Amato attacca la Chiesa: non fa abbastanza per l’integrazione
11 Luglio 2007
di redazione
“Sono in troppi anche in Italia a respingere l’Islam in nome dell’identita’ cristiana, mentre anche le parrocchie dovrebbero discutere al loro interno e operare per l’integrazione”. Ad affermarlo con conviznione è il ministro dell’Interno Giuliano Amato, che oggi ha introdotto il convegno su ‘Islam e integrazione: iniziative e esperienze in Italia e nei Paesi Bassi’ organizzato a Roma dallo stesso ministero insieme all’ambasciata olandese.
“Sono troppi i miei concittadini – ha continuato il Ministro – che in nome dei valori cristiani respingono gli altri”. “Se puo’ essere giusto porre attenzione agli embrioni”, ha proseguito, “non è giusto respingere persone già nate quando entrano civilmente nel nostro paese”.
Secondo Amato, seduto accanto al ministro dell’integrazione olandese Ella Vogelaar il processo per l’integrazione è un lavoro comune, che deve vedere impegnati non soltanto gli immigrati ma anche gli “indigeni” delle società che li accolgono. “Sarei felice se nelle parrocchie – ha auspicato Amato – ci si assumesse l’impegno di discutere anche di questi temi”.
Soffermandosi sulla carta dei valori della cittadinanza voluta dal suo stesso ministero, Amato ha sottolineato come sia stato ‘dettato proprio dalle donne musulmane’ quel passaggio in cui si esclude il velo integrale in quanto offende la dignita’ della donna e le impedisce i rapporti con gli altri.
“La carta – ha evidenziato – non riflette i principi di un establishment italiano, ma riflette quelli della costituzione che vanno letti e analizzati attraverso il dialogo’