“Anche la Danimarca ha detto addio al multiculturalismo”
19 Aprile 2011
Mentre in Finlandia stravince il partito dei "Veri Finlandesi", lo spunto per parlare ancora una volta della crisi del modello multiculturale ce lo dà una recente dichiarazione del ministro dell’immigrazione danese Søren Pind. Il "multikulti", secondo Pind, rappresenta un rischio tangibile per il suo Paese. Secondo un sondaggio, tutti gli stranieri che scelgono di vivere in Danimarca devono assimilarne gli usi e i costumi: in pratica, devono diventare danesi. Della proposta di Pind e dei conflitti culturali del nuovo secolo in Europa parliamo con il professor Kasper Støvring, che insegna alla Syddansk Universitet.
Professor Støvring, il multiculturalismo rappresenta davvero una minaccia per la Danimarca?
Sì, certo. Il multiculturalismo crea società parallele con bassi livelli di fiducia tra i cittadini. È un fatto evidente se si studiano le ricerche sull’argomento, ad esempio quelle di Robert Putnam sul capitale sociale. Il multiculturalismo crea conflitti e livelli di criminalità più alti.
Un recente sondaggio ha mostrato come la maggior parte dei danesi ritenga che gli stranieri che arrivano nel paese debbano adottare gli usi e i costumi della Danimarca. Qual è stato il punto di equilibrio tra questi due aspetti?
La Danimarca è storicamente una società culturalmente omogenea, e lo è ancora. Questo ha generato un alto livello di fiducia e una qualità della vita molto alta. Ciò è documentato da diversi studi internazionali. Gli stranieri che si sono dimostrati disposti a diventare parte della nazione lo hanno fatto: sono diventati danesi, sono stati accettati e sono considerati cittadini a tutti gli effetti. Ma gli stranieri che hanno scelto il multiculturalismo tralasciando i valori nazionali (la lingua, i costumi, anche la religione) sono più difficili da integrare. I danesi non sono indulgenti nei confronti del multiculturalismo.
Le violente reazioni seguite alla pubblicazione delle vignette su Maometto sul quotidiano Jyllands-Posten nel settembre 2005 hanno cambiato l’atteggiamento dei danesi nei confronti degli stranieri?
Quello che è seguito alla pubblicazione delle vignette su Maometto ha dimostrato che c’è un conflitto nella nostra civiltà, principalmente tra mussulmani e danesi. Per esempio, molti mussulmani non condividono le tradizioni danesi e le norme sulla libertà di parola, sulla possibilità di essere critici nei confronti della religione e sulla parità tra uomini e donne. Questo ha creato grossi problemi e rischia di compromettere la forte coesione sociale che caratterizza la cultura danese.
Il ministro Pind ha detto che in passato il concetto di integrazione è stato frainteso: i valori della società danese sono stati messi in un angolo per facilitare l’accoglienza degli stranieri. Lei che ne pensa?
È vero sotto molti punti di vista. La classe dirigente ha provato a far accettare il ‘politically correct’ alla popolazione. Ma ora è più difficile farlo.
L’immigrazione sarà uno dei punti centrali nelle prossime elezioni politiche in Danimarca?
Sì, questo tema resterà centrale. Così come in Germania, in Inghilterra e in Francia, la questione del multiculturalismo e la minaccia che esso rappresenta per la coesione sociale è un qualcosa che giocherà un ruolo chiave in futuro.