Anche all’estero attaccare il Cav. fa vendere copie e conquistare voti

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Anche all’estero attaccare il Cav. fa vendere copie e conquistare voti

Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi non è molto popolare all’estero. Alla stampa internazionale Berlusconi non piace. Questa non è una sorpresa. Ogni gaffe, intervista o parola fuori dall’ordinario è subito presa e trasformata nell’ennesima storia che non fa altro che confermare l’opinione del primo ministro “buffone”. E tutte le attività, i risultati, le politiche, i successi che Berlusconi ha raggiunto come Presidente del consiglio vengono normalmente ignorati. Una battuta fuori luogo (e ammettiamo che ce ne sono) fa subito notizia. Un discorso importante e significativo (come quello del 25 aprile – che invitiamo a ripescare dal momento che riteniamo sia uno dei migliori degli ultimi anni in Italia) non si vede nemmeno nei trafiletti di pagina 40. Per gli italiani all’estero questa non è una novità. Ci siamo abituati ad essere sulla difensiva. Si cerca sempre di riportare il dibattito sui temi reali, sulle politiche, sulle azioni, sui risultati, sui successi che il presidente del consiglio ha raggiunto, sia in politica interna che quella estera – e pure di questi ce ne sono parecchi. Ma senza successo.

Berlusconi non è un santo. Non è nemmeno un martire. Ma al tempo stesso non sta zitto, non rimane quieto e non è politicamente corretto. E questo alla stampa estera non piace. Alle classi politiche, alle élite, sia di sinistra che, e questo è un po’ una sorpresa, di destra, non piace chi non sta nei confini, chi non è politicamente corretto. Così è più facile e attira più voti criticare Berlusconi. Non è un buon segno per i media esteri, particolarmente quelli anglosassoni, che giustamente si considerano i più oggettivi ed obiettivi. Appena il Presidente Obama apre bocca subito tutti sono in fila a tessere le lodi e dimostrare apprezzamento. Ma questo non dimostra rispetto per Obama. Siamo sicuri che lui vorrebbe più critiche, più sfide, un dibattito serio. Ma i media al momento non sono intellettualmente e moralmente alla sua altezza. L’opposto vale con Berlusconi. Critiche ma nessun apprezzamento. Noi non vogliamo sicofanti, non ci aspettiamo media o giornalisti che pendano dalle labbra dei nostri politici. Ci aspettiamo invece un dibattito serio che si concentri sui temi veri, sulle politiche, sui risultati, sulle differenze di opinioni, sulle filosofie politiche che guidano i diversi partiti e che si riflettono in quello che i partiti e i governi fanno e dicono. È difficile per il pubblico all’estero conoscere veramente Berlusconi e la politica italiana se quello che leggono è sola la sua vita privata.

La nascita del Pdl per esempio non è stata seguita tanto dai media esteri. Ma è importante, è un evento quasi storico all’interno della politica europea. Un partito moderato, liberale, veramente occidentale è nato e si sta preparando a guidare la politica italiana per i prossimi anni. Una tale notizia dovrebbe essere sulle prime pagine dei giornali esteri. Non la vita privata del presidente Berlusconi. Questo ce lo possiamo aspettare dai tabloid come il Sun, ma non dai broadsheets come il Times. Forse è venuto il momento per noi italiani all’estero di cambiare tale mentalità e pregiudizio. Una sfida difficile ma vitale se vogliamo che all’estero si abbia una visione vera e completa del nostro paese, della nostra politica e dei nostri successi.