Anche l’Enel è vittima dell’ideologia ambientalista

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Anche l’Enel è vittima dell’ideologia ambientalista

Anche l’Enel è vittima dell’ideologia ambientalista

08 Novembre 2007

Anche le principali associazione ambientaliste sembrano ormai accorgersi e
riconoscere la precaria e delicata situazione dell´Italia per quanto riguarda
l´approvvigionamento energetico. È proprio per questa primaria ragione che
un´attenta e bilanciata diversificazione del “Mix delle fonti”, comunque
d´importazione, dovrebbe riguardare anche l´Italia, come peraltro avviene in
tutti i Paesi più sviluppati.

Se è vero che carbone e nucleare non rappresentano l’unica soluzione al
“problema energetico” è anche vero che non c’è soluzione realistica che non
ricomprenda queste due fonti. Invece, per evidenti pregiudizi ideologici,
questo non avviene ed il nostro sistema energetico è passato da un assoluto
predominio nell´uso del petrolio, che ha alimentato per 40 anni il nostro
sistema elettrico, ad un analogo ed assurdo predominio del gas metano che
(prossimo al 60% nel Mix), dal punto di vista della sicurezza ed economicità
degli approvvigionamenti corrisponde a passare dalla “padella alla brace”.

Neppure Russia ed UK che estraggono consistenti quantità di metano sul
proprio territorio, ne usano una percentuale così elevata per produrre
l´elettricità a casa loro. Per 20 anni è stata portata avanti una demonizzazione
totale nei confronti sia del carbone che del nucleare (verrebbe da pensare che
“a qualcuno fischino le orecchie”…per l´enorme danno procurato alla
collettività!). Perché non citare allora il caso della Francia, che ha fatto la
scelta del nucleare ben 30 anni fa (e non ha mai cambiato opinione), grazie
alla quale dispone dell´elettricità (il doppio di quanta ne produca l´Italia)
meno cara in Europa? Oppure il caso della Germania, che produce il 53% di
elettricità dal carbone ed il 30% dal nucleare e, grazie a queste, risparmia
così tanti soldi che può poi permettersi di sovvenzionare il solare ed eolico
ancor più di quanto possiamo fare noi in Italia? E poi Giappone, Usa, Uk,
Spagna, ecc. per arrivare alla Danimarca che non ha il nucleare, ma il 50%
dell´elettricità la produce dal carbone (tutto d´importazione) e poi
sovvenzionano grazie a questo l´eolico ed il solare?

Il problema delle Rinnovabili sta nel fatto che presuppongono di cambiare
modo di ragionare, ma nel senso che non potranno mai (nel breve e medio
termine) sostituire le centrali di base come Civitavecchia o Brindisi pena il
riportare l´Italia al livello di Paese povero ed agricolo dei primi anni ´50. Perché
allora bloccare una centrale come quella che l’Enel sta riconvertendo a Civitavecchia?

L’allarmismo generato intorno a questa riconversione da olio combustibile a
carbone pulito appare ancor più assurdo ed ingiustificato se si pensa alle tecnologie
adottate in particolare per quanto riguarda la pulizia dei fumi. Tali
tecnologie ne faranno la migliore centrale al mondo dal punto di vista
ambientale, nella sua categoria. Tutte le emissioni saranno, infatti, abbattute
fino all’80% rispetto al precedente assetto a olio combustibile. Anche
l’anidride carbonica sarà ridotta del 18% a parità di ore di lavoro. Le soglie
che l’ Europa ha stabilito a tutela della salute e dell’ambiente non solo
saranno rispettate, ma addirittura la centrale ne avrà la metà di quanto
previsto dalle nuove norme che entreranno in vigore del 2008.

Proporre di bloccare oggi un cantiere dove lavorano 3.000 persone, che è ben
oltre la metà del cammino e che è stato pienamente autorizzato prima
dell’attuale governo, non solo non ha fondamento giuridico ma neanche logico. La
riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord non è pericolosa
per Civitavecchia e per i suoi abitanti. Quello di Civitavecchia è uno degli
impianti più moderni e più avanzati per la combustione del carbone e quindi le
garanzie per poter operare in modo rispettoso per l’ambiente ci sono tutte. Non
si tratta di un mio giudizio ma di quello dell’istituto dell’inquinamento
atmosferico del Cnr che più volte si è espresso in tal senso. Insomma, il
maggior utilizzo del carbone pulito, che è una fonte meno vulnerabile negli
approvvigionamenti dall’estero, è sicuramente compatibile con le condizioni di
sostenibilità ambientale.

L’Enel, per nostra fortuna, vuol far crescere l’Italia, che oggi è l’unico
Paese avanzato ad aver messo al bando il nucleare e ad avere una percentuale di
produzione di energia da carbone bassissima. Siamo gli unici al mondo ad aver
puntato tutto sul gas, dovendolo per altro importare quasi per intero, e non a
caso abbiamo la bolletta energetica più cara d’Europa. Con danni evidenti per
la competitività delle imprese e i bilanci delle famiglie. Mentre noi
discutiamo sulla conversione a carbone pulito di una centrale da meno di 2.000
MW, in Germania, Paese da tutti lodato per la sua anima ambientalista, hanno
messo in cantiere impianti di questo tipo per 10.000 MW. E così pure negli
Stati Uniti e in Giappone. Mi auguro che le forze politiche, culturali e della
scienza più responsabili facciano sentire la loro voce per riaffermare la
ragione contro gli allarmismi infondati e la facile demagogia.