Astensione, quella del PD ha nome e cognome

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Astensione, quella del PD ha nome e cognome

28 Giugno 2017

Lasciamo stare la scontata notte dei lunghi coltelli che si è aperta nel partito democratico dopo la doccia fredda rimediata ai ballottaggi per le comunali, con roccaforti storiche della sinistra passate al centrodestra. Non è certo sorprendente che Renzi abbia provato subito a scaricare sugli altri, tutti quelli che tifano per un ulivo 2.0, la responsabilità della sconfitta alle amministrative.

Dunque era prevedibile, e nell’aria, uno scambio di bordate ad alzo zero, vedi la risposta piccata del padre nobile dell’ulivo, Romano Prodi, che almeno una elezione l’ha vinta, a Matteo Renzi: “mi chiede di spostare la tenda un po’ più lontano”, ha detto Prodi, aggiungendo “L’ho già messa nello zaino”. Come pure i grafici della sconfitta postati dal ministro Franceschini su Twitter, accompagnati dal commento “Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo”.

Ma il tema non è l’eterna sfida all’ok corral che si combatte quotidianamente nel Pd, mentre l’avversario di sempre, il Centrodestra, si ricompatta, e tornando unito vince, alla grande, ipotecando anche le politiche del 2017; del resto lo schiaffone alle comunali per Renzi arriva dopo le sconfitte a Roma e a Torino, e prima ancora con la rotta rimediata sul referendum costituzionale.

No, il tema è cosa ha detto ieri l’ex premier e ora segretario del Pd sul prossimo giro elettorale, le elezioni politiche. “Abbiamo davanti un anno alle elezioni, confrontiamoci sui contenuti”. Un anno? E va bene che la coerenza non è proprio il forte di Matteo e mettiamoci pure che la politica è fatta di rivolgimenti repentini che scombussolano i piani di leader e partiti, ma soltanto il 2 giugno scorso, neppure un mese fa, i renziani davano ormai per sicuro il voto a settembre, in concomitanza con le elezioni in Germania. E al voto, al voto è stato il mantra di Renzi subito dopo il referendum, l’altra sconfitta al referendum costituzionale.

Adesso invece c’è “un anno davanti”. Anche queste giravolte renziane non sono proprio una novità, ricordiamo la “personalizzazione” renziana, come la chiamavano, della campagna referendaria salvo poi cercare un po’ disperatamente di spersonalizzarla quando ormai era troppo tardi e si era capito che gli italiani avrebbero votato No. Ma un considerazione bisogna farla. Alle Comunali l’affluenza è stata bassissima, una delle più basse della storia repubblicana. Probabile che molti elettori o simpatizzanti del Pd siano andati al mare. Che è pure comprensibile considerando quello che abbiamo appena detto sul loro leader, uno che dice tutto e il contrario di tutto inseguendo la contingenza politica. Poi si lamentano che aumenta l’astensione, insomma.