Ancora morti al Cairo ma i militari confermano la data delle elezioni

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Ancora morti al Cairo ma i militari confermano la data delle elezioni

23 Novembre 2011

Ormai sono cinque giorni che in piazza Tahrir al Cairo proseguono gli scontri tra manifestanti e forze armate. Oggi sembra difficile definire il conto preciso delle vittime che oscilla tra le quattro e le sei, circa una trentina dall’inizio del nuovo "round" di proteste.

I manifestanti del movimento “6 aprile” sono sempre più decisi a non abbandonare la piazza, organizzando un sit-in permanente fino a quando non sarà stabilita con esattezza dal Consiglio militare la data delle elezioni presidenziali, al momento fissata per il 30 giugno 2012. È stata inoltre sospesa la campagna elettorale da parte di alcuni candidati come forma di sostegno ai manifestanti.

I disordini della giornata non si sono verificati soltanto nella capitale, ma anche nelle città di Alessandria – dove hanno perso la vita due persone – e nei centri di Ismailiya e Marsa Matrouh, dove si contano altre due vittime. Altri scontri si sono verificati a Port Said, Suez, Assiut, Qenae Assuan.

La denuncia di El Baradei, premio nobel per la pace, ex-direttore generale dell’Aiea e possibile candidato alle elezioni presidenziali, conferma i sospetti sull’uso di lacrimogeni scaduti e gas nocivi da parte delle forze armate, fatto in precedenza smentito, ma che oggi avrebbe portato all’evacuazione di alcune zone del Cairo. Secondo fonti mediche, sarebbe stata questa la causa della morte per intossicazione di tre o quattro persone.

La scena politica in Egitto, all’indomani della caduta di Mubarak, vede la lotta per la costruzione di un sistema democratico in cui però si fatica a ridimensionare il potere dei militari e della vecchia classe dirigente legata al Rais. Ieri il responsabile del Consiglio supremo dell’esercito, il maresciallo Mohammed Tantawi, dopo aver annunciato le dimissioni del primo ministro del governo provvisorio, Essam Sharaf, ha dichiarato che la presenza delle forze politiche al governo potrà essere revocata tramite referendum da indire in qualsiasi momento e che le elezioni politiche si terranno il 28 novembre.