Assange vede decretata la sua fine sul suo stesso “campo di battaglia”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Assange vede decretata la sua fine sul suo stesso “campo di battaglia”

03 Novembre 2011

L’Alta corte di Londra ha dato il via libera per l’estradizione di Julian Assange in Svezia, dove la magistratura lo vuole interrogare in merito alle accuse di stupro e aggressione sessuale, mosse nei suoi confronti da due donne svedesi. L’australiano, 40 anni, è stato arrestato nel dicembre scorso a Londra, in virtù di un mandato di cattura europeo spiccato da Stoccolma, prima di essere posto agli arresti domiciliari nella casa di un amico, vicino la capitale britannica. L’arresto avvenne mentre WikiLeaks pubblicava migliaia di documenti diplomatici americani riservati. Assange, ha sempre negato le accuse, sostenendo che le due donne erano consenzienti.

La sentenza però potrebbe non essere ancora definitiva. Il fondatore di Wikileaks ha 14 giorni di tempo per presentare appello alla Corte Suprema, il massimo organo giudiziario britannico, ma dovrà dimostrare che il ricorso può essere presentato solo se l’australiano ritiene che sia in gioco nel suo caso una questione di "importanza pubblica". Se riuscirà a convincere i giudici, è verosimile che rimanga in libertà vigilata in Gran Bretagna fino all’udienza che probabilmente non si terraà prima del prossimo anno. Se non fosse accolta la richiesta di appello, scatterebbe l’estradizione da eseguire entro 10 giorni.

Non sono mancate le proteste e i sostenitori più accaniti del più famoso hacker del mondo, si sono lasciati andare in lunghi applausi e vivaci slogan in difesa del loro idolo. Tutto questo è accaduto fuori alla Royal Court of Justice, dove erano decine i cartelli con le scritte “Liberate Assange”. I giudici inglesi non si sono fatti intimorire e hanno avvalorato la decisione di febbraio del giudice distrettuale Howard Riddle e respinto la tesi dell’australiano secondo il quale, l’estradizione sarebbe stata “ingiusta e illegale”.

Nota curiosa: il verdetto su Assange è stato pubblicato on line. Quasi come a voler umiliare sul suo stesso campo di “battaglia”, il fondatore di Wikileaks. Adesso con tutti i problemi personali che sta accusando e affrontando, lo spauracchio Assange, avrà ancora la forza di pubblicare documenti riservati, dalla dubbia provenienza e dalla dubbia veridicità?