Arrivederci, Don Oreste. Fiero di averti incontrato

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Arrivederci, Don Oreste. Fiero di averti incontrato

05 Novembre 2007

Di Don Oreste ricordo e ricorderò per sempre la tonaca
lisa e smunta. Orgoglioso, percorreva le strade della riviera nelle notti della
movida estiva in cerca degli ultimi e degli sfruttati. Quasi la ostentava
quella tonaca, era il simbolo della sua libertà. Mi faceva sentire fiero di
essere cristiano e, nello stesso tempo, colpevole di non esserlo abbastanza.

Ricordo il suo sorriso, pieno come un raggio di sole,
avvolgente come un abbraccio, ti ammoniva con una battuta, ti consolava con una
pacca sulla spalla. Così, con il sorriso, mi ha insegnato a dare senza
pretendere, il senso e il piacere del donarsi, il valore religioso delle opere,
il senso del limite, il valore di ogni vita, anche di quelle che sembrano non
averne più, svilite, tormentate, infangate, ad un passo dalla fine. Non sempre
ce l’ho fatta, Don Oreste, ma ci ho provato.

Ricordo il suo viso tondo e bonario, la luminosità della
nostra Romagna, quell’accento largo e contadino che meglio di qualunque altra
cosa esprime la voglia di vivere, la ricerca della felicità nelle cose della
vita quotidiana.

Ricordo la sua semplicità, quando nelle misurate
apparizioni televisive, parlava degli ultimi e dei derelitti con l’amore di un
padre e la forza della fede. Un gigante di fronte a quei preti dei campi
anti-imperialisti, amici degli sfascia vetrine e professionisti del pacifismo.
Estremista della carità e non delle parole, delle opere e non delle utopie.

Ricordo quella sua ingenuità, tipica di chi è molti passi
avanti (o sopra) a tutti noi, un’ingenuità forte delle sue certezze,
un’ingenuità che ha salvato vite, ridato speranze, costruito certezze.

La carità per Don Oreste era il versante operoso della
libertà, si è liberi quando si riesce a dare, quando ci si immerge nei fango
della vita, senza avere paura di sporcarsi, perché toccare lo sporco rende
liberi, forti di poter discernere ciò che è bene e ciò che non lo è.

Andava oltre Don Oreste, così come vanno oltre coloro che
non hanno paura del mistero, dello sconosciuto, perché di mistero vivono e dal
mistero traggono il senso della propria esistenza.

C’è la tristezza per la scomparsa, ma c’è soprattutto la
grandezza di aver camminato per le stesse strade, nello stesso tempo.

Oggi è il giorno dei tuoi funerali, arriverderci Don
Oreste, fiero di averti incontrato.