Ancora anomalie nel voto all’estero

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Ancora anomalie nel voto all’estero

16 Aprile 2008

Castelnuovo di Porto. E’ qui che da giorni sta andando
avanti, a fatica, lo scrutinio del voto degli italiani all’estero. Ma come
suggerisce qualcuno forse sarebbe meglio chiamarlo “porto delle nebbie”,
parafrasando un famoso film interpretato da Jean Gabin negli anni ‘30. E
proprio di nebbia sembra trattarsi quella che sta avvolgendo fittamente lo
spoglio e il relativo voto finale. Per carità nulla a che vedere con quello che
accadde due anni fa e di cui ancora si continua a parlare. E pensare che
stavolta il governo aveva cercato di fare di tutto pur di evitare quello che
era accaduto nel 2006. Così è stata costituita una sede unica per lo spoglio,
con oltre seicento rappresentanti di lista accreditati per il Pdl e quasi 150
per il Pd. Inoltre, venticinque enti coinvolti nel coordinamento con il
ministero degli Esteri delle complesse fasi di gestione degli oltre un milione
di plichi contenenti le preziose schede.

Alla fine però anche stavolta il voto dei nostri
connazionali all’estero sta presentando più di qualche difficoltà. Al momento,
infatti, dal ministero degli Interni non è ancora possibile avere il dato
definitivo del voto dei nostri connazionali all’estero. Tanto per quanto
riguarda il Senato che la Camera all’appello mancano ancora qualche centinaio
di sezioni. In base a questi dati provvisori alla Camera il Pd (32,7 per cento)
avrebbe ottenuto sei deputati in qualità di primo partito, mentre al Pdl (31
per cento) quattro. Uno a testa, poi, per Di Pietro e Movimento associativo
italiani all’Estero. Al Senato situazione diversa dove a trionfare sarebbe il
Pdl (33,9 per cento), a cui andrebbero 3 senatori, davanti a Pd (33,1 per
cento), due senatori, e infine Movimento associativo italiani all’Estero, solo
un senatore. Fin qui i dati, che come detto non sono definitivi. Visto che
siamo ad oltre due giorni dalle elezioni e che ancora non si hanno notizie
certe, il dato non è confortante. E meno male che questi voti alla fine non
riveleranno decisi per stabilire le maggioranze sia alla Camera che al Senato.
Comunque tutto ciò è il sintomo e anche la conferma che davvero qualcosa non va
nel sistema di voto e che forse sarebbe bene mettere mano alla legge che
istituisce e regola le votazioni degli italiani d’oltre confine.

Ad essere sotto accusa in questa tornata elettorale sono in
particolare le disfunzioni, in alcuni casi anche gravi, delle operazioni di
voto. Denunce che partono tanto dai rappresentanti di liste del Pdl che del Pd
segno quindi che le falle nel sistema sono evidenti. Prima fra tutte l’assenza
di un’adeguata copertura dei seggi da parte del personale responsabile. In più
di un’occasione è stata segnalata la presenza di plichi aperti anche in
mancanza del minimo numero legale di scrutatori, in tutto tre, e dello stesso
presidente di seggio. Una precisa violazione della legge che è stata anche
segnalata alla Corte d’Appello senza che però finora siano stati presi
provvedimenti in merito. Altro problema che sarebbe stato riscontrato,
raccontano alcuni rappresentanti di lista, è la disparità tra il numero di
elettori e delle schede. Differenze che in alcuni casi potrebbero aggirarsi
attorno al 50 per cento. Per fare un esempio in alcuni seggi ci si sarebbe
trovati di fronte al dato di soli 500 votanti ma con oltre mille schede
scrutinate. Difformità che sarebbero state causate dal fatto che mentre si è
provveduto nella fase iniziale di controllo a eliminare i nominativi di quegli
elettori che non erano presenti nell’elenco dei votanti le relative schede poi
non sarebbero state eliminate.

Da qui le differenze. In altri casi, come in Perù, si
sarebbe proceduto ad annullare molte schede a causa della presenza di plichi
già aperti. Oppure in altre situazioni diversi seggi sono stati chiusi dopo la
verifica dell’assenza del numero minimo di tre scrutatori più il presidente. Il
tutto però quando già era iniziato lo spoglio. Altri problemi sono giunti anche
dalla contraffazione di alcune schede. E’ il caso di quelle provenienti dalla
ripartizione Europa, in particolare dalla Svizzera, dove le schede presentavano
non solo forma differente ma anche sempre la stessa calligrafia. Alcuni parlano
addirittura di seggi in cui migliaia di schede a favore di candidati Udc
presentavano sempre la stessa preferenza. Da qui la decisione dei presidenti di
seggio di metterle da parte e consegnando le schede alla Corte d’Appello per le
verifiche successive. Evidenti anomalie che però sono state riscontrate anche
per il voto in Sud America nel quale probabilmente l’ex senatore Pallaro
sarebbe a rischio di riconferma. Un voto estero, quindi, nuovamente poco
limpido. Almeno l’unica consolazione è che stavolta questi voti non saranno
determinanti per formare la maggioranza di governo. Davvero l’unica.