Ardant: Curcio è un eroe perché non ha tradito le sue idee
04 Settembre 2007
di redazione
“La cosa che mi fa più male è aver fatto del male ad altri. Le frasi che ho detto hanno ferito delle persone. Per questo voglio chiedere ancora perdono. E chiarire il mio pensiero”. Così l’attrice francese Fanny Ardant ritorna, per la prima volta dopo lo scandalo, sul significato di quella frase che tanto scalpore ha provocato in Italia: “Per me Curcio e’ un eroe”.
In un’intervista al settimanale Grazia afferma: “Le parole incriminate fanno parte di una dichiarazione più ampia: Ho sempre considerato il fenomeno Brigate rosse molto coinvolgente e passionale. Voi in Italia avete quello che per me è un eroe, Renato Curcio, lui non è diventato un uomo d’affari'”, come invece è successo, secondo l’attrice, a certi personaggi francesi che hanno vissuto il ’68 tradendo così le loro convinzioni politiche.
Fanny Ardant precisa di aver chiesto lei stessa di potersi scusare pubblicamente con gli italiani: “Il mio non è mai stato un discorso politico, volevo solo spiegare la mia visione dell’umanita’”. E racconta come sono nate le sue dichiarazioni, collegate al libro di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, “Spingendo la notte piu’ in la’”: “Quel che volevo dire e’ che, come scrive Calabresi, anche io penso che dobbiamo scommettere sull’amore per la vita. E io credo profondamente che, al di la’ della giustizia, ci sia il perdono, perche’ il perdono e’ piu’ forte della giustizia. La morte e il dolore non si possono mai dimenticare, il perdono invece ci puo’ aiutare. Nessuna giustizia ci rendera’ mai la presenza delle persone che abbiamo amato e perso. Penso che il peggior castigo sia la perdita della felicita’. La vera punizione ci viene dal rimorso, dalla consapevolezza del male compiuto. Io credo molto nel percorso interiore di ogni essere umano”. E prosegue spiegando perche’ ha preso ad esempio proprio Curcio: “Perche’ era connesso con il libro e le tesi di Calabresi. Io ho parlato di un uomo che e’ in galera, che gestisce da solo, nella sua solitudine interiore, la propria espiazione, che non ha negoziato la propria liberta’ come una merce, che ha pagato il suo debito alla societa’. Chiunque sia capace di fare questo – spiega l’attrice – ha diritto al rispetto. Chiunque. Non limito il mio discorso a Curcio, ma a tutta l’umanita’. Questo e’ cio’ che volevo dire”.
Alcuni dei familiari delle vittime delle Brigate rosse l’hanno querelata. A loro Fanny Ardant rivolge queste parole: “Mi dispiace di averli fatti soffrire. Il mio vero desiderio sarebbe incontrarli di persona, parlare loro a voce, con la mia voce. E con le mie parole”.