Animo Sarkò! Bini Smaghi non schioderà dalla Bce
27 Ottobre 2011
di redazione
Lorenzo Bini Smaghi è un gentiluomo che ha una lunga carriera alle spalle. E’ ambizioso, competente, capace. Ha studiato in Belgio e negli Usa. E’ un patrizio, degno di ‘contea’. Ha un passato al Fondo Monetario Internazionale e in Banca Italia. Per ambire ad avere un posto nella governance monetaria europea si tratta del minimo (sangue blu escluso, s’intende). E’ approdato nel direttorio della Bce al posto del poro ex-ministro Tommaso Padoa Schioppa, trasferitosi da Francoforte a Viale XX Settembre per andare a fare il ministro dell’economa nell’ultimo governo Prodi. La scadenza naturale del mandato di Bini Smaghi da membro del direttorio Bce è prevista per Maggio 2013. Voleva la banca d’Italia Bini Smaghi. Come noto, non l’ha avuta. Politics is politics, come dicono gli americani. Vorrà dire che il nostro conte non aveva gli agganci giusti. In occasione della nomina di Mario Draghi a governatore Bce – formalmente in carica dal prossimo 1 novembre – Bini Smaghi non si è fatto da parte, e questo ha fatto ‘arrabbiare’ Sarkozy più del dovuto, visto che adesso non c’è neanche un francese nel direttorio di Francoforte.
Bini Smaghi non schioda, è un fatto. Perché dovrebbe? Formalmente la Bce non obbedisce a logiche ripartitorie su base nazionale. Almeno ufficialmente. Una linea sulla quale si è attestata ieri anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel: “L’indipendenza della Bce non deve essere messa in discussione”. Chissà se oltre a essere un niet tedesco al ‘partito’ della riforma dello statuto della banca centrale per rispondere alla crisi del debito con una svalutazione dell’euro, la sortita della Kanzlerin non sia anche un monito alle bizze francesi. Ancora ieri il ‘traballante’ inquilino dell’Eliseo, ha risposto stizzito a una domanda di un giornalista sull’affaire Bini Smaghi, con un “C’era un impegno ed è sempre meglio rispettare gli impegni”. Un richiamo stizzito e neanche tanto velato brocardo ‘Pacta sunt servanda’, gli impegni si rispettano. Le elezioni presidenziali francesi incalzano, Sarkozy è giù nei sondaggi, e se non vende bene l’unica cosa che può, un’aggressiva politica estera ‘et la defense de la grandeur de la Fraaance‘, rischia di perderle sul serio le elezioni. Da parte sua Berlusconi ha tante grane. L’Italia è sotto attacco speculazione. Sarkozy e Merkel si scambiano sorrisetti e non aiutano il Cav. in patria. Insomma sono altri i problemi per il governo italiano.
Di precedenti di coabitazione tra membri della stessa nazionalità ai piani alti della Bce non ce ne sono. E l’argomento francese è solido. Quando il nome dell’allora governatore della Banque de France, Jean-Claude Trichet fu blindato alla successione dell’olandese Wim Duisberg, il vice-presidente del direttorio Bce, il francese Christophe Noyer si dimise con sei mesi d’anticipo. Per sei mesi non vi furono francesi nel direttorio. Nessuno fece un grinza, Parigi non protestò. Era il prezzo da pagare per avere un franzoso al vertice della Bce. Il 1 Novembre 2003, Trichet divenne governatore della Bce e Noyer divenne lo stesso giorno il nuovo governatore della Banque de France. Come doveva andare. In Italia il processo è andato storto. Lo scmabio non è stato possibile. Nelle alte sfere italiane, tra palazzo Koch e il Quirinale, Bini Smaghi come governatore di Banca Italia non piaceva. Si voleva un interno. Ignazio Visco era l’uomo giusto per il governo e per il Quirinale. E si torna al solito problema dell’Italia: campanili e fazioni. Anche il Machiavello lo diceva. Bini Smaghi resterà dov’è e non potrà essere cacciato se non con un’offerta degna. "O’ Meretricio, tu dici? Macché, it’s only politics, stupid!".