Assunzioni PA, Renzi mette 400 milioni per comprare “Sì”

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Assunzioni PA, Renzi mette 400 milioni per comprare “Sì”

17 Ottobre 2016

C’è sempre bisogno di un burocrate in più. Non sia mai che lo Stato retrocedesse troppo dal libero mercato. E quale spesa pubblica migliore di quella investita nell’acquisto dell’unico bene durevole in democrazia, cioè i voti? Ed ecco l’ennesima zampata. Precisiamo che le assunzioni promesse dal governo Renzi NON riguarderanno sanità e scuola. Ci sono ben altre priorità. Tipo il ministero dei Beni Culturali. Oppure gli ispettori INPS. Nonostante uno studio della CGIA di Mestre abbia dimostrato che la nostra spesa pubblica, la stessa che ha accumulato il debito pubblico, è composta soprattutto di interessi e… beh di statali. Certo, la cura dimagrante qualcosa ha fatto. Per esempio, ha fatto venire fame a Renzi. E lui ha apparecchiato. Sappiate che, come sempre, il conto lo pagherete voi.

Un fondo unico per assumere nella Pubblica Amministrazione oltre i limiti imposti dal turnover. E’ questa la novità in arrivo con la manovra, a cui, secondo quanto si apprende, si sta ancora lavorando in queste ore. Non ci sarebbe un elenco preciso delle categorie interessate, che comunque dovrebbero rientrare nel perimetro della PA centrale, dalle cancellerie alle amministrazioni che gestiscono i beni culturali. Le assunzioni sarebbero regolate in base ai fabbisogni, partendo da una dote di 400 milioni di euro, che però si sta cercando di aumentare. Allo studio c’è anche un aumento delle risorse destinare al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, così da superare la soglia del miliardo (finora si era parlato di 900 milioni per il triennio 2016-2018).

Il fondo servirebbe per finanziare assunzioni in aggiunta a quelle previste per il comparto della sanità che, come la scuola, viene trattato a parte, con risorse ad hoc. Lo stanziamento, invece, sosterebbe nuove immissioni in settori come la giustizia. Nuovi concorsi potrebbero anche riguardare il ministero dei beni culturali mentre potrebbero beneficiare del fondo anche i centri per l’impiego e i servizi ispettivi che fanno capo a Inps, Inail e ministero del Lavoro. «Sebbene ci siano ancora sprechi, sperperi e inefficienze da eliminare – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – la nostra spesa pubblica è mediamente più contenuta degli altri. Purtroppo, ancora adesso scontiamo gli effetti di un sistema pensionistico che fino agli inizi degli Anni ’90 è stato molto generoso, soprattutto nei confronti degli statali, e di un debito pubblico che ci è sfuggito di mano negli Anni 80».

Nella prossima legge di Stabilità, avverte la Cgia, il governo dovrà recuperare 15 miliardi di euro, altrimenti dal prossimo anno subiremo un deciso aumento delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti. «Con una spesa pubblica tutto sommato abbastanza contenuta e difficile da comprimere ulteriormente, riteniamo non ci siano molti margini per ridurla di quasi un punto di Pil. A nostro avviso – dice Zabeo – se non si interverrà anche sulle pensioni, tassando quelle più elevate che non corrispondono ai contributi versati, corriamo il pericolo di ritrovarci con un aumento dell’Iva che penalizzerebbe ancor più i consumi delle famiglie».