Approvata la manovra: il governo taglia le Province ma tassa i ricchi
12 Agosto 2011
Alle 21,04 di venerdì la manovra è stata approvata dal Consiglio dei Ministri. Quella che servirà all’Italia per rastrellare 45 miliardi di euro e arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, così come è stato chiesto dalla Bce. I provvedimenti anti-crisi contenuti nel pacchetto sono tre: un decreto-legge, un ddl di riforma costituzionale per modificare gli articoli 41 (quello sulla libertà dell’iniziativa economica) e 81 (quello che disciplina le regole del bilancio), e una legge delega per la riforma del sistema assistenziale.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, hanno spiegato alcuni dei contenuti della manovra subito dopo il Cdm, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, anche se durante il pomeriggio erano già circolate delle anticipazioni. Alle 11 di sabato Tremonti, sempre in conferenza stampa, darà ulteriori dettagli. Intanto il Cavaliere ha confermato, tra le altre cose, l’introduzione di nuove tasse sui redditi medio-alti."Il nostro cuore gronda sangue – ha detto – avevo promesso che non avrei mai messo le mani nelle tasche degli italiani ma la situazione dell’economia è cambiata".
Vediamo nello specifico gli interventi per il risanamento. La stretta più incisiva arriva per gli Enti locali: prima di tutto saranno tagliate circa 54 mila poltrone nelle Province, Regioni e Comuni; poi, dalle prossime elezioni, saranno soppresse le Province con un numero di abitanti inferiore ai 300 mila. Secondo una lista diffusa dal Corriere.it sarebbero 36, sparse su tutto il territorio italiano. Non solo, ma i Comuni con meno di mille abitanti saranno accorpati e i componenti dei Consigli regionali ridotti.
La manovra prevede un "contributo di solidarietà" per i parlamentari pari al 10 % per i redditi superiori ai 90 mila euro ma inferiori a 150 mila, e del 20 % per quelli superiori a 150mila euro. Esattamente il doppio di quanto previsto per i dipendenti pubblici e privati. Infatti per i dipendenti privati il contributo sarà del 5% sopra i 90.000 euro e del 10% della quota eccedente 150.000 euro, come già previsto per i dipendenti pubblici. Stop ai voli "di classe" per le cariche pubbliche: i parlamentari, gli amministratori pubblici e i dipendenti dello Stato voleranno tutti in Economy.
Un altro ambito d’intervento è quello della previdenza. Non ci sarà un centesimo detratto dalle pensioni, ma il progressivo innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni, per le donne nel settore privato, sarà anticipato dal 2020 al 2015. Inoltre si è parlato di un disincentivo per le pensioni di anzianità, con anticipo al 2012 del requisito di 97 anni data dalla somma di età anagrafica e anni di contribuzione.
Per contrastare l’evasione fiscale il governo prevede la tracciabilità di tutti i pagamenti superiori a 2,500 euro tramite. Ciò vuol dire che cifre superiori a questa dovranno essere pagate solo con assegni o trasferimenti bancari, con la comunicazione all’Agenzia delle Entrate delle operazioni per le quali è prevista l’applicazione dell’Iva. In più ci sarà un giro di vite sulle sanzioni ai danni di coloro che non emettono ricevute o scontrini fiscali, cioè multe più salate e sospensione dell’attività.
Nella bozza, che era circolata già durante il Cdm, era prevista la liberalizzazione e la privatizzazione delle professioni e dei servizi pubblici locali, ad esclusione dell’acqua, visto l’esito del referendum del giugno scorso. Ci sarà l’estensione erga omnes dei contratti aziendali che potranno così derogare a quelli nazionali e a una parte dello Statuto dei lavoratori e, sempre in materia di lavoro, ci sarebbe l’aumento dell’aliquota Irpef per i lavoratori autonomi con redditi superiori ai 55mila euro. E’ saltata invece l’ipotesi di una riduzione degli stipendi dei dipendenti pubblici. Il ministro Tremonti ha poi specificato che i settori della Sanità, della Cultura, della Scuola e della ricerca non verranno toccati.
Subito dopo la conferenza stampa c’è stata l’immediata levata di scudi del centrosinistra. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, raggiunto dai microfoni del tg La7, ha detto che la manovra "è a carico dei ceti popolari e dei ceti medi". Più dura la reazione del presidente di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, che ha definito l’ha definita "un atto di guerra contro l’Italia".
Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, difende senza esitazione l’operato del governo e quello del premier: "È una manovra certo severa, ma improntata all’equità, al rigore e allo sviluppo". Poi ha aggiunto: "Berlusconi si dimostra ancora una volta l’unica personalità politica in grado, attraverso la propria leadership, di traghettare il Paese fuori dalla crisi dando risposte credibili agli organismi internazionali".