Anche Spider-man ha il suo 11 settembre
07 Maggio 2007
(L’articolo contiene dettagli significativi sulla trama del film)
Nell’immaginario collettivo tutti i supereroi sono associati ad un costume. La testa di pipistrello per Batman, la ‘S’ per Superman, stelle e strisce per Capitan America e il rosso e blu venato da ragnatele per l’Uomo Ragno. Così non c’è da sorprendersi sulla tiepida accoglienza riservata all’ultima parte della saga diretta da Sam Raimi, dove il clou della trasposizione cinematografica è rappresentato proprio dalla novità del costume nero, un’entità aliena che anela di fondersi con il nostro Peter Parker cibandosi del suo odio e della sua sete di vendetta.
In costume nero l’Uomo Ragno apparve veramente nel maggio del 1984 sulle pagine di Amazing Spiderman di ritorno da una saga interstellare. Un design totalmente diverso (ancor più di quanto osato da Raimi nel film) che sconvolse una platea di lettori allora probabilmente bisognosa di essere scossa. E la scossa ci fu per davvero poiché i numeri da allora fino all’Aprile del 1985 si contraddistinsero per una crescente approvazione del cambiamento del personaggio, divenendo un vero e proprio cult, prezioso pezzo da collezione per i cultori de “l’affezionato Uomo Ragno di quartiere”.
Il lavoro di Sam Raimi. Con Tobey Maguire, Thomas Haden Church, Topher Grace, Kirsten Dunst, James Franco, Bryce Dallas Howard, James Cromwell, Rosemary Harris cerca di regalare quelle suggestioni ma è strozzato dalla presenza di almeno tre filoni narrativi forti: l’odio di Harry Osborne, l’amore di Mary Jane, l’irrompere sulla scena di nuovi cattivi – l’uomo sabbia e la feroce entità aliena che si scopre essere il suo estemporaneo nuovo costume nero.
Peter Parker scopre il reale responsabile della morte dello zio Ben, Flint Marko. Il furfante però è stato contaminato da una sostanza chimica e si è trasformato ne l’Uomo Sabbia: troppo potente anche per Spiderman. Peter allora cederà alla strana sostanza che unita a lui amplificherà i suoi poteri portandolo però verso una deriva violenta del suo essere supereroe. Arriverà poi Harry che nei panni del nuovo Goblin cercherà vendetta. Poi Gwen Stacy nei panni di rivale di Mary Jane, infine Eddie Brock, reporter senza scrupoli, che si troverà nel luogo e nel momento in cui Parker riuscirà a separarsi dal costume nero che di risposta a sua volta contaminerà proprio Brock trasformandosi in Venom.
Il meglio dal costume nero fu colto da un maestro acclamato del comic world Todd Mcfarlane che da quella saga trovò ispirazione per creare un nuovo letale villain, un arcinemico all’ultimo sangue dopo la oramai impossibile riproposizione di Goblin. Venom ha le fauci che ricordano quelle di Alien, è perduto come Darth Vader e inarrestabile quanto la furia cieca di Hulk: la personificazione del male assoluto.
Nella lotta con Venom Spiderman trovò nuova linfa, Peter Parker riaggiornò le sue priorità da adolescente a uomo e il tutto operando in modo magistrale quel salto generazionale che è spesso la tomba per eroi in calzamaglia e destino da cui invece le creazioni di Stan Lee e molti dei beniamini della Marvel sembrano rimanere immuni.
Lo Spiderman di Mcfarlene divenne indimenticabile, citato dai maestri dell’arte pop (Roy Lichtenstein e Kenny Scharf), incrociando suggestioni visive a tutto tondo: dalla pittoricità graffitistica al fumetto giapponese, dall’atmosfera pop a nuove figurazioni, ribaltando concettualmente i presupposti secondo cui il fumetto veniva utilizzato e aprendosi all’approccio cinematografico i cui frutti noi oggi possiamo osservare sui maxi schermi di tutto il mondo.
Con il suo ultimo lavoro Raimi tenta ambiziosamente di raggiungere questo risultato: su celluloide riuscire a tessere una trama propriamente fumettistica, a più livelli. Il tentativo senz’altro apprezzabile non si traduce però sempre in una tensione narrativa coerente risultando a tratti per essere eccessivo, lungo, soprattutto per il pubblico dei non lettori degli anni ’90 (i numeri del costume nero furono pubblicati in Italia dalla Star Comics in quegli anni). Il meglio arriva dai combattimenti, da meravigliosi effetti speciali e da qualche dialogo ma lo spirito del fumetto che Raimi era riuscito a far passare così bene nei precedenti due episodi fatica ad animare il film. Un film che al di là di tutto registra il record di incassato alla prima per l’Italia € 2.600.238: un record assoluto per una produzione costata 258 milioni di dollari e durata 17 mesi che ha una sola vera protagonista:New York.
La città centro del mondo dacché venne sfigurata vigliaccamente l’11 settembre del 2001, in questo film sembra affrontare coraggiosamente i suoi fantasmi. Impossibile guardando le sequenze con la gru impazzita che si accanisce sul grattacielo, guardando il buco che si apre proprio dentro il grattacielo, il piano che viene giù buttando all’aria carte oggetti d’ufficio e una donna che cade nel vuoto (per essere salvata nel film da Spider), impossibile non andare con la testa all’attentato alle Torri Gemelle. E la città sembra proprio rispondere e ringraziare il suo eroe per questo esorcismo. La presentazione del film è stata infatti anticipata da una manifestazione da Manhattan fin dentro al quartiere di Queens che si vuole casa di Peter Parker .
Con un po’ di fortuna l’ “arrampicamuri” porterà nuovo turismo, ancora un po’ d’ottimismo e fiducia in se stessi e il tutto a modo suo: svolazzando tra i grattacieli e appoggiandosi a bandieroni americani che garriscono al vento per dirci che sì abbiamo bisogno di miti, sì abbiamo bisogno di epica e c’è bisogno di eroi, anche solo di fantasia.