Ancora nessun blitz per liberare Padre Bossi

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Ancora nessun blitz per liberare Padre Bossi

20 Giugno 2007

Padre Bossi resta nelle mani dei rapitori. Secondo la stampa filippina, “I militari hanno rifiutato la proposta del Moro Islamic Liberation Front (Milf) per un’operazione congiunta tendente a liberare il sacerdote italiano Giancarlo Bossi dai suoi rapitori che sono riusciti a sfuggire ai controlli predisposti”.

Padre Bossi, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime) è stato sequestrato domenica 10 giugno nel villaggio costiero di Bulawan, non lontano da Payao, sede della sua parrocchia, da un gruppo di uomini di identità imprecisata. E sulla piazza del Campidoglio a Roma, da ieri su un telo bianco è esposta una foto di padre Bossi (affiancata da quella del premio Nobel Aung San Suu Kyi che, in regime di custodia domiciliare in Myanmar per motivi politici, ha compiuto 62 anni).

Secondo quanto riportato dall’agenzia missionaria Misna, il quotidiano “Philippine star,” dedica oggi all’argomento delle sue ricerche, un articolo di circa 60 righe scritto con informazioni proprie e materiali delle agenzie di stampa francese Afp e statunitense Ap.

Secondo il generale Mohammad Ben Dolorfino, che è capo dell’ “Ad hoc joint action group” (Ahjag) che si sta occupando del rapimento, padre Bossi sarebbe stato avvistato l’ultima volta domenica scorsa in una zona boschiva e isolata al confine tra le province di Lanao del norte e Lanao del Sur. Il generale, secondo quanto riportato dal quotidiano, avrebbe detto che “l’obiettivo principale è garantire la sicurezza del rapito; facendo ricorso all’uso della forza il problema non si risolve… intendiamo costringere i rapitori a negoziare”.

Anche per Eid Kabalu, portavoce del Milf, “la preoccupazione principale resta la sicurezza” di padre Bossi. A proposito delle voci sulla richiesta di un riscatto, che secondo il sito “Mindano Examiner” sarebbe pari a un milione di dollari, lo stesso Kabalu ha detto che padre Bossi potrebbe essere liberato “senza alcun riscatto”.

Padre Giovanni Sandalo, Superiore del Pime nelle Filippine e ora a capo delle operazioni del gruppo di coordinamento delle attività di ricerca, ieri ha smentito “che siano mai stati avviati contatti con i rapitori e che siano arrivate richieste di riscatto. Non conosciamo l’identità dei sequestratori, non ci hanno fatto sapere che cosa vogliono, né ci hanno dato notizie sulle condizioni di salute del nostro confratello”.