Anche l’Africa vuole una moneta unica ma non è l’euro il buon esempio

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Anche l’Africa vuole una moneta unica ma non è l’euro il buon esempio

08 Gennaio 2012

La crisi dell’Eurozona non frena la voglia africana di creare un’unione monetaria. Nonostante le recenti e persistenti difficoltà della nostra moneta unica e le nefaste previsioni, da parte anche di autorevoli economisti e politici, di un collasso dell’Euro, la regione dell’est Africa (East African Community) continua il suo cammino verso l’unione monetaria. Il Kenya, la Tanzania, l’Uganda, il Ruanda e il Burundi dopo aver ricreato la Comunità dell’Africa dell’Est nel 2000, hanno intrapreso una veloce corsa verso un’integrazione dell’area che dovrebbe vedere nel 2012 il raggiungimento dell’ultima tappa prevista: l’unione monetaria. Sul finire degli anni ’90 si è ripresa con più convinzione e forza la volontà politica di ricostruire, su nuove basi, un’area politicamente ed economicamente integrata.

Dopo l’unione doganale del 2005 e quella del mercato comune nel 2010, quest’anno dovrebbe arrivare il momento della moneta unica. Il condizionale è d’obbligo, vista la crisi internazionale e proprio la difficile situazione dell’Euro, finora punto di riferimento del cammino dell’area africana. La moneta unica dovrebbe eliminare i costi delle transazioni in valute diverse e il rischio di movimenti avversi dai tassi di cambio per i commercianti e viaggiatori, oltre ad una maggiore politica fiscale, economica e monetaria coordinata, integrata e controllata.

Il processo di integrazione ha ricevuto sostegno e critiche da più parti. Sebbene l’importanza di una unione monetaria non è stata messa in discussione, quello che ora preoccupa e fa discutere è la tempistica. La data del 2012, prevista da tempo, ora trova parecchie voci contrastanti, che chiedono di rallentare o addirittura rinviarla. Alcuni critici dicono che il processo è inutilmente accelerato, che può portare problemi fondamentali per il futuro. "Alcuni principi del trattato sono confusi – ha detto Betty Ochan, parlamentare dell’Uganda. Non dobbiamo correre. Il tema dell’unione monetaria necessita di risolvere prioritariamente ancora altre questioni come la circolazione della manodopera e del capitale". Invece secondo David Nalo, presidente dell’EAC, "i problemi nella Euro-Zona ci stanno a dire come il processo verso la nostra integrazione deve procedere". Anche Richard Sezibera, segretario generale dell’EAC, assicura che “il processo procede bene e invita i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali a intensificare il lavoro con le diverse commissioni fiscali e monetarie” e ha chiesto “il rafforzamento della Commissione fiscale che è fondamentale per l’Unione monetaria”.

La EAC oggi, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, ha raggiunto una forte e costante crescita negli ultimi due decenni. Il ritmo di crescita è aumentato dai primi anni ‘90, in linea con la tendenza degli altri paesi dell’area Sub Sahariana, ma recentemente, dal 2005, quest’area è cresciuta molto più velocemente, e ha quasi raddoppiato i tassi. Il FMI registra un annuale crescita pro capite media di quasi il 4 per cento rispetto agli ultimi 6 anni. Il continente africano ha l’ambizioso obiettivo di raggiungere il livello di medio reddito degli stati entro il 2020. Per fare questo ha posto alcuni parametri e indicatori essenziali da raggiungere e mantenere,  come il deficit e l’inflazione sotto controllo entro il 5%. Con una popolazione di oltre 120 milioni di abitanti, un tasso di alfabetizzazione medio di circa il 75-80% della popolazione, un reddito pro capite annuali di circa 1.000 dollari, l’EAC ha ancora molta strada da fare.

Per questo non mancano le voci che vorrebbero rallentare il processo dell’unione monetaria, proprio alla luce di quello che sta succedendo nel vecchio continente. Il Preside della Facoltà di Economia e Management presso l’Università Nazionale del Ruanda, il Prof. B. Rama Rao, ha avvertito che se Stati partner vogliono raggiungere in modo efficace i benefici dall’unione monetaria c’è bisogno di imparare le lezioni dalle altre comunità economiche: "la Comunità dell’Africa orientale per avere una moneta unica forte deve prendere lezioni dall’Europa e vedere come funziona l’Euro", ha detto. In un’intervista con il New Times, Godfrey Murenzi, un uomo d’affari, ha sottolineato che sarebbe importante per la comunità imprenditoriale avere la moneta unica: "sarà sleale verso la comunità d’affari ritardare la creazione di una moneta unica, perché dobbiamo sempre affrontare il problema dello scambio di denaro prima di viaggiare in altri paesi", ha osservato.

La strada è ancora tutta in salita, in quanto la regione dovrebbe crescere a un tasso medio di circa il 8,5 per cento all’anno per il resto del decennio, circa due punti percentuali più veloce degli ultimi cinque anni, se vuole raggiungere gli obiettivi di crescita e stabilità. La stabilità finanziaria e l’esistenza di un mercato basati su meccanismi di fissazione dei prezzi, l’apertura al commercio internazionale e l’affidabilità delle istituzioni economiche sono stati ripetutamente identificati come ingredienti chiave di una crescita sostenuta. Nonostante le polemiche, i capi di stato della regione hanno fortemente sostenuto che l’Unione monetaria dovrebbe essere operativa entro la fine del 2012, e hanno incaricato gli esperti e i tecnici di concludere i negoziati.