Anche la Puglia si prepara all’entrata in vigore della conciliazione obbligatoria

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Anche la Puglia si prepara all’entrata in vigore della conciliazione obbligatoria

20 Gennaio 2011

Fra qualche giorno, il 29 gennaio, ci sarà l’apertura dell’anno giudiziario. Una cerimonia in onore di una Giustizia che, vista dalla parte dei cittadini, non incentiva di certo alle celebrazioni. 5 milioni e 800mila cause pendenti, una durata media del giudizio che si attesta sui sette anni, 230 mila cause nuove ogni anno, a fronte di 8 mila magistrati in organico, di cui solo una parte svolge effettivamente attività d’udienza.

Per non parlare dell’hardware della Giustizia. Le difficoltà che incontra il processo telematico, gli edifici vetusti e non adattabili alle nuove esigenze, la diminuzione progressiva del personale di cancelleria, l’inadeguatezza del ruolo degli ufficiali giudiziari, l’ambiguità del ruolo degli ausiliari del giudice.

A fronte di tutto ciò, in attesa della grande riforma della Magistratura, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, dal momento del suo insediamento, ha fatto piccoli ma importanti passi verso la certezza del diritto e lo snellimento delle procedure. Ha trasferito in precetti normativi le best practices dei vari tribunali in materia esecutiva, ha introdotto alcuni istituti dal diritto francese e anglosassone per dare maggiore incisività alle sentenze, ha semplificato e organizzato meglio le riforme in materia fallimentare del precedente governo Berlusconi.

Nel marzo del 2010, poi, ha introdotto con decreto legislativo la conciliazione obbligatoria in materia civile e commerciale. Detta riforma, con il decreto attuativo del novembre dello scorso anno, entrerà in vigore il 20 marzo 2011. In sostanza, essa prevede un filtro per i cittadini che intendano adire la giustizia ordinaria in molteplici materie del diritto civile: prima di presentarsi davanti al giudice dovranno infatti esperire un tentativo obbligatorio di conciliazione innanzi a conciliatori professionisti, che avranno il compito di cercare di dirimere la controversia.

La conciliazione, così come pensata dal legislatore del 2010 – peraltro in esecuzione di raccomandazioni europee – fuoriesce dallo schema tipico del giudizio: non si tratta di stabilire chi ha ragione e chi ha torto, ma si tratta di contemperare le opposte pretese secondo criteri che possono anche andare al di là ed oltre il diritto e guardare dritto al centro del problema. In sostanza, il conciliatore professionista è un mediatore in grado di far dialogare tra loro le parti per cercare un terreno comune, condiviso, in cui comincino a parlare la stessa lingua.

Ovviamente, molto dipende dalla capacità e dalla preparazione di chi viene chiamato a questo difficile compito. La legge prevede l’istituzione di organismi preposti alla selezione e all’accreditamento dei conciliatori. Tali organismi possono essere pubblici o privati. Gli organismi pubblici faranno riferimento alle Camere di Commercio e agli Ordini professionali mentre quelli privati, invece, sono vere e proprie società accreditate presso il Ministero, che offrono questo particolare servizio alla cittadinanza anche in collaborazione con gli enti pubblici locali o con strutture già presenti sul territorio (patronati, sindacati, etc.). Le tariffe sono stabilite a monte dal Ministero e variano a seconda del valore della controversia. Tendenzialmente, verranno suddivise tra le parti al momento di accesso alla conciliazione, salvo meccanismi di compensazione o addebito, come avviene in giudizio.

Questa riforma riguarderà, come detto, gran parte del contenzioso civile ordinario: condominio, locazioni, eredità, risarcimento danni da sinistri stradali, colpa medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti bancari e finanziari ed altre importanti materie. La legge prevede un meccanismo premiale per chi riesce a conciliare (con importanti sgravi fiscali), e punitivo per coloro che, nonostante una buona proposta conciliativa, ritengono comunque di dover andare innanzi al giudice il quale, a margine della sentenza, si dovrà esprimere anche sulla bontà e correttezza della soluzione proposta dal conciliatore e non accettata dalle parti, aggravando la posizione di chi ha rifiutato la proposta senza motivo. Si può arrivare addirittura ad addebitare le spese del giudizio alla parte sostanzialmente vincitrice, ma che abbia prolungato il contenzioso senza ragioni, oltre al pagamento di ulteriori sanzioni processuali.

Gli avvocati hanno avversato duramente questa riforma, contestandone in particolare l’obbligatorietà e la mancata previsione di una difesa tecnica obbligatoria. In realtà l’obbligatorietà, almeno per i primi tempi, costringerà i cittadini a confrontarsi per forza con un sistema alternativo di risoluzione delle controversie che, almeno nel Sud Italia, non ha mai preso piede per l’atavica abitudine, sia dei legali che dei cittadini, a ritenere solo il processo il momento di massima esaltazione delle proprie ragioni. L’assenza di una difesa obbligatoria, poi, dipende proprio dal taglio “meta-giuridico” che si è voluto dare all’istituto. Ma è ovvio che la prudenza della parte e dello stesso conciliatore consiglierà la presenza del legale qualora vi siano situazioni delicate di diritto da affrontare.

Sicuramente i problemi della Giustizia non possono essere risolti solo da una riforma del genere. Ma è un fatto che il ricorso alla giurisdizione, in Italia, sia diventato patologico. Così come la presenza di 220mila avvocati su 60 milioni di abitanti è un rapporto che non esiste in nessun altro paese del mondo. Se tutti imparassimo a sviscerare a fondo i problemi, iniziandoci a fidare l’uno dell’altro, probabilmente inizieremmo a fare un primo passo verso il miglioramento delle cose.

In Puglia, i corsi per la formazione dei conciliatori sono iniziati da parecchio tempo. Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari, Manuel Virgintino, è stato recentemente convocato dal ministro Alfano per sentire il suo parere, insieme a quello di pochi altri Ordini ritenuti particolarmente importanti, sull’avvio della riforma e sul livello di preparazione del Foro di Bari. L’avvocato Virgintino, pur contestando la riforma per i motivi innanzi detti, ha assicurato che il Foro di Bari e quelli vicini sono pronti alla sfida. Ha però lamentato l’assenza di locali idonei all’interno del Tribunale. La Camera di Commercio di Bari si è trovata avvantaggiata dall’esperienza delle varie Camere arbitrali che ha gestito negli anni passati, anche se tale esperienza si è sempre svolta in ambito commerciale e di supporto alle imprese. Si troveranno, pertanto, davanti a problemi completamente nuovi.

Molti organismi privati si stanno affacciando anche nella nostra Regione. In particolare, tra i più strutturati, con presenza in tutti i fori della Puglia e della Basilicata, c’è Aequitas srl: una società nata a Torino molti anni fa, che svolge attività di mediazione internazionale e consumeristica in tutta Italia e che è stata tra le prime ad accreditarsi presso il Ministero per questa nuova forma di conciliazione. L’Aequitas, ad oggi, conta circa 350 mediatori nel nostro paese, di cui una cinquantina tra Puglia e Basilicata. Il referente regionale è l’avvocato Francesco Diciollo, di Barletta, grande esperto del contenzioso dei consumatori.

Al nord Italia, e soprattutto nei paesi di diritto anglosassone, la mediazione è una realtà che già risolve gran parte delle controversie, che altrimenti andrebbero ad ingolfare quei tribunali che pure non potranno mai avere un carico paragonabile al nostro. Come detto, è un modo diverso di affrontare i problemi che comporta una mentalità più collaborativa e partecipativa. Una maturità maggiore, insomma, che farebbe tanto bene agli attori che giorno dopo giorno frequentano i nostri tribunali. Un importante passo verso un Italia migliore.