“Arrestare i parlamentari? A rischio il gioco democratico”

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“Arrestare i parlamentari? A rischio il gioco democratico”

13 Giugno 2015

di RS

Senatore, Lei le carte le ha lette?

Sono andato a leggerle in Giunta perché neppure chi ne fa parte – come il sottoscritto – può portare fuori gli atti che sono riservati.

Che ne dice?

Ho cercato quella frase oscena riportata in modo eclatante dalla stampa e che ha fatto il giro dell’Italia grazie alle radio e alla tv. Proprio un ben servizio quello reso dai media, dipingere il protagonista della vicenda come un mostro e fare pressione per l’arresto.

Cos’è che non la convince?

Quella frase non è stata intercettata, né catturata grazie a registrazioni ambientale. Ci sono due signori, padre e figlio, che erano fuori dalla porta e avrebbero origliato. Bene: il padre nella sua testimonianza non la riporta affatto; il figlio aggiunge le cose che abbiamo letto.

Quindi come funziona?

Che il primo venuto può dire di aver ascoltato me o lei affermare qualsiasi cosa e di averla sentita solo lui. Ma che discorso è?

Nelle motivazioni della richiesta d’arresto si parla di corruzione per induzione.

Sono esterrefatto. Azzollini è uno dei 315 senatori, un parlamentare della Repubblica, e quello che ha fatto dal 2004 in avanti – sotto cinque governi diversi e con altrettanti provvedimenti di legge – è stato intervenire a favore delle zone terremotate, com’è per L’Aquila o Modena. Si tratta di proroghe votate in più di una occasione dal Parlamento, di benefici per adempimenti previdenziali e assicurativi che dopo essere stati sospesi, adesso, in base all’ultima legge di Stabilità, dovranno essere restituiti.

E allora?

Ma non si rende conto? Si chiede l’arresto per impedire che venga reiterato un reato ma il reato riguarda anche un’attività parlamentare! Come si fa a dire che sulla base di lavori parlamentari sia possibile intimorire qualcuno, dei beneficiari, in questo caso l’ente religioso? Significherebbe che più di un presidente del consiglio si è fatto raggirare da questo diabolico personaggio, Azzollini, che per inciso stava compiendo il suo dovere. Tra l’altro Azzollini viene accusato per fatti che risalgono al 2009, mentre i provvedimenti di cui parlo sono stati votati in più occasioni dal parlamento negli anni precedenti.

Come giudica la reazione del Partito Democratico?  

Sono insorto quando Matteo Orfini ha detto che comunque vada il Pd voterà per l’arresto. Non funziona così: io sono andato in Giunta, ho letto le carte e ho già capito che in quelle seicento pagine ci sono cose che non stanno né in cielo né in  terra. Ora andrò a sentire Azzollini, ad ascoltare quello che ha da dirmi e dopo continuerò a verificare se ci sono altri elementi da considerare. Il problema è che non tutti in giunta lavorano alla riprova.

Torna il problema della decadenza dei parlamentari

Molti di noi votarono contro quella di Silvio Berlusconi, ma ricorderà che prima di farlo avevamo proposto di passare dalla Corte costituzionale. Oggi tutti dicono che la Legge Severino andrebbe verificata, noi chiedevamo esattamente questo, che la corte ne riscontrasse la costituzionalità.

Si può arrestare un parlamentare?

Il problema è l’effetto gigantesco che ne può derivare. L’inizio della fine per la legislatura precedente a questa, l’ultimo Governo Berlusconi, fu il caso dell’onorevole Papa.

La Camera votò l’autorizzazione e Papa venne arrestato.

Sì, anche se poi la Cassazione avrebbe annullato l’ordinanza di arresto dichiarando l’insussistenza dei presupposti per la custodia cautelare. Ma provi a seguirmi un attimo: in carcere, Papa chiede di partecipare alle votazioni parlamentari, e in quel fatale 2011, quando a ottobre la Camera respinse con un sostanziale pareggio il rendiconto generale sul Bilancio, il voto decisivo, quello mancante, quello che avrebbe potuto fare la differenza, fu proprio quello di Papa, che aveva chiesto di votare anche se i magistrati glielo impedirono.

Risultato?

Una spirale che avrebbe portato alla successiva votazione di novembre, quando l’opposizione non partecipò al voto per dimostrare che il Governo non aveva più la maggioranza. Situazione che avrebbe spinto il presidente Berlusconi a salire al Quirinale per annunciare le sue dimissioni.

Qual è la morale?

Il rischio di falsare i risultati del voto quando si manda in galera un parlamentare è molto alto. Non si tratta di questioni personali, in gioco c’è qualcosa di più importante. Ogni semplice deputato o senatore può fare la differenza in momenti decisivi di una legislatura e quindi della vita democratica di un Paese.