Arriva “Sinistra ed ecologisti” ma è guerra su falce e martello
15 Novembre 2007
Le grandi manovre nel centrosinistra non accennano a fermarsi. Buttata alle spalle, non senza qualche polemica, la costruzione del Partito Democratico, che per la verità è ancora tutto da fare, il centrosinistra si avvia a vivere altri grandi cambiamenti.
E’ fissata, infatti, per il prossimo 8 dicembre la presentazione del nuovo simbolo della federazione della sinistra che, almeno per il momento, non sostituirà gli altri partiti della sinistra radicale ma semplicemente affiancherà Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra Democratica.
Si chiamerà “Sinistra ed Ecologisti” e agli inizi di dicembre sarà anche convocata l’assemblea degli stati generali a cui spetterà il compito di varare le linee guida della nuova formazione politica. Sta prendendo così sempre più corpo quella che non più di qualche anno fa lo stesso Massimo D’Alema chiamò “la cosa rossa” anche se i problemi e le difficoltà non sono state tutte superate ed i rischi di un’implosione dell’iniziativa ci sono tutti.
Primo fra tutti proprio la scelta del simbolo della federazione. Questione che a prima vista potrebbe sembrare quasi un vezzo e che invece rappresenta un tema che sta creando più di qualche ostacolo sulla strada della nascita della federazione. Da un lato la posizione di Oliviero Diliberto, gran capo dei Comunisti Italiani, che non ha nessuna intenzione di mettere in soffitta la falce e il martello (basti pensare che la scorsa settimana era sulla piazza Rossa a Mosca per commemorare la rivoluzione d’Ottobre). Dall’altro lato i rappresentanti dei verdi e della sinistra non comunista che non vogliono farsi imporre simboli e vessilli. Un braccio di ferro che finora non è stato risolto e che ha portato alla decisione di non dismettere i vecchi loghi ma di affiancarli al nuovo logo. Come se si volesse prender tempo, far maturare i tempi, per poi avviare la sostituzione. Questa la parte più tecnica e meno politica della vicenda.
Poi c’è la questione del programma e su questo punto gli incontri si susseguono a ritmi serrati in vista proprio della scadenza dell’ 8 dicembre. Già lunedì è prevista un’altra riunione che metterà sul piatto il tema della legge elettorale. Un argomento non di poco conto visto che con l’aria che tira i piccoli partiti potrebbero essere i primi a lasciarci le penne. E in particolare quelli della sinistra radicale.
Ecco allora la necessità di raggiungere una posizione unanime ed ufficiale da mettere poi sul tavolo delle trattative con le altre componenti del centrosinistra. Già le altre componenti del centrosinistra perché la nascita di “Sinistra ed Ecologisti” non potrà non produrre conseguenze sullo schieramento politico. E la questione è capire quali effetti produrrà. E’ evidente che si va verso una semplificazione del quadro politico nel centrosinistra con la nascita di una coalizione sempre più articolata su due soli elementi: Pd e sinistra radicale. Fatto che non significa che renderà più stabile l’Unione. Anzi.
Le componenti centriste della maggioranza come l’Udeur, Italia dei Valori e i fuoriusciuti dal progetto del Pd come Dini e Bordon con spazi di manovra sempre più ristretti dovranno prendere l’iniziativa politica per evitare di perdere peso e visibilità. Attività che alla fine non farà che aumentare le fibrillazioni nella maggioranza mettendo in pericolo la stabilità dell’Esecutivo stesso. Governo che dall’aggregazione delle forze della sinistra radicale ha parecchio da temere.
Finora la sinistra non ha ottenuto molto sul piano politico. E’ evidente che adesso, forte anche di una maggiore consistenza numerica e di un’unità programmatica, cercherà di incassare. Non è un caso che “Sinistra ed Ecologisti” nasca dopo il varo del Pd. Infatti l’intento è quello di controbilanciare l’asse della politica governativa evitando la deriva riformista. Questo significa che pantomine come quella sul ddl sicurezza o sul protocollo Welfare, riscritto due volte nell’arco di 48 ore, non accadranno più. Non un bene per l’Esecutivo che alla fine potrebbe essere ancor di più imballato nella sua azione di governo. Ma il processo federativo a sinistra nasconde anche un’altra insidia-effetto e cioé quello del ridimensionamento della compagine governativa a gennaio. Un’ operazione di cui si parla tanto ma che molti temono. E non sbagliano.
In primo luogo perché ridimensionamento significa che i vari partiti dovranno fare dei sacrifici. E poi perché muterà gli equilibri all’interno del governo e della stessa maggioranza. Accadrà che la sinistra radicale, che ha quattro ministri, sarà costretta a sacrificarne due. E chi tra Pecoraro Scanio, Mussi, Ferrero e Bianchi? Forse proprio gli ultimi due che non rivestono incarichi di alto profilo nei rispettivi partiti. Mosse che alla lunga potrebbero incidere sulla tenuta del governo. Un po’ come il vaso di Pandora che una volta aperto scatenerebbe forze incontrollabili. Un rischio che una maggioranza così appesa al filo non può certamente permettersi.
Torna alla mente il ritornello che dall’inizio della legislatura alcuni ripetono: il governo cadrà per mano della sinistra radicale. Chissà che non abbiano ragione.