Arresto Marra, bufera su Virginia Raggi. M5S: No avanti senza simbolo

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Arresto Marra, bufera su Virginia Raggi. M5S: No avanti senza simbolo

17 Dicembre 2016

L’arresto di Raffaele Marra, uomo di punta nella giunta del sindaco di Roma Virginia Raggi, scatena un pandemonio nella politica italiana e dentro il movimento 5 sette. Marra, funzionario cresciuto nei corridoi del Campidoglio, abile a muoversi tra determine e burocrazia, transitato dalla giunta di destra di Alemanno a quella di Marino, passando per la reggenza del prefetto Tronca fino ad approdare al governo targato Raggi, è stato arrestato ed è indagato dalla procura per degli illeciti amministrativi.

Marra, descritto dalla stampa come un conoscitore della complessa macchina della burocrazia capitolina e delle reti di potere e sottopotere romano, è riuscito ad entrare nel “Raggio magico”, come è stato ribattezzato, tra gli uomini di fiducia del nuovo sindaco. Marra era entrato però già da tempo in rotta di collisione con l’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e con l’ex capo di Gabinetto Carla Raineri, diventando poi il nemico giurato di un pezzo di M5S romano. Roberta Lombardi aveva parlato di “virus” per la nuova giunta.

Napoletano, 45 anni, diplomato all’accademia militare della Nunziatella, due lauree in Economia e Giurisprudenza, Marra entra in Campidoglio con Alemanno. Diventa il responsabile del Dipartimento politiche abitative e in questo periodo, secondo la Procura, avvengono gli illeciti contestati, sui suoi “rapporti viziati” con l’imprenditore Scarpellini, l'”immobiliarista della casta” come lo ha definito il grillino Di Battista. Sotto pressione, la sindaca gli ritira la delega di vicecapo di Gabinetto, con tanto di potere di firma, e lo manda al dipartimento del personale dove Marra sovrintende fino a ieri la gestione dei 23 mila dipendenti capitolini. Lo ridimensiona ma non lo rimuove.

“Uno sbaglio”, dice oggi Raggi. Che ammette: “Grillo mi aveva avvisato”. La domanda ora diventa: M5S ha fallito a Roma? E Virginia Raggi deve dimettersi? Ma soprattutto ci si chiede se Roma, la capitale dell’Italia, può essere abbandonata nelle condizioni in cui si trova. L’inchiesta romana e l’arresto di Marra mostrano, in ogni caso, che la mancanza di esperienza politica e la complessità della macchina amministrativa e burocratica possono rivelarsi un boomerang anche per chi ha avuto, come Raggi, un fortissimo consenso popolare. Ora per i grillini nella capitale, e a livello nazionale, si apre quindi una  contraddizione: aver messo al primo posto la questione morale, aver gridato in piazza “onestà-onestà”, annunciato una rivoluzione, che purtroppo sembra essersi già arenata.

Si apprende intanto che l’ipotesi di andare avanti senza simbolo M5S nell’amministrazione del Campidoglio incontra una prima opposizione forte. A essere contrari infatti sarebbero il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito e il capogruppo del Movimento Paolo Ferrara. Secondo i due questa ipotesi non sarebbe assolutamente praticabile. Il tema era emerso ieri nella riunione di maggioranza, dopo che era circolata l’ipotesi che Beppe Grillo potesse levare il simbolo a Virginia Raggi.