Anche l’Italia spinge per una paternità più partecipe e consapevole

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Anche l’Italia spinge per una paternità più partecipe e consapevole

21 Giugno 2010

Congedo di paternità obbligatorio. L’esame del testo è iniziato alla Camera. Speriamo che divenga una realtà e non solo una proposta. Soprattutto c’è d’augurarsi che da quattro, i giorni aumentino. Infatti il congedo obbligatorio pagato, da concedere ai padri alla nascita dei figli è ancora molto esiguo. Se ci confrontiamo alla Svezia che dà trenta giorni ai padri di congedo retribuito, siamo ancora molto lontani. Ma anche l’Inghilterra e la Germania  danno tre giorni e la Spagna quattro. L’Italia inizia un allineamento con gli altri Paesi europei dove la paternità è vista in modo un po’ diverso. Quindi, subito dopo la nascita dei bambini, i papà non avrebbero più scelta ma sarebbero obbligati a stare a casa.

Una spinta verso una paternità più partecipe e consapevole. Può suonare male la parola obbligo, ma penso che invece sia un grande passo. Infatti non tutti i padri ancora oggi concepiscono l’accudimento e il rapporto con il neonato come qualcosa che li riguardi. Invece è fondamentale sia per il bambino che per la mamma. Ma lo è ancora di più per il papà che impara da subito a sperimentare cosa vuol dire essere in tre e ad apprezzare l’avere un neonato tra le braccia. Trovo il termine "mammo", dato agli uomini che si interessano dei figli riduttivo, sia per gli uomini che per le donne. I padri che per loro fortuna amano da subito occuparsi dei figli li definirei uomini che sono pronti ad amare e a spendersi. Che sanno vivere più ruoli ed hanno smesso di essere a loro volta figli. Essi si differenziano dai padri deleganti e invisibili. Questi padri amano occuparsi dei figli e vivono questo rapporto  come una possibilità di crescita personale. A ben guardare, il figlio ci dà sicuramente la possibilità di accedere a risorse interne che arricchiscono la nostra vita affettivamente, intellettualmente, spiritualmente. Nella reciprocità con il figlio si fa per lui o lei ma si fa anche molto per se stessi. Trovo, quindi, fortunati quegli uomini e i loro figli che sperimentano questa possibilità. Dire mammo svaluta l’uomo, facendolo apparire come una brutta copia della mamma o un uomo poco virile. Essere padri invece non svaluta affatto l’essere uomini, anzi esalta le peculiarità maschili e le ridefinisce ancor più nel confronto con quelle materne e femminili.

In Italia l’accudimento dei figli è ancora visto soltanto al femminile. Non è riconosciuto abbastanza alle donne il tempo della cura degli affetti. E’ un tempo considerato di serie B. Spesso visto anche con invidia dagli uomini poiché percepito come più facile rispetto al lavoro fuori casa. Andrebbero rivisti i ruoli della madre e del padre che sicuramente devono essere diversi poiché di generi diversi, ma devono essere identici per la responsabilità genitoriale. L’educazione e la crescita dei figli è ancora oggi prevalentemente delegata alle mamme mentre dovrebbe essere una pari responsabilità. Le donne debbono con scarsi risultati, barcamenarsi fra lavoro e figli. Il danno è anche per i ragazzi che imparano a vivere un mondo al femminile e questo è per loro una perdita.

Per comprendere l’importanza del ruolo paterno dovremo tener presente quanto sia essenziale che i due stili materno e paterno siano sapientemente integrati . La fermezza, l’autorevolezza del padre dovrebbero mischiarsi all’affettività più indulgente e avvolgente della madre. E’ fondamentale il supporto affettivo ma occorre anche la forza, la volontà, la disciplina e la capacità di sdrammatizzare, aspetti più attinenti alla figura paterna. Il papà sicuramente deve coniugare due aspetti nel proprio ruolo la tenerezza con la forza e la determinazione. Essere autorevoli e mentori dei figli non è facile ma sarebbe auspicabile per un padre.

La società odierna ci fa vedere ragazzi fragili che non sanno contenere e controllare passioni e impulsi. Inseguono solo la strada del desiderio ma se il desiderio non è il motore da cui partire per creare, ma solo pretesto di soddisfazione immediata e banale, i ragazzi non saranno aiutati a strutturare personalità forti e non saranno capaci di affrontare le difficoltà. Il padre, ancor più della mamma, deve contenere, guidare, per esplicare una paternità presente e incisiva. Sarà cura anche delle mamme lasciare spazio alla presenza paterna nell’educazione dei figli, per amore di entrambi. Starà a tutti i padri non perdere queste opportunità. La legge quindi aiuterà i padri a divenire sempre più partecipi e consapevoli del loro ruolo. In un Paese come il nostro, dove la famiglia è ancora prevalentemente territorio femminile, questa proposta di legge diviene un tassello importante.