da vari lustri a questa parte, era la regione più "rossa" dell’Italia del Sud diventa clamorosamente quanto perentoriamente la cartina al tornasole dei bluff tentati dal centrosinistra in un anno di opposizione, oltre che il simbolo di una volontà della gente di continuare a voltare pagina sul territorio e di ribadire sul piano nazionale la fiducia concessa a Berlusconi, al suo esecutivo e alla coalizione che lo sostiene.

La matematica, almeno quella, non è un’opinione e non è suscettibile di cervellotiche elucubrazioni tendenti a falsare il senso della realtà politica e delle conseguenti valutazioni. Ebbene, in Campania le cifre parlano da sole. E i fatti hanno la testa dura, più che altrove. In tutte e tre le province chiamate al voto, si è registrato fin dal primo turno un cambio della guardia che non è azzardato definire eclatante e in qualche caso perfino "storico". Alla Provincia di Napoli il Pdl stravince con Luigi Cesaro, che raccoglie il 58,28% dei voti e si prende il lusso di battere con oltre 23 punti di vantaggio l’ex ministro Nicolais: era da tempo, troppo tempo, che il centrodestra non si aggiudicava una sfida elettorale amministrativa di questo rilievo sul territorio partenopeo. E ad Avellino è la prima volta in assoluto che un uomo del centrodestra conquista Palazzo Caracciolo, sede dell’Amministrazione Provinciale: Cosimo Sibilia (esponente della prima ora di Forza Italia) ottiene un risultato record con il 57,97% dei suffragi contro il misero 33,33% della presidente uscente, l’ex parlamentare diessina Alberta De Simone. Exploit tanto più significativo se si pensa che quest’ultima, nel 2004, aveva prevalso al primo turno con il 68% circa dei voti. Anche a Salerno partita chiusa subito, senza la necessità di fare ricorso al ballottaggio. Edmondo Cirielli sbanca e spodesta Angelo Villani: 55,66% per il neo-presidente contro il 43,78% del suo predecessore.

Dalla Campania, insomma, emerge un verdetto di enorme portata e di straordinarie dimensioni, che premia e incoraggia il Pdl. Un responso, peraltro, che si inquadra nel contesto del già più che significativo e confortante esito delle Europee nella circoscrizione meridionale, dove il partito di centrodestra aveva superato la soglia del 40% a fronte di un assai modesto 22% del Pd. Qualcuno, a proposito di questa tornata elettorale amministrativa, ha parlato di "rivincita" del Popolo della Libertà. Il termine, in realtà, appare probabilmente improprio. Una rivincita, infatti, deve per sua natura essere preceduta da una sconfitta. E certamente non può essere etichettato come tale il risultato globale di Berlusconi e del suo partito alle Europee, che hanno fatto registrare tutt’al più una delusione rispetto all’attesa di un boom e di traguardi rivelatisi eccessivi alla prova dei fatti e soprattutto alla luce di un astensionismo troppo marcato.

Difficile, per chiudere, dare torto al ministro Carfagna quando dice che "in Campania è iniziata la liberazione dal vecchio potere della sinistra". Il bassolinismo è sempre più agli sgoccioli, su questo non ci piove. I fatti testimoniano che si sta rivelando a dir poco sbagliata la mossa del "governatore", che ha sempre rifiutato l’idea di farsi da parte, probabilmente nella speranza che con il trascorrere del tempo si appannasse la memoria dei cittadini e si disperdessero i miasmi della spazzatura che invadeva le strade prima del ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi. E sempre più miope e debole appare l’atteggiamento del Partito Democratico, che non ha mai saputo o voluto "pretendere" le dimissioni del tandem Bassolino-Iervolino. Ora, però, il centrodestra è chiamato alla scommessa più difficile. Nessuno può far finta di dimenticare che i più recenti exploit campani sono anche il frutto di un sofferto accordo con l’Udc, che non pochi (a cominciare da chi scrive) avevano accolto senza entusiasmi, soprattutto in considerazione del fatto che da queste parti Udc significa prevalentemente De Mita. E allora, se davvero si vuole una Campania nuova e una Campania-laboratorio, occorre lavorare per ottenere due risposte nel prossimo futuro. La prima: un atteggiamento, in generale, più chiaro e meno oscillante del partito di Casini. La seconda: dimostrando con i fatti che dall’intesa con l’Udc è realmente scaturita un’alleanza politico-programmatica e non un mero cartello elettorale. Ora, in altri termini, si apre un’altra sfida: quella della credibilità di governo, anche a livello locale.