Andrea Scanzi, il fosforescente

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Andrea Scanzi, il fosforescente

Andrea Scanzi, il fosforescente

27 Maggio 2020

Mi è capitato di seguire qualche spezzone di diretta facebook di Andrea Scanzi, il giornalista aretino che va per la maggiore. Devo dire che è stata una penitenza: davanti a tanta saccenza, si rimane imbarazzati, come di fronte alle caricature. Può un giornalista pavoneggiarsi in tal modo? Scanzi si ammira, si ascolta, si piace e si compiace. Soprattutto perché si crede in grado di sbranare gli avversari politici, come un mastino, mentre altro non è che una sanguisuga a caccia del cibo che predilige, la notorietà.

Sì, perchè Scanzi sceglie i suoi avversari con astuzia: Vittorio Sgarbi è in grado di scatenare polemiche epocali? Allora bisogna attaccarlo frontalmente: l’effetto rimbalzo è assicurato, il rumore della lite si spargerà sino ai confini della terra.

Il leader politico di cui ora più si discute è Matteo Salvini? Bene, un libro su di lui (“Il cazzaro verde”), farne la propria personale ossessione, assicura già di per sé un folto pubblico. Chi è contro di lui, pensa Scanzi, sarà con me: bisogna surfare, salire sulle onde che già esistono, farsi portare in alto da loro. Così anche i nani sembrano alti…

Parecchio sgarbato, imitando Sgarbi; molto velenoso, alla maniera di Marco Travaglio, da cui ha preso l’usanza poco gradevole di storpiare i nomi per deridere il prossimo senza concedergli l’onore del duello; notevolmente altezzoso, per stare alle contrade aretine, come Maria Elena Boschi: anche Scanzi si sente intelligente e bello. Come la Boschi, inoltre, sfoggia vestitini e atteggiamenti di sopracciò che si fanno notare.

Tra i personaggi del passato, invece, ricorda il conterraneo Pietro Aretino: estremamente ambizioso, aggressivo con “calcolata civetteria”, l’Aretino fu un polemista pornografo del Cinquecento che fece scuola in Europa. Di lui si diceva: “Di tutti disse mal fuorché di Cristo,/ scusandosi col dire ‘non lo conosco’”.

Anche Scanzi ama soprattutto dir male: molti insulti, battute acide e veloci, poco ragionamento. Analizzare, pensare, non si addicono a chi aspira a fare il guitto: chissà se Scanzi ha mai pensato, ri-guardandosi (sono certo che lo fa volentieri), che la sua ricerca di pose, così come la predilezione per il

colore nero, potrebbe rammentare, a qualcuno, l’uomo del ventennio, i suoi atteggiamenti narcisistici e cupi.

Scanzi denigra ora Tizio ora Caio, senza mai sentirsi vincolato ad alcuna coerenza. Può scrivere pubblicamente a Matteo Renzi che è stato “il peggior presidente immaginabile, circondato dalla peggiore classe dirigente immaginabile”, all’indomani del referendum costituzionale, e poi appoggiare con tutta la foga possibile il governo Conte bis, voluto da Renzi stesso.

Scanzi fa il profeta

L’introduzione di un suo articolo del 28 maggio 2018 su Il fatto quotidiano, riletta oggi, è sufficiente a rendere evidente la boria e la capacità profetica del soggetto in questione: “Anche solo alludere a un contratto M5S + Pd è folle. M5S + Lega sarebbe il male minore, però un governo di scopo breve e poi al voto… I 5 Stelle non andranno mai al Governo… E’quel che ho scritto in questi mesi, dal 4 marzo a oggi, evitando volutamente di scrivere alcunché quando quasi tutti (io no) davano per scontata la nascita del governo Conte. Ovviamente ci ho preso su tutta la linea . Io non sbaglio mai. E se sbaglio è perché lo decido io. Quando volete sapere come andranno le cose, chiedetelo a me”.

Dopo le profezie del signor “Io non sbaglio mai”, abbiamo avuto, dal I giugno, il “Salvimaio”, e, successivamente, non il voto, ma il “contratto M5S + Pd”, quello che per Scanzi era del tutto impossibile!

Ma torniamo un attimo al Conte 1, cioè al “Salvimaio”.

Cosa scriveva di Matteo Salvini il giornalista che ora lo definisce “il cazzaro verde”, trattandolo un po’ come aspirante dittatore, un po’ come un mentecatto?

Il 12 giugno 2018 Scanzi elogiava Salvini e l’alleanza M5S-Lega in un articolo intitolato “Aquarius. Salvini continua a indovinarle tutte”. Vi spiegava che “non ha messo in pericolo nessuna vita… perché non è un aguzzino (non scherziamo) e perché l’Italia è un Paese che come accoglienza non ha nulla da invidiare a nessuno… Questo governo sta violentemente sulle palle a larga parte dei tromboni insopportabili che hanno devastato questo paese. Fossi nel Salvimaio, me ne vanterei. Ma i 5 Stelle non calano. I sondaggi dicono che i 5 Stelle non calano… Salvini, in concreto, ha ottenuto davvero qualcosa? Forse no, ma ha dimostrato ai suoi elettori che “se alzi la voce l’Europa ti sente”. A lui interessava solo questo. Quindi ha vinto lui. Più lo tratteggiate da Goebbels e più gli fate un regalo. Oltretutto, a differenza di molti politici, lui anche al potere sta facendo quello che aveva promesso di fare. Chissà: forse è anche per questo che lo votano”.

L’11 ottobre 2018, spiegando che “non c’erano alternative al Salvimaio”, Scanzi chiosava: “Ma Salvini mica è scemo (anche se tanti lo dipingono così)… ”.

Poi, come si è detto, è arrivato il tempo di cambiare disco: il genio è Conte, lo scemo del villaggio che non ne azzecca mai una che sia una è il leader della Lega. Parola di “Io non sbaglio mai”!

Per chiudere il ritratto del fenomeno mediatico del momento (capace di rendere simpatici, con i suoi attacchi dissennati, anche personaggi che, per me, non lo sono), guardatevi un suo video, teatrale, del 25 febbraio scorso: Scanzi inveiva contro l’attuale governo, le cui misure gli avevano imposto di annullare le date degli spettacoli teatrali! Avvolto nel suo giubbino di pelle nero, sfoggiando occhiali da sole e l’aria di chi ha davvero capito tutto, arrivava a urlare: «Cosa state a casa? Pensate che si va in guerra? Perché vi viene un piccolo ca*** di raffreddore vi preoccupate? Ma quale pandemia, si tratta di un raffreddore».

Poi è di nuovo cambiato tutto, la pandemia si è rivelata in sogno anche a lui, e l’ermetismo di Conte-il-decisionista è diventato provvidenziale.

Tutti a casa, ha cominciato ad urlare…e il web è diventato il suo palcoscenico teatrale.

E sarà così finché la gente non si accorgerà che un cazza**, benché magniloquente e fosforescente, rimane tale.