Anche i liberali sconfissero il fascismo ma c’è chi preferisce non raccontarlo

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Anche i liberali sconfissero il fascismo ma c’è chi preferisce non raccontarlo

Anche i liberali sconfissero il fascismo ma c’è chi preferisce non raccontarlo

12 Marzo 2009

Verrà presentato oggi, giovedì 12 marzo alle ore 17.30, presso la Biblioteca del Senato il volume curato da Fabio Grassi Orsini e Gerardo Nicolosi dal titolo “I liberali dall’antifascismo alla Repubblica (1925-1953)”. Intervengono: Dino Cofrancesco, Piero Craveri, Gaetano Quagliariello e Valerio Zanone.

Per lunghi anni, i liberali sono stati una sorta di desaparecidos della storiografia italiana. Più recentemente vi è stato in controtendenza un revival degli studi su questo tema ad opera di studiosi, fondazioni e gruppi di ricerca. Ed oggi non si può più parlare della storia dei liberali come un "buco nero" della cultura storica italiana. A contribuire poi a colmare quel vuoto è un libro appena pubblicato presso l’editore Rubettino: "I liberali dall’antifascismo alla Repubblica (1925-1953)". Il volume, curato da Fabio Grassi Orsini e Gerardo Nicolosi, rappresenta, in effetti, un contributo fondamentale nel panorama storiografico sul mondo liberale.

La prima novità di questo volume è di aver messo al centro dell’attenzione non solo e non tanto i partiti politici, i movimenti ma le istituzioni, le classi dirigenti, gli uomini, le idee che li hanno animati. Ne esce un ritratto variegato ed inclusivo di quello che possiamo definire "mondo liberale" (cioè quel complesso di persone, di gruppi, di associazioni, di riviste e di giornali che in qualche modo si sono ispirate al liberalismo), nel periodo che va dal 1925 al 1953, osservato in relazione con la società ed il sistema politico del tempo.

Il libro, poi, contribuisce a sfatare una serie di luoghi comuni: primo tra tuttu quello che riguarda il fiancheggiamento dei liberali nei confronti del fascismo e la scarsa partecipazione alla Resistenza che sarebbe stata dominata dalle organizzazioni vicine al PCI . In realtà, secondo gli autori del volume, a partire da 1925, quando cioè si ebbe la svolta totalitaria, non solo i grandi leader come Albertini, Giolitti, Salandra, Orlando, Croce ma la stessa Unione nazionale di Amendola , che era stato a capo dell’Aventino, ed il PLI, che nel suo congresso di Livorno del 1924 aveva assunto una posizione antifascista, si trovarono ad esercitare un ruolo di dura opposizione al regime. Dopo lo scioglimento dei partiti da parte di Mussolini, poi, i liberali esercitarono una diffusa “opposizione morale” sotto la leadership di Benedetto Croce.

Così nella Resistenza. Nonostante i silenzi e le omissioni della storiografia dominante, i liberali esercitarono nel movimento resistenziale un ruolo importante, attraverso le loro formazioni "autonome”, che, va detto, spesso operarono in contrasto con le brigate dirette dai comunisti. Tra i nomi di spicco della Resistenza italiana figurano eminenti personalità del mondo liberale:  il capo del CLNAI era il liberale Pizzoni, il gen. Cadorna era il capo militare della resistenza e Cesare Merzagora il presidente del comitato economico del CLN, senza parlare di Sogno.

Fondamentale fu, poi, come documentato nel libro, il ruolo dei liberali nella transizione tra la monarchia e la Repubblica, in particolare dello stesso Croce e De Nicola che fu, poi, capo provvisorio dello Stato cui fece seguito la presidenza di Einaudi il quale ebbe il grande merito, come governatore della Banca d’Italia di e, poi, come ministro dell’Economia del IV gabinetto De Gasperi di liberalizzare gli scambi , salvare la moneta.

Fu anche merito di Einaudi e dei liberali di rendere possibile la formazione del governo della “svolta centrista”, che permise l’allontanamento dei socialcomunisti. E fu con i pochi voti di maggioranza che si rese possibile il raddrizzamento dell’economia ed il reinserimento dell’Italia nel sistema di alleanze internazionali. Malgrado il PLI fosse un piccolo partito fu un “partito efficente”, capace cioè di esercitare un ruolo positivo nell’ambito di una coalizione, che seppe realizzare un vero e proprio miracolo, che non fu solamente economico. Ma dal libro emerge la qualità di una classe dirigente che poté vantare personalità politiche come Cassandro, Cattani, Martino, Cortese, De Caro e tanti altri, economisti come Epicarmo Corbino, Guido Carli, Francesco Compagna, filosofi come Antoni, storici come De Ruggiero, De Capraris, giornalisti come Mario Pannunzio, Manlio Lupinacci, Arrigo Benedetti, Vittorio Zingone, Panfilo Gentile, Alfio Russo, Domenico Bartoli, Luigi Barzini; ambasciatori come Brosio, Carandini, Tarchiani Arpesani . Rievocare questo “mondo liberale” non è un’operazione archeologica ma riscoprire anche valori, virtù civile, regole di comportamento, culture che possono dare indicazioni per una società che cerca una sua via.