Anche l’Algeria nel risiko iraniano. Ma la Kabylia resiste
03 Luglio 2010
L’Iran continua a conquistare cuori e territori, così, dopo la Striscia di Hamas, il Libano di Hezbollah, il Sudamerica terzomondista e l’Africa degli oligarchi, anche il Maghreb, cortile dell’Europa, subisce continue infiltrazioni del regime khomeinista. Un osservatorio speciale dell’espansionismo iraniano è l’Algeria. La liaison tra Algeria e Iran è rifiorita nel 2000 dopo la rupture di tutti i rapporti nel 1993, quando il governo di Algeri accusava Teheran di sostenere il gruppo terroristico conosciuto come il Fronte Islamico di Salvezza Nazionale. Ora, tra le due nazioni le relazioni sono piuttosto salde. Lo ha dichiarato lo scorso aprile il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad incontrando Bouabdellah Ghlamallah, ministro algerino degli Affari religiosi: "L’Iran e l’Algeria hanno la responsabilità di introdure nella società i propri valori culturali e di avere una partecipazione attiva nella formazione di un nuovo mondo”. E lo dimostrano i numeri riportati da Iran Tracker, centro studi sull’Iran dell’American Enterprise Institute.
Secondo l’autorevole think tank di Washington, tra il 2007 e il 2008 il commercio bilaterale tra l’Algeria e l’Iran è raddoppiato, passando da venticinque a cinquanta milioni di dollari. Nel luglio 2008, Iran e Algeria hanno annunciato piani per costruire un cementificio comune (in Algeria) del valore di quasi trecento milioni dollari e capace di produrre un milione di tonnellate di cemento l’anno, aumentando notevolmente la reciproca collaborazione industriale. A partire dal 2000 sono inoltre stati firmati protocolli d’intesa e di cooperazione sull’energia, sull’industria, sulle industrie agricole e banking relationships. Oltre a ciò, Iran e Algeria, rispettivamente la seconda e la sesta maggiore riserva di gas naturale del pianeta (anche se Shell e Repsol stanno abbandonando Teheran), condividono una stessa prospettiva strategica in politica estera e infatti, alla fine di marzo, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, incontrando ad Algeri il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki, ha annunciato l’imminente costituzione di una Commissione congiunta per adottare una strategia comune atta a sciogliere i difficili nodi politici di Africa, Asia centrale e dei Territori Palestinesi, visto che il rapporto tra le due nazioni, secondo Mottaki, è “amichevole e strategico".
Pertanto, mentre il governo algerino si presenta come prezioso alleato di Stati Uniti ed Europa nella guerra al terrorismo, allo stesso tempo strizza l’occhio al regime degli ayatollah. Per comprendere meglio le ragioni sottostanti alla condotta di Algeri, abbiamo intervistato Areẓqi At Ḥemmuc, ministro delle Relazioni internazionali del neonato governo provvisorio della regione autonoma della Kabylia, situata in territorio algerino, della cui istituzione l’Occidentale aveva parlato in un recente articolo.
Il governo (o regime) algerino sta mostrando oggi il suo volto ambiguo nei rapporti con l’Occidente?
Si’. L’Algeria sta portando avanti una politica dal doppio volto. Il regime algerino si e’ unito alla lotta contro il terrorismo globale spinto da un "istinto di sopravvivenza", cioè in un momento in cui la sua stessa esistenza era minaccata dal terrorismo islamico interno a cui era stata negata una vittoria travolgente nelle elezioni del 1992. Tranne che nella regione della Kabylia che li respinge.
Yes, Algeria is pursuing a double face policy. The Algerian regime joined the fight against global terror by a "survival instinct", i.e. at a stage where its very existence was threatened by the terrorism of home grown islamists who have been denied a sweeping victory in the 1992 elections. Except in the region of Kabylia which rejects them.
Dalle elezioni del ’92 cosa è cambiato?
A causa della presidenza di Bouteflika e la sua politica di riconciliazione nei confronti degli insorti islamici, che alla fine sono diventati suoi alleati politici, stiamo assistendo al logico ritorno dell’ideologia che il regime condivide con gli stati islamici.
Due to the presidency of Bouteflika and his reconciliation policies towards Islamic insurgents who eventually became his political allies, we are seeing a logical return to the ideology it naturally shares with Islamic states.
Come l’Iran?
Come l’Iran: in questo momento il principale pericolo per la sicurezza internazionale e della regione.
Such as Iran: the main current threat to regional and international security.
Quella di Bouteflika potrebbe essere una politica di appeasement volta ad evitare infiltrazioni terroristiche made in Teheran?
Non credo che la cooperazione culturale, economica, militare e soprattutto nucleare tra l’Algeria e l’Iran (l’Iran ha offerto all’Algeria i propri esperti già nel 2007, ndr) sia una sorta di “appeasement” al fine di evitare proselitismo o infiltrazioni, in un questa nuova fase in cui il terrorismo interno e’ stato sostanzialmente neutralizzato. Credo, piuttosto, che sia una semplice affermazione dell’appartenenza ideologica del regime algerino in un momento in cui il regime teme una possibile svolta geopolitica nella regione nord-africana determinata dal nostro movimento secolare e pro-Occidente. L’Algeria combatte il terrorismo globale per evitare [di scontrarsi con] la sua versione “domestica”, ma allo stesso tempo incoraggia le ideologie che lo creano.
I don’t believe that the Algeria/Iran scale of cultural, economic, military and mostly nuclear cooperation is some sort of “appeasement” in order to avoid proselytism or infiltration in this new era where home terrorism is basically neutralized. But rather I think a simple assertion of the Algerian regime’s ideological belonging at a time it is fearing a possible geo-political shift in the North-African region brought in by our secular and pro West movement. Algeria may be fighting global terror in order to avoid its “home”version, but it rather encourages the ideologies which create it.
Ci faccia un esempio…
Il regime sta colpendo la Kabylia con una feroce politica di islamizzazione attraverso una TV in lingua berbera lanciata di recente, i cui programmi principali sono propaganda islamista. Questo si combina con le leggi persecutorie contro la minoranza cristiana: dal 2006, a Kabylia sono state chiuse dalle autorita’ 30 chiese su 52 perchw’ “non sono riconsociute dallo Stato”.
The regime is targeting Kabylia with a fierce islamisation agenda through a newly launched TV in the Kabyle language whose main programs are Islamist propaganda. This is combined with persecution laws against the Christian minority: since 2006, 30 out of 52 churches in Kabylia were closed down by the authorities for “not being recognised by the State”.