Assad, “Abbiamo missili russi”. La diplomazia di Obama ha fallito
30 Maggio 2013
Un presidente Assad ringalluzzito annuncia di aver ricevuto i primi rifornimenti di missili russi, annunciando alla rete televisiva degli Hezbollah che il carico di armi è in arrivo. Non solo, Assad minaccia Israele: "Reagiremo a qualsiasi altro attacco". E mentre l’Unione Europea tergiversa divisa al suo interno sull’armare la ribellione, è ormai evidente che la strategia obamiana di spingere Assad a "rivedere i suoi calcoli" voluta da Obama e messa in pratica dal segretario di Stato Kerry dal mese di febbraio è fallita.
Ormai Assad si è convinto di aver preso il coltello dalla parte del manico e confida di vincere. Si è fatto fotografare in pubblico come a dire col cavolo che me ne vado e non ha esitato a dire che "Se il popolo lo vorrà mi ricandiderò". Così mentre l’amministrazione Obama minacciava di armare la ribellione, senza fornirgli quelle armi letali necessarie a contrastare la repressione, la Russia ha continuato a fornire armi e missili al regime di Damasco, migliaia di Hezbollah libanesi sono corsi al fianco degli alawiti, il regime ha messo in sicurezza l’area della capitale e si sta riprendendo Qusayr.
A quel punto la Russia ha premuto per la Conferenza di Ginevra e gli Usa hanno approvato, senza pensare che adesso il vertice diventerà un’occasione per mostrare i muscoli del regime e ridargli una legittimazione internazionale, proprio mentre russi e siriani condividono sistemi missilistici utili a contrastare interferenze esterne e la ribellione interna. L’opposizione sirana, dal canto suo, crede ancora che Assad potrebbe davvero lasciare il potere, forse irretita dalle mancate promesse americane.
Gli Usa hanno accettato la conferenza ma senza quel "cambiamento" di prospettiva annunciato da Kerry ovvero senza mutare i rapporti di forza sul campo. Il reset con la Russia si è trasformato quindi nella opportunità offerta a Putin su un piatto d’argento di estendere la sua influenza in Medio Oriente. In più di una occasione Mosca sembra aver dato adito alla opzione "via Assad" che però è ancora al suo posto. Ormai è chiaro che la sola speranza di cambiare la situazione, per Obama, è un intervento militare sul modello libico, con l’appoggio di Francia e Gran Bretagna. Armare i ribelli ed eliminare con raid mirati le forze aeeree siriane.