Ance: in 5 anni tassazione sulla casa incrementata del 111%
07 Ottobre 2015
di redazione
Dal 2008 al 2013 c’è stato un incremento della tassazione sulla casa del 111%. Nel 2014 c’è stato un ulteriore incremento del 9,8% rispetto al 2013, ovvero 3,8 miliardi di euro in più. E l’Italia è nella classifica Ocse il terzo Paese per le tasse sugli immobili. Lo dice il vicedirettore generale dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), Antonio Gennari, durante un’audizione sulla tassazione sulla casa in commissione Finanze della Camera.
Il vicedirettore generale ha, inoltre, sottolineato che “l’aumento del gettito nel 2014, rispetto al 2011, è da attribuire all’incremento della tassazione sul possesso degli immobili che, passa da 9,8 miliardi di euro del 2011 (Ici) a 23,89 miliardi di euro del 2014 (Imu+Tasi), determinando un incremento della pressione fiscale sul possesso del 143,5% in soli tre anni”. E ancora, “nel recente Rapporto 2015 sulla riforma della tassazione nei Paesi dell’Unione europea, la Commissione europea non indica l’Italia tra i Paesi europei che devono trasferire il carico fiscale dalla tassazione sul lavoro alla tassazione sulla proprieta’ immobiliare”.
E’ stato, infine, ricordato che “per tre anni consecutivi (2012-2014) le raccomandazioni in materia di politica di bilancio e di consolidamento fiscale formulate dal Consiglio dell’Unione europea nell’ambito del “semestre europeo” hanno chiesto all’Italia, nonché ad altri 12 Paesi europei, di aumentare il carico fiscale sui beni immobili. Negli ultimi anni, l’Italia ha operato una manovra fiscale sulla casa che non ha uguali in Europa e ha portato il Paese a raggiungere il terzo posto per livello di tassazione sulla proprietà immobiliare nell’Unione europea”. “Di conseguenza – è stato precisato da Ance – nel 2015 le raccomandazioni formulate all’Italia non indicano più la necessità di innalzare il livello di tassazione sugli immobili, ma chiedono l’attuazione della riforma del catasto per garantire la revisione dei valori catastali, ritenuti obsoleti”.
L’Ance ha, infine, prospettato delle proposte per la riforma della tassazione immobiliare: “l’introduzione di un’imposta unica patrimoniale (Imu o Tasi), stabile quanto meno per tre anni ed integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi (“service tax”), con l’ovvia esclusione dei beni prodotti dalle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita) e con l’eliminazione dalla rendita catastale degli immobili produttivi speciali, appartenenti ai gruppi catastali D ed E , dei macchinari, dei congegni, delle attrezzature e degli altri impianti funzionali al processo produttivo”. Si suggerisce, inoltre, di introdurre “a tempo determinato, ad esempio sino al 2018, di un regime fiscale di favore quando si acquistano abitazioni nuove ad alto standard energetico (di classe energetica A e B)”, in “un’ottica di equiparazione fiscale dell’acquisto del “nuovo” (soggetto ad Iva applicata sull’effettivo prezzo di vendita) all’acquisto dell”usato’ (che, invece, sconta l’imposta registro, ad aliquote inferiori applicate sul valore catastale)”, con “l’esenzione triennale dall’Imu, dalla Tasi e dalla futura ‘local tax’”.