Ambiente. Stilato rapporto “Ecomafia 2009” di Legambiente

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Ambiente. Stilato rapporto “Ecomafia 2009” di Legambiente

05 Maggio 2009

Il traffico dei reati contro l’ambiente non sembra risentire del clima di crisi che si respira nel mondo. Il giro di affari, stimato su base annuale, è di 20,5 miliardi di euro.

Legambiente ha stilato il rapporto "Ecomafia 2009" e i numeri sono impressionanti. Circa 71 reati al giorno, il 48% dei quali commessi nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Dal dossier appare chiaro che il trend si sta spostando alle aggressioni al patrimonio culturale, al racket degli animali e delle agromafie. In termini assoluti diminuiscono di numero i reati ambientali passando da 30.124 a 25.766.

Sembra migliorare anche l’apporto delle forze dell’ordine,che incrementano gli arresti e i sequestri. Secondo il responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, Sebastiano Venneri, "contro chi avvelena l’ambiente è necessario mettere in campo tutti gli strumenti possibili" come ad esempio inserire gli eco-reati nel codice penale e "utilizzare le intercettazioni telefoniche".

Sono molteplici le sfaccettature che compongono il malaffare ambientale. Prima fra tutte la bega rifiuti: Il 2008 ha visto partire 25 inchieste che, globalemente rguardavano un giro di affari di 7 miliardi di euro e oltre 31 milioni le tonnellate di rifiuti gestiti in modo illecito. Potrà sembrare scontato ma la regione italiana maggiormente interessata dal fenomeno è la Campania, con circa 2.500 siti da bonificare e 13 milioni di tonnellate di rifiuti smaltiti illegalmente negli ultimi tre anni.

Molto vasto da un punto di vista numerico anche l’abusivismo edilizio. Sono ben 28.000 le nuove unità illegali sparse in tutto il paese. La regione più colpita rimane la Campania con 1.267 infrazioni accertate e 1.685 persone denunciate.

Purtroppo, come spesso avviene, chi non può difendersi viene coinvolto nei traffici. E’ così che le zoomafie raggiungono i 3 miliardi di euro di fatturato. Si va dai combattimenti tra cani alle corse clandestine di cavalli, passando per la vendita illegale dei cuccioli e la pesca di frodo. Infine, molto remuerativa è il commercio internazionale delle specie protette, con 7-8 miliardi di euro di solo mercato illegale.

La archeomafia registra 1.031 i furti accertati, con un lieve calo rispetto al 2007 . Questa volta il triste primato va al Lazio, seguito da Lombardia, Toscana, Piemonte e Campania. Aumentano i furti nei musei ma pure le persone denunciate. Sono i privati i soggetti più colpiti dai furti di beni culturali, con 472 casi, seguiti dalle chiese.

Sono state proposte alcune soluzioni al variegato problema. La più interessante prevede la costituzione di "un osservatorio nazionale che potrebbe lavorare all’interno della procura antimafia", come ha proposto il procuratore Pietro Grasso, e dall’utilizzo delle intercettazioni anche per quanto riguarda gli eco-reati. Per una volta maggioranza e opposizione sono d’accordo nell’introdurre una normativa più rigida per combattere la criminalità organizzata.

Così, nel giorno in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive al presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dozza, evidenziando "la capacità di penetrazione delle organizzazioni delinquenziali" ma sottolineando anche "con soddisfazione che il quadro dei risultati delle attività di prevenzione e repressione evidenzia un crescente coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali impegnati nella tutela delle risorse ambientali", il presidente della commissione sul ciclo dei rifiuti, Gaetano Pecorella, annuncia che la maggioranza "ha intenzione di presentare un emendamento sulla legge sulle intercettazioni per fare in modo che questo strumento possa essere utilizzato anche nella lotta ai reati ambientali".

Favorevoli all’utilizzo delle intercettazioni anche l’ esponente dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quale però "è necessario introdurre nel nostro codice la fattispecie del reato ambientale" e il presidente del Copasir Francesco Rutelli, che per fermare il "business della criminalità" invita il Parlamento "a rafforzare le sanzioni contro i crimini ambientali con un’azione bipartisan senza ambiguità". Ipotesi condivisa anche dall’esponente del Pd, Ermete Realacci, che però  avverte che se il decreto sicurezza in discussione in questi giorni alla Camera non venisse modificato il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche "escluderebbe i reati ambientali".

Un’attenzione al contrasto dell’ecomafia evidenziata anche dalla presenza, nella sede di Legambiente, del direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia), generale di divisione dei Carabinieri, Antonio Girone.

Tentando di fare un bilancio delle attività svolte negli ultimi anni si può essere ottimisti, contando su una sempre più diffusa cultura della legalità, che si va formando in tutta la penisola, volta a infrangere quel muro di omertà mafiosa che per decenni ha impedito una lotta seria e sistematica.