Attacchi a chiese. Copti d’Egitto: “Non temiamo Al Qaeda”

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Attacchi a chiese. Copti d’Egitto: “Non temiamo Al Qaeda”

01 Novembre 2010

Le minacce di Al Qaeda alla Chiesa copta irrompono in Egitto, da tempo percorso da tensioni interconfessionali, a meno di un mese dalle elezioni per la nuova assemblea del popolo.

Il ministero degli Esteri egiziano ha respinto le minacce provenienti di Bagdad, ma la tempo stesso le autorità hanno deciso di rafforzare la vigilanza attorno ai luoghi di culto cristiani. Sullo sfondo il voto legislativo del 28 novembre e la sfida lanciata dai Fratelli musulmani, il più grande partito di opposizione, illegale, in Egitto, che hanno deciso di presentare i propri candidati con lo slogan "l’Islam è la soluzione".

Come già avvenuto varie volte negli ultimi giorni dalla politica sono venuti appelli e richiami all’unità nazionale. L’ultimo quello del segretario generale del Partito nazionale democratico (Pnd) al potere in Egitto, Safwat el Sherif, che stasera ha invitato alla fermezza contro coloro che "minacciano l’unità nazionale e le chiese d’Egitto". Un segnale di fermezza è venuto anche dalla Chiesa copta. "Non temiamo al Qaida" ha affermato un alto prelato, liquidando come "fantasie di menti malate" l’accusa alla Chiesa di avere sequestrato le mogli di due prelati, perché si erano convertite all’Islam o stavano per farlo. Una vicenda che ha fatto molto scalpore in Egitto e che ha contribuito a rinfocolare le tensioni fra musulmani, la stragrande maggioranza degli egiziani, e i copti, che rappresentano circa il 10% della popolazione.

Sulla questione si sono succedute dimostrazioni in strada e accuse incrociate di conversioni forzate e di sequestri per impedirle. Le minacce del gruppo iracheno sono state prese sul serio dalla sicurezza egiziana che ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza attorno ai luoghi di culto cristiani, anche se in giornata alla cattedrale di San Marco, centro della chiesa copto ortodossa d’Egitto, la sorveglianza non era stata intensificata e l’atmosfera appariva tranquilla. Dal patriarca copto d’Egitto Shenuda III l’unica reazione è stata un messaggio di condoglianze alla chiesa siriaco-cattolica irachena per il massacro di Bagdad e l’auspicio che la comunità internazionale e il governo iracheno riescano a ristabilire la pace.

Nessun riferimento alle minacce alla Chiesa copta e nemmeno a quelle rivoltegli direttamente in un audio di un presunto combattente del gruppo che ha rivendicato l’attacco a Bagdad, nel quale si sollecita un intervento della Santa Sede per liberare "le sorelle detenute".