Anche gli Usa censurano Ayaan Hirsi Ali

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Anche gli Usa censurano Ayaan Hirsi Ali

13 Aprile 2014

La Brandeis University di Boston aveva deciso di tributare una laurea honoris causa ad Ayaan Hirsi Ali, una delle intellettuali più note al mondo per battersi contro le violenze sulle donne e non solo nel nome dell’islam, ma una petizione on-line firmata da alcuni accademici liberal e associazioni islamiche, ha fermato tutto. Il motivo naturalmente è che lei parla senza peli sulla lingua dell’islam e del mondo islamico, un po’ come faceva la nostra Oriana Fallaci; è stata tacciata di “islamofobia”, come chiunque si voglia imbavagliare per aver “toccato” la religione islamica.

Così è arrivato questo comunicato dell’università, un comunicato che sa di ipocrisia: “Il nome della signora Hirsi Ali come destinatario di laurea è stato ritirato. Rispettiamo e apprezziamo il suo lavoro per difendere i diritti di donne e bambine in tutto il mondo. Ma non possiamo trascurare alcune delle sue dichiarazioni passate che sono in contrasto con i valori della Brandeis. Ci dispiace di non esserne stati a conoscenza per tempo”.

Le “dichiarazioni passate” di Ayaan Hirsi Ali sono in particolare queste, rilasciate ad una rivista libertaria americana chiamata “Reason”: “Non esiste un islam moderato. Ci sono musulmani passivi, che non seguono le regole dell’islam, ma in realtà c’è un solo islam, definito come sottomissione alla volontà di Dio. Non c’è niente di moderato in questo”. Aggiungendo però che “il problema non è tanto l’islam, il problema è l’Occidente” e la marcia indietro dell’Università Brandeis sul conferirle la laurea honoris causa, ne è una dimostrazione.

Ricordiamo che Ayaan Hirsi Ali è stata sceneggiatrice del celebre cortometraggio “Submission” (2004), sulla condizione delle donne musulmane, costato la vita al regista olandese Theo Van Gogh. Legato al cortometraggio, ha scritto il breve volume “Non sottomessa”, poi i libri autobiografici “Infedele” (2008), “Nomade” (2010) e il romanzo “Se Dio non vuole” (2008).

Lei stessa vive sotto costante minaccia di morte e nel 2006 la sentenza di un giudice della Corte d’appello dell’Aja le ha intimato di cambiare quartiere, perché i suoi vicini la ritenevano troppo pericolosa. Compresa l’aria che tirava, Ayaan ha deciso lasciare i Paesi Bassi, dov’era arrivata dalla Somalia per sfuggire ad un matrimonio combinato, e si è trasferita negli Stati Uniti. Per brevi periodi è tornata in Olanda, ma nell’ottobre 2007 il governo ha deciso che le scorte armate sono garantite solo a chi risiede sul territorio nazionale olandese: un chiaro messaggio per lei, che se fosse ritornata nel Paese dei tulipani, l’avrebbe fatto a suo rischio e pericolo.

In seguito è stata la Danimarca ad offrirle protezione, ma questa donna coraggiosa ha deciso di rimanere in America. Nonostante tutto, nonostante il suo pensiero venga censurato anche lì.