Apple e Jobs vanno sulle nuvole con iCloud, allontanandosi sempre più dai Pc

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Apple e Jobs vanno sulle nuvole con iCloud, allontanandosi sempre più dai Pc

07 Giugno 2011

iCloud e Steve Jobs. O meglio, Steve Jobs e iCloud. Questo il contenuto del keynote svoltosi ieri a San Francisco alla conferenza Wwdc. In realtà c’è stato anche molto altro, ma quando c’è di mezzo l’iCeo tutto passa in secondo piano. Tranne l’avvento di iCloud, un’applicazione che come le sue sorelle di Amazon e Google potrebbe pensionare il vecchio modo di intendere i pc, eliminando l’ieea di conservare i propri dati su un hard disk fisico.

Cominciamo da lui, il numero 1 di Apple ufficialmente in congedo si è presentato per la seconda volta in pochi mesi in pubblico ed è apparso dimagrito e indebolito ma con la voce salda, forte anche della beffarda colonna sonora di James Brown con “I feel good”, in barba a tutte le speculazioni sul suo stato di salute. Ha tenuto il palco in apertura e chiusura tenedo per se la presentazione del piatto forte, iCloud.

La nuova killer application firmata Cupertino includerà una serie di servizi già presenti in Mobile Me (ovvero la gestione di Contatti, Mail e Calendario) ma aggiungerà funzioni come il backup automatizzato dei dispositivi iOS e l’archiviazione dei document. In più, iCloud integrerà PhotoStream, una app che permette di salvare le foto per 30 giorni su iCloud e quindi di inviarle a tutti i dispositivi. La parte più forte riguarda però iTunes: è previsto iTunes in the cloud, un servizio che permetterà di sincronizzare la propria musica acquistata su tutti i dispositivi. Questa prima parte è gratuita mentre sarà a pagamento iTunes Match (24,99 dollari l’anno in USA), un software che sostituirà la musica non originale della propria libreria con brani equivalenti presenti sullo store. In tutti questi casi i dati verranno salvati non sul proprio pc ma su una sorta di server centrale che gestirà ogni cosa, permettendo di fatto l’abolizione dell’hard disk personale del pc e garantendo l’accesso ai propri dati in ogni parte del mondo ci si trovi. Ma le novità non finiscono qui, e prefigurano una possibile prematura dipartita del mouse.

Con il nuovo sistema operativo Mac Os X Lion (scaricabile per meno di 30 dollari da luglio), si moltiplicano le operazioni gestuali sul trackpad con il Multi-Touch. Si tratta di una tavoletta, grande all’incirca quanto un cd, su cui inserire i comandi da inviare allo schermo e che permette l’eliminazione del mouse. La stessa direzione è stata intrapresa da iOS5, il sistema operativo mobile di Apple, con una serie di novità interessanti. Gli utenti lo potranno utilizzare dal prossimo autunno su iPhone 3GS e 4, iPad 1 e 2 e iPod Touch di terza e quarta generazione. La principale nuova caratteristica riguarda la fotocamera, che su iPhone 4 sarà attivabile premendo sul tasto del volume o sul tasto LockScreen. Anche nell’app dedicata alle immagini sono state introdotte nuove funzioni e la possibilità di organizzare le foto in album sincronizzabili in automatico con iCloud. Interessante poi iMessage, un servizio di messaggistica che consente l’invio di messaggi istantanei di testo con eventuali contenuti multimediali, foto e video, tra tutti i dispositivi mobili dotati di iOS 5. Newsstand è invece il nuovo modo di acquistare e organizzare giornali e riviste sui propri terminali in un’unica applicazione, che è poi un’edicola virtuale. Infine, anche Twitter è stato integrato, cosicché i tweet saranno accessibili e inviabili direttamente da tutte le applicazioni compatibili, senza dover aprire quella specifica.

Dal keynote di ieri arrivano dunque alcune indicazioni interessanti. La prima è che lo strappo operato da Apple nei confronti del mondo pc si sta allargando e in pochi anni anche gli utenti dovranno scegliere da che parte stare. La seconda è che nel bene o nel male Steve Jobs è sempre al centro dell’attenzione. Si tratti di un annuncio, un keynote o una smentita (come quella riguardante le voci su iPhone5) lui c’è, mettendoci la faccia (sempre più magra) e le idee. Onore al merito, anche se i prodotti Apple non sono poi così rivoluzionari come vorrebbero far credere da Cupertino.