Ancora proteste in M.O. Evacuate le ambasciate Usa in Sudan e Tunisia

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Ancora proteste in M.O. Evacuate le ambasciate Usa in Sudan e Tunisia

17 Settembre 2012

Cinquanta arresti. È stato il presidente del Parlamento libico, Mohammed Al Megaryef, ad annunciare in un intervista alla Cbs il numero delle persone finite in manette perché accusate di essere coinvolte nell’assalto al consolato Usa a Bengasi, dove sono morti l’ambasciatore americano Chris Stevens e altri tre funzionari. Megaryef ha precisato che alcuni arrestati sono “stranieri entrati in Libia da diversi punti, alcuni da Mali e Algeria”.

Intanto, nonostante il segretario alla Difesa americano Leon Panetta abbia assicurato che “le proteste nel mondo musulmano sembrano stabilizzarsi”, continua a imperversare il sentimento antiamericano scatenato dalla pellicola Innocence of Muslims, soprattutto dopo l’esortazione di sabato scorso di Al Qaeda a colpire altri obiettivi americani : “Continuate le proteste – ha fatto sapere – , attaccate e incendiate le ambasciate americane, uccidete i diplomatici Usa”. Stamani un gruppo di manifestanti indonesiani ha lanciato sassi contro l’ambasciata Usa a Giakarta. La polizia ha risposto con un lancio lacrimogeni, nel tentativo di allontanare i manifestanti, in gran parte appartenenti a gruppi islamici, dalla sede dell’ambasciata. Bandiere a stelle e strisce sono state date alle fiamme e, prima che la protesta si spegnesse, due dei manifestanti sono stati arrestati.

Ieri ci sono stati disordini anche in Pakistan e una persona ha perso la vita. Nella città di meridionale di Hyderabad, secondo quanto riferisce la polizia, persone non identificate hanno aperto il fuoco durante una manifestazione di protesta provocando un morto. A Karachi, la più grande città pakistana, si sono registrati cinque feriti (due agenti e tre manifestanti) quando la polizia ha bloccato un corteo di circa 1.000 persone diretto verso il consolato americano.

Ma a 24 ore dall’ordine dato dagli Stati Uniti allo staff diplomatico non essenziale di lasciare il Sudan e la Tunisia – dove si sono registrati complessivamente 6 morti e 49 feriti e dove sono state arrestate centinaia di persone che hanno preso parte agli scontri – è giunta la notizia che l’ambasciata americana di Tunisi è stata riaperta. A comunicarlo è stato lo stesso ambasciatore, Jacob Walles che ha definito gli attentatori “una minoranza che vuole distruggere le relazioni tra Tunisia e America”.

Ma la tensione per le proteste anti-Usa sale in tutto il mondo. Il ministro degli Esteri canadesi, John Baird, ha deciso di chiudere per qualche ora le ambasciate in Egitto, Libia e Sudan per ragioni di sicurezza. Il governo francese ha fatto sapere tramite il ministro degli Interni francese, Manuel Valls, che vieterà le manifestazioni anti-americane, per evitare che si ripetano le proteste registrate davanti all’ambasciata statunitense a Parigi due giorni fa.

Uno scenario, quello delle proteste che stanno agitando il Medio Oriente, che rappresenta la più seria crisi di politica estera della stagione elettorale di Obama e che, secondo gli analisti, farà sorgere non poche domande sull’adeguatezza della risposta dell’amministrazione Usa ai timori sulla sicurezza e solleverà seri dubbi sulla gestione della primavera araba.