Appalti. Bondi: “Contro di me accuse senza che possa difendermi”

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Appalti. Bondi: “Contro di me accuse senza che possa difendermi”

22 Maggio 2010

"Sono costretto a rivolgermi ai più alti rappresentati delle istituzioni, in qualità di senatore e di ministro della Repubblica, in maniera inusuale me ne rendo ben conto, ma sotto l’urgenza di insinuazioni e di accuse che da settimane mi vengono formulate dai mezzi di comunicazione senza che io possa in alcun modo tutelare la mia onestà e difendermi secondo i diritti che spettano ad ogni cittadino in uno Stato civile". Lo afferma il ministro per i Beni culturali e coordinatore del Pdl Sandro Bondi, in una lettera aperta ai presidenti della Repubblica, del Senato e del Consiglio.

L’esponente del governo passa quindi a riepilogare i vari artcoli di stampa che in questi giorni lo hanno tirato in balo a proposito di inchieste giudiziarie. "Come si vede – prosegue – sono esposto da più di una settimana, e chissà quanto ancora continuerà questo incivile e violento trattamento, ad ogni genere di supposizioni, di sospetti, di insinuazioni e di vere e proprie diffamazioni, senza che io possa in alcun modo difendermi. Sospendo ogni giudizio sulla correttezza e sulla deontologia professionale di quotidiani e di giornalisti, compresi quelli che sono considerati di centrodestra. Saranno chiamati nei prossimi giorni a renderne conto in una sede giudiziaria". "Non chiedo privilegi o immunità. Chiedo soltanto il rispetto della mia persona prima ancora che del mio ruolo politico e istituzionale".

"Mi domando – prosegue il ministro – e Vi domando: come può una persona tutelarsi da questo fango, da queste brutali insinuazioni? Come può una persona difendersi da accuse fatte circolare e continuamente alimentate dal circuito mediatico senza avere la possibilità di far valere i propri diritti di cittadino, esposto al pubblico ludibrio e alla disapprovazione morale e politica prima ancora che a qualsiasi verifica e esame giudiziario?". "Come è possibile rimanere integri, anche fisicamente, quando ogni giorno il proprio nome viene associato ad ogni genere di supposizioni senza alcuna verifica e controllo di attendibilità delle stesse notizie che vengono propalate? Credo ancora in un libero giornalismo che contribuisca alla denuncia dei mali del Paese e degli eventuali reati compiuti anche dalla classe politica, attraverso però una scrupolosa ed attenta indagine sulle fonti di informazioni e sul rispetto della persona, che è un valore tutelato dalla nostra Costituzione".

"Io credo ancora in una giustizia che persegua i reati, quando vengono accertati, e punisca severamente i colpevoli, con tutte le garanzie previste dallo Stato di diritto. Così come credo ancora in una democrazia capace di emendarsi e di rinnovarsi senza ricorrere alla gogna mediatica, alla punizione anticipata e preventiva di coloro che hanno la disavventura di entrare nel tritacarne mediatico-giudiziario, senza neppure che si attenda il responso delle indagini e dei processi e senza addirittura sapere se esistano o meno procedimenti penali a carico della persona oggetto di tali gravi insinuazioni".

"Questo fenomeno e questo meccanismo – insiste Bondi – lo abbiamo già visto all’opera, lo abbiamo già conosciuto nel passato, e sappiamo che non ha condotto a nessun autentico cambiamento della società italiana. Spesso ha condotto a gravi ingiustizie e a veri e propri drammi umani". "Spero che ciò non si ripeta ancora, perchè dimostrerebbe che il nostro Paese non è capace di rinnovarsi senza fuoriuscire dalle regole, senza passare attraverso la ricerca di capri espiatori, che non solo contrasta con il senso di giustizia, ma che alla fine si rivela un male peggiore di quello che si vorrebbe estirpare".

"Per queste ragioni – conclude il ministro – mi sono rivolto a Voi, nella speranza che il mio caso, che è piccola cosa ma vive drammaticamente in me, possa suscitare qualche interrogativo prima che non sia troppo tardi".