Amministrative al via.  E a Veltroni sale la febbre della vigilia

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Amministrative al via. E a Veltroni sale la febbre della vigilia

24 Maggio 2007

A pochi giorni dal voto, col conto alla rovescia inesorabilmente vicino alla scadenza, i temi dell’agenda politica appaiono ormai ben delineati. Il governo, da una parte, cerca di tappare le falle e annuncia (invano) nuovi “tesoretti” per placare le categorie in rivolta, ma poi litiga con l’ala sinistra della coalizione, esclusa dai vertici convocati per fissare le “priorità” in vista della spartizione delle risorse. Il centrodestra, sull’opposta sponda, ad ogni passo falso dell’Unione rincara la dose, con Silvio Berlusconi che da un capo all’altro dello Stivale sprona i dodici milioni di elettori a mandare forte e chiaro un “segnale di fine corsa” per giungere alla conclusione anticipata della legislatura.

I tour elettorali dei leader si fanno febbrili, e verso ogni comunità locale, che sia la “roccaforte rossa” del centro-nord  o il settentrione delle piccole imprese, l’ex “feudo bianco” del centro Italia o il Mezzogiorno in attesa di rilancio, arriva la vigorosa esortazione a far partire l’inversione di rotta. Un pericolo evidentemente ben chiaro a Walter Veltroni, che nella sua (ir)resistibile ascesa verso la leadership del Partito democratico sente forse mancare la terra sotto i piedi, e teme l’effetto-domino del tornado in arrivo dalle urne: “E’ un voto solo amministrativo – s’è affrettato a precisare in questi giorni il sindaco di Roma -. Se c’è una cosa che bisogna affermare è proprio questa, per il rispetto degli elettori. Non si può dire loro che si vota per una cosa diversa da quella per la quale realmente si vota”.

Forse è un po’ agitato%2C il buon Veltroni. C’è da capirlo, ora che anche il “Ciarra”, al secolo Giuseppe Ciarrapico, nonostante i ripetuti endorsement a favore di Goffredo Bettini e del nascente Pd, sembra aver deciso di far comprendere ai lettori dei suoi numerosi quotidiani locali di che pasta sia fatto il primo cittadino della Capitale. Il punto – è la domanda sottintesa – è se l’abbiano ben compreso i partiti dell’opposizione capitolina.

L’affondo – l’ennesimo di una lunga serie di attacchi al vetriolo contro la Cdl e in particolare contro An (“morirò con la camicia nera ma non sopporto i rinnegati”, risponde il Ciarra a chi gli chiede conto della sua parabola dal Msi a Bettini) – è comparso a firma di Elisabetta Aniballi sulla prima pagina di “Ciociaria Oggi” (uno dei giornali dell’ex re delle acque minerali), a pochi giorni da un voto che nel Lazio riguarderà tre capoluoghi (Latina, Frosinone e Rieti) e cittadine strategiche e assai popolate come Civitavecchia (dove il candidato della Cdl è sostenuto anche da Udeur e Italia dei Valori).

Il pretesto è il patto per la sicurezza sottoscritto di recente da Veltroni e dal ministro Amato, che prevede fra l’altro il trasferimento fuori città dei campi nomadi, con grande plauso della destra che rivendica a sé la primogenitura dell’idea. Dove finiranno i nomadi?, si chiede il quotidiano del “Ciarra”. “Fuori dalla capitale”, è la risposta, dunque – si teme – nelle altre province del Lazio e in quell’hinterland romano che “già paga un prezzo altissimo al veltronismo” e dove “la destra mantiene, se non accresce, i propri consensi”, lungi dal poter ambire nel breve periodo a conquistare una Roma “strutturata sui bisogni di un centrosinistra capitolino che si è fatto partito nazionale (il Pd)”.

La contrapposizione frontale, dunque, è fra una sinistra che coltiva il suo feudo (e Veltroni, aggiungiamo noi, che si tiene stretto il suo strategico trampolino di lancio), e una destra che secondo questa cruda analisi avrebbe fatto meglio, invece di battere le mani al sindaco e al massimo accusarlo di plagio di idee, a difendere anche gli interessi del suo bacino elettorale al di fuori del grande raccordo anulare. Sarà vero? A destra, e in particolare fra le file di Alleanza nazionale, interpretano gli attacchi dei giornali di Ciarrapico come la conseguenza della conquista da parte della sinistra del governo della Regione Lazio, dunque della gestione del comparto sanitario in cui l’imprenditore è molto attivo. L’interessato naturalmente smentisce. C’è chi parla del desiderio (non soddisfatto) di un posto in lista alle ultime elezioni politiche. Ma di più non è dato sapere.

Di certo, che aria tira lo scopriremo domenica e lunedì. Gli animi sono surriscaldati: il centrodestra a Latina è determinato a difendere la sua “roccaforte nera” nonostante la fuoriuscita da An di Fabrizio Cirilli, super-votato alle regionali del 2005 ed ora candidato sindaco col sostegno dell’Udeur. Frosinone cinque anni fa ha votato un primo cittadino di sinistra e un consiglio comunale di destra, ed ora gioca una partita all’ultimo voto. A  Rieti Vincenzo Petrone, alias Klaus Mondrian, “delfino” di Vladimir Luxuria, è sceso in campo col Partito comunista dei lavoratori, e la lista ulivista, con una forte componente mussiana, aveva aperto la campagna elettorale litigando già sull’assetto dei futuri gruppi consiliari.

Ad agitare le acque nei capoluoghi del Lazio mancava solo l’aspra contesa per la localizzazione del futuro terzo aeroporto della regione in vista della chiusura di Ciampino al traffico low cost e dunque della necessità di dirottare altrove i voli. Un’operazione di elevato spessore, che sulla destinazione prescelta attirerà ingenti capitali e forti investimenti infrastrutturali. Ogni decisione è rimandata a dopo le elezioni; per il momento i contendenti – Frosinone, Viterbo e Latina – spendono le carte a loro favore: la “rossa” Frosinone punta sui collegamenti autostradali e ferroviari con Roma; Viterbo ha dalla sua l’ubicazione a nord della Capitale, il che consentirebbe di non interferire col traffico aereo di Fiumicino; la “nera” Latina avrebbe le carte in regola, e strutture già avviate, ma c’è chi parla di possibili problemi di “convivenza” con la scuola di volo dell’Aeronautica militare già presente nel capoluogo pontino. Sta di fatto che Francesco Scalia (presidente della Provincia di Frosinone nonché della Margherita laziale) continua a sembrare ottimista, spalleggiato dalle esternazioni di Pierluigi Di Palma, responsabile dell’ufficio di rappresentanza Enac-Enav presso le istituzioni comunitarie, già noto in Ciociaria come vice di Marrazzo nella discussa gestione commissariale della crisi nella Valle del Sacco, che ha portato all’abbattimento di migliaia di capi di bestiame.

La verità la sapremo solo dopo il voto. Già, perché nonostante l’ottimismo di Scalia e compagni, a Frosinone c’è chi continua a ritenere che i voli low cost non arriveranno mai. Ma intanto, in campagna elettorale, fa sempre bene sostenere il contrario.