Argentina vs Germania, dove arriveranno i ragazzacci di Maradona?

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Argentina vs Germania, dove arriveranno i ragazzacci di Maradona?

03 Luglio 2010

Girl power! L’evoluzione dei costumi di due Repubbliche Federali, parlamentare e presidenziale, rappresentate entrambe all’apice della piramide del potere dal gentil sesso: Argentina-Germania vale il terzo quarto di finale del G8 pallonaro tra la tradizione teutonica e l’estro argentino di Angela Merkel e Cristina Elisabet Fernández de Kirchner.

Un "Superclasico" mondiale da due finali e un quarto, quello di quattro anni fa vinto ai rigori dai tedeschi e che ancora oggi brucia agli argentini. Inchiodati da allora al 30 giugno 2006: Messi in panchina per tutta la gara e i bigliettini con le soffiate dei penalty nei parastinchi di Lehman tornano in mente nella vigilia infuocata.

Pura "strategia della tensione". Beckenbauer: “L’Argentina non è mai partita in vantaggio contro la Germania”. Schweinsteiger: “Fanno la sceneggiata, bisognerà stare calmi e non cadere nella trappola”. Maradona: “Un pochino nervosetto, il ragazzo”. Il capitano Lahm: “La verità è che non sanno perdere e tutt’oggi devono smaltire quella sconfitta. Ci hanno sottovalutato allora e lo rifaranno adesso”.

Ancora Maradona, in versione sfottò ai tedeschi e stima smisurata al Mourinho che del Bayern-Germania ha fatto un sol boccone in finale di Champions: “Ho il suo numero per i consigli dell’ultimo minuto”. Persino una spia tedesca agli allenamenti e il “rapporto Siegenthaler”: – Imitare l’Inter di Mourinho con il Barcellona, bloccare Messi fermando chi deve fargli arrivare i palloni -. Già, come parlassimo di Iaquinta, Pepe e Gilardino…

Imparagonabili i redditi: la quarta potenza mondiale, oltre che di quello calcistico fà parte pure del G8 dei "grandi". Che tradotto in palmares fanno 44mila dollari di PIL pro-capite, la prima economia europea, e nell’arte pedatoria tre titoli mondiali e tre continentali. Quando il gioco si fa duro, i tedeschi ci sono sempre: dodici volte su tredici ai quarti di finale (il Brasile dieci), i ragazzi di Loew, presi forse sottogamba da molti, cominciano a far paura.

Se uno degli indici di progresso all’interno d’un Paese è un’armoniosa globalizzazione delle culture, il meltin-pot di turchi, polacchi, africani e tedeschi della rosa di Loew è il futuro d’una Germania in "polposition" (Paul il cefalopode docet). Specie dopo la fase a gironi e la sonora batosta agli inglesi. 

Less esthetics – more ethics i tedeschi, more esthetics – less ethics la Selecciòn. Dici Diego e godi: l’anagramma del Pibe è l’urlo d’un popolo che aspetta da ventiquattro anni di risalire sul tetto del mondo. Invano i vari Caniggia, Batistuta, Chamot, Sensini, Simeone, Ortega, Saviola, Riquelme, Zanetti hanno cullato il sogno. Altri ventitré ci sono adesso, lì, agli ordini del più grande di sempre. "Ventitré belve" pronte ad attaccare, zingari del calcio, canaglie furbe, marpioni navigati ed esperti. E lo spettacolo in panchina di uno ch’è già morto da vivo.

“Il calcio è un gioco molto semplice: ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti e alla fine vincono i tedeschi”. Gary Lineker segnò lui l’inutile 2-1 contro l’Argentina a Messico 86’, Maradona le prime due reti, una di mano, l’altra scartando come birilli da centrocampo tutta la difesa inglese. Diego e godi, e fu puro godimento, in finale contro la Germania.

Non sempre alla fine vincono i tedeschi, e da quel giorno la Coppa aspetta di tornare a Buenos Aires.