Anche a sinistra hanno capito che le elezioni sono inevitabili

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Anche a sinistra hanno capito che le elezioni sono inevitabili

Anche a sinistra hanno capito che le elezioni sono inevitabili

01 Febbraio 2008

Si fa sempre più stretta la strada per Franco Marini. Anche
il secondo giorno ufficiale di consultazioni è passato a Palazzo Giustiniani senza
che si registrasse alcun risultato positivo.

Dopo il “no” di ieri di Clemente Mastella
è arrivato anche quello di Pierferdinando Casini che se da un lato ha tenuto a
spiegare al presidente del Senato di essere d’accordo per una riforma in senso
“tedesco” della legge elettorale, dall’altro ha escluso qualunque possibilità
di “sostenere un governo con le forze del centrosinistra”.

Uno “sfilamento” che certamente peserà come un
macigno sul futuro delle trattative di Marini e che dimostra come la strategia
di trovare una sponda nell’Udc per sostenere il governo stia fallendo. Anche la
stessa “Rosa Bianca” non sembra capace di ribaltare la situazione ed anzi si
sta palesando come un progetto abbastanza effimero.

Le elezioni anticipate sembrano quindi avvicinarsi, come anche lo stesso Casini uscendo da Palazzo
Giustiniani confermava qualche ora fa: “La mia sensazione è questa”. Una
sensazione condivisa anche dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. A dir
la verità l’ex leader di Rifondazione Comunista è da giorni che parla come se
le elezioni fossero scontate, tanto che ai piani alti di Montecitorio si respira
già aria di trasloco. E anche oggi Bertinotti è tornato sull’argomento chiarendo che “la discussione di oggi non è se andare a votare, ma
con quale legge elettorale farlo”. Parole che si sono aggiunte al ragionamento secondo cui “la maggioranza che si è determinata con il voto delle ultime elezioni su
un preciso mandato, con un programma dettagliatamente definito e uno schieramento che lo sosteneva, con la sconfitta registrata
al Senato sul voto di fiducia, è finita”.

Posizione chiara quella dell’ex
segretario di Rifondazione che conferma come a sinistra si guardi ormai alle
urne. Ed i movimenti che si registrano, i contatti tra sinistra radicale e
sinistra democratica indicano che ormai le elezioni sono come ha detto
Bertinotti “inevitabili”.

Da qui l’analisi che stamattina Franco Giordano ha
fatto a Marini spiegandogli che da parte di Rifondazione Comunista c’è la
volontà di sostenere un cammino politico che porti alla formazione di “un
governo in tempi brevissimi, garantendo le elezioni politiche prima dell’estate,
per cambiare la legge elettorale”. Ad essere convinti della necessità di una
riforma elettorale sono anche il Pdci ed i Verdi i quali però, come ha puntualizzato
Pecoraro Scanio, a “partire dalla maggioranza che ha riconfermato la fiducia a
Prodi”. Discriminante di non poco conto e che rischia, insieme ad altre
questioni, di rendere ancora più complicato il lavoro di Marini.

A rimanere,
invece, in secondo piano nei colloqui a Palazzo Giustiniani sarebbe stato il
tema del referendum. Dopo la notizia che in gran segreto il ministro D’Alema
sarebbe stato pronto a gettare la questione referendaria tra le gambe del
centrodestra per dividerlo, l’argomento sembra rimanere ancora in secondo
piano. Almeno per il momento. A tirarlo in ballo oggi sono stati proprio i
referendari incontrando Walter Veltroni ed il suo vice Franceschini.

Dall’incontro sarebbe emersa la volontà del Pd di sostenere un governo anche
solo per lo svolgimento del referendum. Una disponibilità tutta da verificare
visto che questo creerebbe più problemi al centrosinistra che alla CdL, considerando
l’opposizione della sinistra radicale alla celebrazione del referendum. Al
punto che alla fine potrebbe accelerare il ritorno alle urne.

Intanto anche sul
fronte del centrodestra risuonano i tamburi elettorali con Gianfranco Fini che ha
annunciato: “L’idea del tridente va archiviata. Ci saranno due candidati
premier, Berlusconi e Veltroni”. Mentre rivolgendosi a Marini ha profetizzato
che “prenderà atto che non ci sono le condizioni per fare una legge elettorale.
Salirà al Quirinale, rimetterà il mandato e il presidente della Repubblica scioglierà
le Camere”.

E da qui di nuovo la previsione del voto in aprile tra il 6 o il 20
del mese. Questione leadership che però almeno per ora l’Udc non vuole sentirne
parlare preferendo rubricarla ad un incontro specifico e successivo. Per quanto
riguarda l’agenda della crisi domani pausa politica visto che sul taccuino di
Marini sono annotati gli incontri con Confindustria e le parti sociali. Poi
stop domenicale per riprendere lunedì con Forza Italia e Partito Democratico, e
qualora fossero confermate le rispettive posizioni la via per un governo di
riforma elettorale sarebbe segnata.

La strada per il “lupo marsicano” si va
facendo sempre più stretta .