Arriva Ahmadinejad ma per i sunniti libanesi è peggio del “Grande Satana”
13 Ottobre 2010
E’ previsto per oggi l’arrivo in Libano del presidente iraniano Ahmadinejad. Il "Paese dei Cedri" è una terra complessa, fatta di tante religioni, un paese la cui sovranità scricchiola sotto le pressioni della vicina Damasco, grande alleata dell’Iran. Nei giorni scorsi Ahmadinejad aveva chiesto che "il Libano meridionale sia il confine iraniano con Israele" ma la comunità sunnita libanese ha minacciato di rispondere con grandi manifestazioni alla visita del presidente iraniano. Ahmadinejad è sciita, uno scismatico, che per i sunniti ha rinnegato le radici islamiche. Così anche gruppi vicini ad al Qaeda, come le Brigate Abdullah Azzam, hanno minacciato attentati "se i piedi del presidente toccheranno il suolo libanese". Ma c’è di più. La tensione attuale deriva da un conflitto interislamico tutto centrato sulla questione legata al tribunale internazionale Onu che dovrebbe entro la fine di dicembre pubblicare i risultati dell’inchiesta sull’assassinio del defunto premier libanese Rafic Hariri. C’è chi accusa Hezbollah di aver avuto parte attiva nell’assassinio e dietro ‘Il partito di Dio’ ci sarebbe la mano dell’Iran. Il problema nasce dalla quantità di armi in possesso ad Hezbollah, che minaccia di far scoppiare disordini ed eventualmente tornare a insanguinare il confine con Israele. Se il processo Hariri non sarà chiuso rapidamente, ma con la massima cautela, il Paese si troverà nel bel mezzo di un conflitto che è già latente. In questo senso, la visita di un ‘incendiario’ come Ahmadinejad non sembra l’ideale.
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La visita del Presidente iraniano Ahmadinejad in Libano ha fatto salire la tensione in Medio Oriente. Ai disordini già manifestatisi a Tripoli, roccaforte dell’Islam sunnita di stampo integralista, si va sommando la preoccupazione di quello che potrà avvenire nei prossimi giorni. È prevista infatti una visita di Ahmadinejad nel Sud del Libano, area notoriamente controllata dal partito sciita di Hezbollah, in cui verrà ribadita la resistenza contro Israele e l’Occidente. Lo stesso Mir-Hussein Moussavi ha peraltro dichiarato che questa visita, tesa anche a visionare una serie di progetti finanziati da Teheran, non fa che confermare la profonda relazione tra il popolo iraniano e quello libanese.
Va ricordato che il 9 ottobre è stato ufficializzato un accordo nel settore energetico tra Iran e Libano che certamente deve far riflettere e preoccupare le diplomazie occidentali che, con vari tentativi, stanno cercando di sganciare il Libano dalla sfera di influenza iraniana. È evidente l’impatto fortemente provocatorio della visita del Presidente iraniano in un momento delicato per l’equilibrio su cui si regge la tregua armata tra Libano e Israele.
Nel mese di ottobre, o al massimo a novembre, il Tribunale Speciale che sta indagando sull’omicidio Hariri dovrà pronunciarsi probabilmente nei riguardi di alcuni alti esponenti del Partito di Dio, pertanto non deve stupire che intorno a questo Tribunale si stiano concentrando forti pressioni da parte degli attori esterni, vedi Siria, e all’interno delle forze politiche libanesi. È di pochi giorni fa l’appello del Presidente siriano, Bachar al–Assad, affinché cessino le ingerenze internazionali sull’inchiesta dell’omicidio Hariri. Tale presa di posizione fa seguito a quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki–moon, che aveva chiesto in maniera evidente alla Siria e ad Hezbollah di non interferire nelle indagini.
Dal canto suo Hezbollah, per bocca del vice segretario, lo Sceicco Naim Qassem, ha spiegato che le indagini del Tribunale stanno prendendo una direzione sbagliata e che, qualora le accuse politiche dovessero concretizzarsi in accuse giudiziarie, gli esiti potrebbero avere ripercussioni importanti. Inoltre lo Sceicco ha puntato il dito contro Israele chiedendosi come mai il Tribunale non abbia preso in considerazione le prove fornite da Hezbollah che accuserebbero Israele di un presunto coinvolgimento nell’omicidio Hariri.
Hezbollah, quindi, di fronte a queste possibili accuse, fa sapere per bocca del numero due del Partito di Dio che non scatenerà la guerra civile, ma che si difenderà con mezzi politici e con i media. Ancora una volta il Partito di Dio si prepara a delegittimare le istituzioni internazionali, accusandole di aver prodotto false testimonianze e al contempo si dichiara estraneo da qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio Hariri.
A questo punto più che le dichiarazioni degli esponenti del Partito di Dio, a lasciare molti dubbi irrisolti sono le dichiarazioni del Presidente del Libano, il generale cristiano Michel Suleiman. Questi infatti ha recentemente criticato la tolleranza della missione UNIFIL nei confronti di Israele e dei suoi sorvoli con veicoli senza pilota sul territorio libanese e di non aver impedito allo stato di Israele di creare, sempre sul territorio libanese, una rete di spionaggio.
Infine il Presidente Suleiman ha evidenziato i rischi di una politicizzazione delle indagini e delle ormai prossime decisioni del Tribunale speciale nei confronti di Hezbollah. Su questa questione si sono schierate anche le due coalizioni elettorali che dominano la scena in Libano: la lista dell’8 marzo, attualmente all’opposizione vicina alla Siria, e la lista 14 Marzo del premier Saad Hariri, vicina all’Arabia Saudita, gli Usa ed Israele.
La lista dell’8 marzo sta facendo passare il messaggio secondo il quale la prosecuzione delle indagini del Tribunale Speciale farà ripiombare il Libano in una guerra civile. Diversamente, all’interno della coalizione del 14 marzo, il Dott. Samir Geagea, leader dei cristiano maroniti delle Forze Libanesi, sta caldeggiando l’operato del Tribunale affinché sia fatta chiarezza sull’omicidio Hariri e si rafforzi la stabilità e la piena sovranità dello Stato libanese.
Va evidenziato che un’eventuale condanna giudiziaria del Partito di Dio potrebbe determinare una diversa presa di posizione anche nella opinione dei vari Stati europei che, a differenza di quanto fatto da Australia, Canada, Israele, Regno Unito e Stati Uniti, non annoverano Hezbollah tra le organizzazioni terroristiche.