Appello finale: votate per il berlusconismo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Appello finale: votate per il berlusconismo

12 Aprile 2008

Questa campagna elettorale sarà stata pure vacua e noiosa ma la posta che mette in gioco è da jackpot. Il 13 e 14 aprile non si sceglie solo se mandare al governo Berlusconi e Veltroni, ma si partecipa a un referendum sul bipolarismo in Italia.

Ci sono state campagne elettorali nel passato in cui la portata dell’innovazione berlusconiana trasformava la consultazione in un referendum pro o anti Cav. Era Berlusconi, volenti o nolenti, il perno della scelta elettorale, sia nello sceglierlo che nel rifiutarlo.

Questa volta è proprio il contenuto di quell’innovazione ad essere messa alla prova delle urne. E’ il bipolarismo che la sua scesa in campo ha messo in circolazione nel sistema italiano,  in maniera ancora incerta e confusa,  che deve trovare la sua definitiva stabilizzazione o essere seppellito per molti prossimi anni. E’ infondo la sostanza del berlusconismo che è messa in palio.

Walter Veltroni ha interpretato questo passaggio dalla parte del perfezionamento del bipolarismo. La nascita del Pd è questo prima ancora che un retorico richiamo al nuovismo. La formula ha molti difetti – il sacrificio elettorale della Margherita in termini di seggi non mancherà di dare problemi; alcune convivenze forzate sono foriere di ambiguità e compromessi; l’affollamento di leader  in cerca di posizioni è solo per il  momento tenuto a bada – ma nel complesso il Pd rafforza l’abitudine bipolare  alla scelta netta dell’elettore per la guida del governo.

Sul versante opposto la nascita del  Pdl corrisponde alla stessa esigenza: la creazione di due blocchi alternativi, la cui somma elettorale si avvicini o superi il 70 per cento, come avviene quasi ovunque in Europa (in Spagna Psoe+Pp superano l’80 per cento, in Germania Cdu+Spd sono al 70, ecc..). E’ un requisito importante per la stabilità dei sistemi politici, per la legittimazione reciproca tra le parti e per poter ricorrere – in casi eccezionali – a maggioranze costituzionali in grado di governare assieme passaggi cruciali per un paese.

Berlusconi ha ragione quando, rispondendo a Casini che lo agita come uno spauracchio, dice che il “Veltrusconi”  non esiste. Si va in campagna elettorale per vincere e non per pareggiare (a meno di non essere tipi stravaganti come Giovanni Sartori che sul Corriere propone il voto disgiunto di protesta). E se Berlusconi vince, come tutto sembra indicare, non ci sarà bisogno d’altro per governare che i suoi eletti e il suo programma. Quello che conta invece è che il sistema consenta – quando è necessario – alleanze straordinarie tra le due forse politiche maggiori.

Niente Veltrusconi dunque ma un panorama politico stabile dove la collaborazione tra avversari (quali che siano) non sia vista come un inciucio ma come una delle risorse (estreme) del sistema.

Lo spauracchio vero allora non è il connubio contro- natura tra Berlusconi e Veltroni, ma il “Casinema” o “Dalemini”, l’alleanza possibile cioè tra Massimo D’Alema e Pierferdinando Casini all’insegna del ritorno al proporzionale  italo-tedesco, con la benedizione di De Mita (leggetevi la resurrezione dell’uomo di Nusco e i segnali d’intesa con D’Alema raccontati da Cazzullo sul Corriere). Questa è l’altra opzione del referendum del 13 e 14 marzo: l’affermazione delle forze minori (Casini, Bertinotti, ecc) che porti all’esplosione di Pd e Pdl e al rimescolamento di tutte le carte. D’Alema aspetta al varco la sconfitta di Veltroni per riprendersi ciò che considera suo; Casini brama la vendetta e la spoliazione del partito berlusconiano per realizzare il suo sogno centrista. Oggi si accusa al “porcellum” di lasciare la scelta degli eletti ai segretari di partito; domani se vincesse il “Casinema”, i segretari di partito sceglierebbero anche il premier.

Si tratta di due concezioni della politica opposte: una tendenzialmente bipartitica, l’altra coalizionista e tendenzialmente priva di alternanza. C’è sicuramente molta più differenza tra queste opzioni che tra i programmi del Pd e del Pdl. Per questo, invece di fare uno scontato endorsement a favore di Berlusconi, questo editoriale di fine campagna, fa un appello a favore del  berlusconismo , persino quello dello schieramento avversario.