Anche i sindacati abruzzesi scendono in piazza per dire ‘no’ alla manovra

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Anche i sindacati abruzzesi scendono in piazza per dire ‘no’ alla manovra

12 Dicembre 2011

Preoccupati e insoddisfatti. E così anche i sindacati abruzzesi sono scesi in piazza per dire la loro sulla manovra Monti. Perché se da un lato c’è una situazione di oggettiva difficoltà, che impone scelte difficili al governo, dall’altra ci sono le ragioni di chi invoca maggiore equità e punta il dito contro misure insufficienti proprio dove ci sarebbe maggiore bisogno di un’inversione di marcia e cioè sul fronte dello sviluppo.

E così, sulla scia dei risultati deludenti dell’incontro che si è svolto a Palazzo Chigi, oggi anche dall’Abruzzo si è levata una voce. Ma non è certo la protesta l’unico scopo dell’agitazione. Piuttosto è una richiesta, quella di ottenere dal Governo l’apertura di un confronto, per riscrivere, insieme ai gruppi politici, una manovra all’insegna dell’equità e delle crescita per la regione, così come per l’intero Paese. Lo dice chiaramente il segretario della Cisl Abruzzo, Maurizio Spina, che pur riconoscendo “l’urgenza e la necessità della manovra del Governo Monti per far uscire l’Italia dalla morsa della speculazione dei mercati finanziari”, ha però messo in evidenza “che non è giusto che siano ancora i lavoratori e i pensionati, i più deboli e i ceti medi, a pagare i conti per il pareggio di bilancio”.

Ma le lamentele nei confronti del governo arrivano anche da Confindustria. In particolare le Pmi Abruzzesi chiedono di fare marcia indietro su pensioni e Iva e, nel rispetto del metodo scelto per il risanamento – cioè il prelievo fiscale, lanciano una provocazione: “ripristinare la tassazione sulle rendite e sulla proprietà degli immobili storici sottoposti a vincolo. Ecco – è la proposta di Modesto Lolli, Presidente Pmi Confindustria Abruzzo – da dove riscuotere molti miliardi di euro. Nel nostro Paese nel 1991 fu deciso, in forza di una legge passata sotto silenzio, che il reddito degli immobili di interesse storico e artistico fosse soggetto ad una agevolazione fiscale così elevata da risultare praticamente prossima allo zero, o quasi (cfr articolo 11, comma 2, della legge 413/91). Praticamente chi è proprietario di un immobile sottoposto a vincolo non solo pagava (e ora tornerà a pagare) un’Ici insignificante ma, cosa ben più rilevante, versa un Irpef irrisoria sulle rendite di locazione.

Nella fattispecie, quando il proprietario affitta un immobile sia per uso abitativo che per uso commerciale (a canoni salatissimi in Italia) non paga le tasse sulla “rendita” incassata che risulta dal totale dei canoni annui bensì “sulla minore delle tariffe d’estimo per le abitazioni della zona censuaria nella quale è collocato il fabbricato”. Quanto incasserebbe lo Stato già solo da città come Venezia, Firenze, Roma se riscuotesse un Irpef congrua? “Ad oggi la perdita di gettito per l’Erario è assolutamente enorme – spiega Confindustria L’Aquila -, se solo si pensa al numero esorbitante degli immobili sottoposti a vincolo: nessun Paese al mondo ne ha quanti l’Italia”. E dunque, ripristinare la tassazione del reddito degli immobili storici sulla base del canone di locazione, prevedendo un abbattimento di una percentuale superiore a quella degli altri immobili, potrebbe essere un’ipotesi.

Certo, come fa notare il consigliere regionale del Pdl, Peppino Tagliente, è inutile nascondere che “è prevalsa nel governo la preoccupazione di una manovra che fosse vista come eccessivamente recessiva, ma questo perché si è voluto puntare assai poco coraggiosamente sull’incremento delle entrate e delle entrate certe, che colpiscono il ceto medio, il quale ha sempre pagato le tasse. Troppa svogliatezza e timidezza rispetto alla lotta all’evasione; sulle liberalizzazioni delle attività professionali monopolistiche; sul lavoro; sulle pensioni; sulle tasse, rispetto alle quali è stata introdotta quella sul lusso che non convince riguardo alla probabilità di evasione; sulla riduzione infine dei costi della Politica, che non riduce granchè, nemmeno le province.

L’elenco delle perplessità che suscita questa manovra, che è stata (volendo trovare attenuanti) scritta di getto, è lungo – conclude Tagliente – e potrebbe diventare sterminato in un’analisi più accurata, col rischio per di più di qualche sospetto sulla capacità di questo stuolo di professoroni e di iper-professionisti. Tuttavia non c’è per adesso nessuna praticabile alternativa a Monti ed al sostegno al suo governo. Piaccia o non piaccia. L’augurio che in questa situazione mi sento di fare è che i partiti, ma soprattutto il centrodestra, si mostrino però in grado di aiutare questa squadra di tecnici”.