Anche Fukushima va bene per processare Berlusconi
20 Aprile 2011
di redazione
In un paese normale se il governo che aveva fatto dell’opzione nucleare civile una sua bandiera politica all’improvviso si ricrede e decide di metterci una pietra sopra, l’opposizione anti-nucleare dovrebbe quanto meno festeggiare. In Italia succede il contrario: il consiglio dei ministri cancella con un tratto di penna tutte le norme che avrebbero dovuto consentire la costruzione di 8 centrali atomiche entro il 2020 e l’opposizione con il suo contorno di movimenti ambientalisti, associazioni, popoli viola, sindacati e centri sociali invece di ringraziare s’incazza.
Certo, direte voi, c’era in campo un referendum contro il nucleare già fissato per il 12 e 13 giugno e in questo modo rischia di saltare. Tutti gli anti-nuclearisti d’Italia avrebbero di gran lunga preferito uno scontro campale e una gloriosa vittoria nelle urne referendarie piuttosto che una partita vinta per abbandono di campo dell’avversario. Sarebbe anche questa una posizione un po’ contorta e strumentale – se il risultato raggiunto è lo stesso a che pro scomodare i cittadini e buttare soldi per il referendum – ma le cose stanno molto peggio di così.
L’opposizione anti-nucleare è su tutte le furie perché senza la spinta emotiva di quel referendum, che nelle loro illuminate previsioni avrebbe portato alle urne il popolo bue terrorizzato dal disastro atomico di Fukushima, rischia di saltare il quorum per l’unico referendum che gli sta veramente a cuore: il legittimo impedimento.
Chi volete che vada ai seggi in piena estate per abrogare l’articolo 1 e l’articolo 2 della legge 51 del 2010 che reca disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienze processuali? Si sono detti gli strateghi dell’opposizione. Se ci viene a mancare un po’ di sana paura per il nucleare anche i nostri elettori più affezionati, dopo mesi di manifestazioni, concerti, gazebi e cortei anti-caimano preferiranno starsene al mare piuttosto che impedire al premier di essere legittimamente impedito.
Per questo, nelle loro più riposte speranze antinucleariste, il governo avrebbe dovuto spingere avanti tutta il programma per le nuove centrali, magari raddoppiarlo: perché limitarsi a 8 quando se ne potrebbero fare 16? Meglio se avesse scelto siti sismici e scarse misure di sicurezza e poi affidato il tutto alla gestione della nipponica Tepco.
Allora sì che avremmo avuto le file ai seggi sotto il solleone. E una volta messa la croce contro la minaccia atomica volete che i bravi cittadini, già che ci stanno, non facciano un segnetto anche sul legittimo impedimento? Ecco dunque la grande strategia dei Bersani, dei Vendola, dei Di Pietro e dei loro gruppi di sostegno: Fukushima contro Berlusconi. Seppellire il premier in un sarcofago nucleare una volta per tutte.
Invece il governo ha ancora una volta deluso e quella insperata occasione fornita dal terremoto e dallo tsunami giapponese con i suoi 15.000 morti è svanita. Il presidente del Consiglio ha da ascolto ai dubbi degli scienziati, ai timori dei cittadini, alle perplessità dell’Europa e ha tolto di mezzo il nucleare chissà per quanto. Vittoria del fronte anti-atomo? Trionfo dei paladini delle rinnovabili? Festa per gli ambientalisti e i verdi? Macchè: tutti in lutto e infuriati perché anche stavolta Berlusconi rischia di farla franca e restare a piede libero.