Andi, un giovane eroe contro l’Islam radicale
27 Marzo 2008
Per combattere il terrorismo islamico, la maggior
parte dei Paesi si affida all’esercito e all’intelligence. Per prevenirlo,
invece, c’è chi ha scelto di affidarsi a un’arma inconsueta: i fumetti. È
quanto sta accadendo in Renania Settentrionale – Westfalia, quarto Stato
tedesco per superficie e primo in quanto a popolazione e ricchezza. Ma per
l’iniziativa hanno espresso interesse anche Austria, Danimarca,
Giappone e Stati Uniti.
L’idea di utilizzare il fumetto per contrastare possibili
“deviazioni” giovanili risale in realtà al 2004, quando alcuni
funzionari tedeschi commissionarono delle strisce per mettere in cattiva
luce gruppi politici di estrema destra e neonazisti: protagonista
delle avventure era Andi, studente-eroe in lotta contro xenofobia e
razzismo. Ora, invece, ad essere preso di mira dai disegnatori è il
fondamentalismo islamico, la cui diffusione presso i giovani di Paesi come
Germania, Inghilterra e Olanda assume dimensioni sempre più preoccupanti.
A combattere la potenziale diffusione dell’Islam radicale presso i giovani
è ancora una volta lo studente Andi, affiancato in questa nuova
serie dalla fidanzatina musulmana Ayshe e da suo fratello Murat, che cade
nella rete di un “predicatore dell’odio”. Le vicende dei tre sono
finalizzate a mostrare le differenze che intercorrono tra l’Islam pacifico e
tollerante della ragazza e quello fondamentalista del predicatore, così come i
rischi ai quali vanno incontro giovani musulmani come Murat – facile preda
della predicazione che giunge da moschee vicine agli ideali del terrorismo
internazionale.
Il fumetto, stampato in 100.000 copie, è stato distribuito in tutte le
scuole secondarie della Renania Settentrionale – Westfalia. E il ministero
dell’Interno della regione tedesca, stando alle parole di Hartwig Moeller (a
capo del dipartimento per la salvaguardia della costituzione), sembra dare
grande importanza all’iniziativa. Ovviamente, con tutte le cautele del
caso: “Siamo sempre stati molto attenti a non ferire i sentimenti delle
persone e a non provocare rabbia disegnando una caricatura dell’Islam”,
afferma Moeller, con implicito riferimento alla vicenda delle vignette
danesi raffiguranti il profeta Maometto.
“Abbiamo dovuto chiarire che non ce la stavamo prendendo con i musulmani,
ma con quelle persone che strumentalizzano l’Islam per fini politici”
continua Moeller, che da anni dedica buona parte del suo lavoro ministeriale
all’educazione civile dei giovani. I fumetti di Andi, che graficamente
riprendono lo stile dei manga giapponesi, parlano ad un pubblico che va dai 12
ai 16 anni e vengono letti dagli studenti nel corso delle lezioni di religione
ed educazione civica. Il costo del progetto, sottolinea Moeller, è molto
contenuto: 30.000 €, disegnatori e processo di stampa compresi.
Volendo trovare un paradosso, spiega il responsabile dell’Interno, è che l’idea%0D
del fumetto è venuta proprio dai nemici che si cerca di combattere:
“Abbiamo imparato da loro. È esattamente a quest’età (12-16 anni, ndr) che
gli islamisti provano, attraverso scuole coraniche e altri strumenti, a
inculcare valori alternativi”. La scelta del fumetto è secondo molti
analisti un modo per rispondere alla “narrativa” di Al Qaeda: un
mezzo di comunicazione potentissimo, atto a mostrare l’Occidente in guerra
contro l’Islam in Iraq e Afghanistan – in un conflitto che i buoni
musulmani dovrebbero combattere fino al martirio.
La reazione dei musulmani della regione all’iniziativa del ministero, a
dispetto di quello che si potrebbe pensare, è stata complessivamente
positiva. Aiman Mazyek, segretario generale del Consiglio Centrale dei
Musulmani in Germania, ha dichiarato che “l’approccio di base è buono e
giusto, ci spiace solo che le autorità non ci abbiano avvertito in anticipo
dell’iniziativa: sarebbe stata ancora migliore”. E se la figura del
predicatore è un po’ “esagerata”, Mazyek ammette però che “ci
sono persone come quelle, non posso dire che non ci sono”.
Resta ora una domanda, a fronte delle strisce di Andi e di analoghe
iniziative. Se Al Qaeda offre a molti giovani un senso di identità e giustizia
nel quale riconoscersi, i fumetti occidentali possono essere un valido
strumento difensivo? Molti psicologi risponderebbero plausibilmente che,
affinché le storie di Andi siano efficaci, il ragazzo deve presentarsi come un
modello vincente per gli studenti tedeschi; e allo stesso tempo – la questione
non è secondaria, vista la scarsa attenzione dedicata all’educazione civica in
Stati come il nostro – la scuola deve supportare il più possibile
l’iniziativa del governo.
Detto ciò, sono in molti a credere che simili trovate possano sortire un buon
effetto. Nel corso di una conferenza sul terrorismo recentemente svoltasi a
Stoccolma, l’esperto svedese Magnus Ranstorp ha citato l’esempio della rockstar
indonesiana Ahmad Dhani, che ha sfidato l’estremismo con un album molto
popolare, “Warriors of Love”: dopo aver escluso la necessità di
“crociate musicali” europee contro il fondamentalismo, Ranstorp ha
posto però il tema cruciale dell’utilizzo dei mass media e di programmi di svago
per mettere un freno all’estremismo. E secondo Richard Barrett, funzionario
delle Nazioni Unite, personaggi ben costruiti, attori e cantanti possono
davvero giocare un ruolo positivo in questa sfida culturale.
Sulle potenzialità dei comics come
mezzo di comunicazione, del resto, abbiamo un esempio emblematico in
“Persepolis” di Marjane Satrapi, diventato lo scorso
anno film di animazione. “Persepolis”, primo fumetto iraniano
mai realizzato, è stato disegnato dall’autrice nel 2000 e ha esordito in Francia
in quattro volumi, vincendo premi e trasformandosi presto in un caso letterario
internazionale. Il film, realizzato nel 2007 in collaborazione con Vincent
Paronnaud, è stato candidato all’Oscar e ha fatto il giro delle sale
cinematografiche di tutto il mondo.
In “Persepolis”, l’autrice altro non fa che
raccontare la propria storia di giovane iraniana, prima e dopo la salita al
potere dei khomeinisti: un modo per mettere in luce, o meglio su carta, tutte
le deviazioni di una dittatura feroce. Marjane, in patria, non è più persona
gradita: i suoi fumetti, però, hanno avuto il merito di far conoscere ovunque –
con una modalità espressiva certo più accattivante di saggi e reportage – come
vivono i suoi ex compatrioti e a quali conseguenze ha portato la vittoriosa
Rivoluzione Islamica del 1979. E chi lo sa se, proprio grazie a Marjane, molti
potenziali fondamentalisti non rivedranno le loro posizioni…