An azzoppata guarda in disparte a Destra
13 Novembre 2007
di Guido Forte
All’indomani della nascita ufficiale de “La Destra”, il movimento lanciato da Francesco Storace, in An bocche cucite e teste a terra. Evitare polemiche, dichiarazioni ed analisi ad alta voce. E se possibile deviare l’attenzione su altro. Ma anche con queste misure è difficile riuscire a dare un’immagine diversa del partito. A via della Scrofa si respira aria pesante.
Gli sguardi che si incrociano sono quelli di chi si interroga sul da farsi e sa che quello che in questo momento sta vivendo il partito è il momento più delicato. Non solo per l’uscita di Daniela Santachè, l’ultima che ha deciso di abbandonare i lidi finiani ed approdare sul nuovo mondo storaciano ma perché il progetto politico di un partito a destra di An si sta dimostrando fattibile. Certo i programmi e le idee rimangono ancora nebulosi alternando momenti di puro reducismo in stile Msi ad iniziative più concrete e capaci di intercettare il consenso della gente. Sta però il fatto che la tracimazione da An continua. L’abbandono di quella che solo due anni fa era relatrice di maggioranza per la Legge Finanziaria è un fatto che non può non fare rumore.
E stavolta il ritornello tante volte suonato per minimizzare gli “acquisti” di Storace, “solo reduci”, non funziona. A sbattere la porta è stata una dirigente di primo peso in An e che fino a poco tempo fa era in prima fila nello stato maggiore del partito. E non sarà l’ultima, perché le voci dicono che altri dirigenti starebbero guardando con interesse le mosse dell’ex governatore.
Sia chiaro “La Destra” rimane ancora un fenomeno prettamente romano-centrico ma questo non esclude che non abbia un peso politico. Come si sa la politica e le scelte si fanno a Roma. Da qui la considerazione che con Storace si dovrà trattare e lavorare per il futuro. Lo ha capito Berlusconi che non a caso non si è limitato a mandare un messaggio, come accaduto in altre conferenze di partiti minori, ma ha deciso di presenziarvi personalmente.
Un atto che ha un significato ben preciso e che suona come un messaggio a Fini ormai non più l’unico interlocutore a destra. Inoltre qualcuno sussurra, malignamente, che questa è stata anche la conferma che dietro l’ex governatore c’è proprio Berlusconi. Un’operazione fatta per indebolire An e azzoppare qualsiasi velleità di successione del suo capo, Gianfranco Fini. Uno Storace che rosicchia consensi ad un partito che ormai è storicamente e cronicamente fermo al 12 per cento come An, lo manderebbe sotto la quota dieci per cento e di conseguenza metterebbe in soffitta ogni sogno di successione. In effetti qualcosa di vero c’è se poi si considera pure che all’ex premier non piacciono le autocandidature e che in casa propria preferisce sempre fare a modo suo. Sarà lui a decidere modi e tempi di ricambio al vertice della Casa delle Libertà.
Ce ne è di cui preoccuparsi per lo stato maggiore di An che dal canto suo è tornato a dividersi in correnti. Il partito si “balcanizza” nuovamente e prepara anche nuove componenti come quella “Progetto popolare” che fa capo all’ex presidente della Provincia di Roma, Silvano Moffa, accompagnato dall’ex sottosegretario al Lavoro, Pasquale Viespoli a cui hanno già aderito o sono in procinto di farlo il deputato pugliese Ugo Lisi ed i senatori Antonio Pepe e Giuseppe Valentino. Una novità nel panorama correntizio e che rischia soprattutto di indebolire Destra Protagonista (Gasparri e La Russa) e Destra Sociale (Alemanno) rafforzando invece le posizioni di Altero Matteoli, quello che molti vedono come il prossimo segretario del partito.
Uno sguardo al passato, come già altre volte è successo con Fini, che risponde all’ennesimo tentativo del leader di nascondere la debolezza del partito spartendo il potere tra i “colonnelli”. Una strategia già usata e che risponde alla tecnica del “divide et impera”. In effetti la mossa non sembra aver riscontrato il favore di molti dirigenti soprattutto di chi ricorda ancora le parole di Fini, non più tardi di due anni fa, che tacciava le correnti di “cancrena”. Ma da allora molta acqua ne è passata sotto i ponti e di fronte ad uno Storace che “divora” ex dirigenti non si può tanto sottilizzare, anche se si tratta di far ripiombare il partito nelle mani delle componenti.