Assemblea Pd, Renzi ammette la sconfitta: “abbiamo straperso”. E si lancia sul ‘mattarellum’

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Assemblea Pd, Renzi ammette la sconfitta: “abbiamo straperso”. E si lancia sul ‘mattarellum’

18 Dicembre 2016

“Da ora in poi, la parola d’ordine del Pd è noi”. Matteo Renzi si è inventato un nuovo slogan, mentre si mostra soddisfatto dell’impostazione data all’Assemblea del partito. Nel suo discorso il leader dem ha ammesso la disastrosa sconfitta del referendum (“abbiamo straperso”), ha analizzato a fondo i motivi della batosta, ha ammesso di aver pensato seriamente di mollare. E ha scelto di “accettare il consiglio” e di non andare alla “resa dei conti sulla pelle del Paese” anticipando il Congresso. “Rispetteremo i tempi e le regole che ci siamo dati”, ha spiegato sul palco declinando una decisione che fino alla fine aveva voluto tenere per se.

La nuova fase si aprirà formalmente mercoledì, con la convocazione della segreteria. A chi gli ha chiesto se la segreteria cambierà, se entrerà la minoranza, Renzi ancora non ha risposto: “Vediamo cosa accade, comunque è iniziato un percorso”.  In questo quadro rientra la proposta fatta sulla legge elettorale: “Il Mattarellum deve diventare la proposta del Pd”. Un appello che la minoranza interna ha subito raccolto, così come alcune forze di opposizione. Non così nettamente da Forza Italia, però. Un dettaglio che non spaventa Renzi: “Formalmente hanno detto no, ma vediamo cosa accade”, è andato rassicurando il segretario a chi tra un intervento e l’altro gli chiedeva lumi sulla ‘roda map’.

A questo proposito, il Pd non dovrebbe formalizzare da domani con una Pdl la proposta sul Mattarellum: “La Consulta decide il 24 gennaio, domani. Non si tratta di anticipare la Consulta. Tra l’altro non ci sono i tempi, le Camere chiudono per Natale e riaprono a gennaio”, ha chiarito lo stesso leader. Piuttosto, anche in questo caso si tratta di vedere chi davvero ci sta. Quello che Renzi non ha voluto dire, evitando il tema anche nella sua relazione, è il ‘timing’ verso e nuove urne. In questo caso, sono i fedelissimi renziani che si sbilanciano: “Non cambia nulla, anche senza anticipo del Congresso: si vota in primavera, al massimo a giugno”.

Poi aggiunge, “Sto per fare l’analisi della sconfitta. I mille giorni del governo hanno segnato risultati che saranno raccolti in un libro, con una cornice idelologica e ideale. Il Pd ha accettato di sporcarsi le mani. La politica non è indicare ciò che non va, non è l’urlo. Se si fa così e poi ci si nasconde di fronte alla possibilità di raccontare proposte, il Paese non va da nessuna parte. Se per dire no alla corruzione si dice No alle Olimpiadi (ancora un riferimento alla sindaca Raggi, ndr) non si ferma la corruzione ma si fa male alla propria città. Ma i mille giorni sono il passato remoto di questo Paese, almeno per me e ora finiranno nel libro. E’ invece fondamentale dire, a chi ha votato Sì o No al referendum, che senza sogni non si va da nessuna parte, se la politica è di chi urla più forte. La politica è cambiamento e il Pd ha accettato la sfida”.

“Dobbiamo mettere un elemento di chiarezza – ha spiegato Renzi – vogliamo un sistema maggioritario, o tornare al proporzionale. Io dico di guardare le carte sull’unica proposta che ha visto vincere sia il centrosinistra che il centrodestra, la proposta della stagione dell’Ulivo di Romano Prodi. Che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico: andiamo a vedere: il Pd c’è. Bisogna che gli altri ci dicano cosa hanno in testa. E’ una proposta fatta di un articolo, non c’è bisogno di inventarsi altro. Lo chiedo formalmente, a Forza Italia, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra che si sta anche riorganizzando – vedo con molto interesse ciò che Giuliano Pisapia sta cercando di costruire – e lo chiedo al M5s. Se ci sarà melina, si andrà a votare con il Consultellum, e io vorrò candidarmi al Senato. E in prospettiva al Cnel“.