Attentato a Maurizio Belpietro. Il giornalista salvo per miracolo

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Attentato a Maurizio Belpietro. Il giornalista salvo per miracolo

01 Ottobre 2010

In un decimo di secondo la vita può cambiare. Così, ieri sera, la tragica sorte del direttore di Libero Maurizio Belpietro, si è rovesciata grazie a una sigaretta.

Milano, via Monte di Pietà. Ieri sera l’uomo della scorta ha accompagnato il giornalista fino alla porta del suo appartamento. E’ stata una giornata estenuante: le frizioni nella maggioranza, le scuse di Bossi e le bordate di Ciarrapico, le rassicurazioni sull’economia arrivate per bocca del ministro Tremonti da Bruxelles ma soprattutto il discorso di Berlusconi al Senato. Ore 22:45. Il direttore di Libero lascia la redazione. I due, Belpietro e uno degli uomini della scorta, si salutano sul pianerottolo. Il primo entra in casa mentre l’agente, come fa ogni sera, si dirige verso l’ascensore. Ma quando sta per spingere il tasto di chiamata ci ripensa: "Ma si, l’ultima sigaretta prima di andare a riposare", avrà pensato.

Così scende per le scale ma, poco prima di accendersi la famosa sigaretta, incontra un tizio sospetto al piano di sotto. Un uomo alto 1 metro e 80, vestito con la pettorina della Guardia di Finanza. Questo, lo guarda, alza il braccio verso l’agente e tira il grilletto della pistola che ha in pugno. Soltanto un click: l’arma del “finanziere” si inceppa. Il poliziotto della scorta estrae l’arma di ordinanza e – secondo le prime ricostruzioni – esplode due colpi in aria per intimidire l’uomo e, subito dopo, un terzo colpo. L’aggressore a quel punto si da’ alla fuga e riesce a dileguarsi.

Un attimo dopo, il quadro dei fatti è chiaro: l’uomo vestito da finanziere voleva salire le scale mentre l’uomo della scorta scendeva con l’ascensore, suonare al campanello del giornalista che, una volta aperta la porta del suo appartamento, si sarebbe trovato la canna della pistola puntata dritta al petto. Per fortuna però, l’attentato è stato sventato.

L’azione è avvenuta tutta all’interno del condominio che offre diverse vie di fuga, sia passando per gli stabili confinanti che attraverso alcuni giardini dei dintorni. La giacca da finanziere, anche se indossata a quanto pare sopra una tuta, avrebbe dovuto mettere al riparo l’attentatore da qualsiasi sospetto.

Sul posto sono subito intervenute sei volanti e alcuni uomini della Digos che hanno setacciato la zona e il palazzo alla ricerca di tracce che potessero aiutare a ricostruire l’episodio e soprattutto a portare in qualche modo all’identità dell’aggressore di Belpietro.

Maurizio Belpietro, 52 anni, è sposato e ha due figlie. Ha cominciato la professione nel 1975 al quotidiano Bresciaoggi. È stato poi caporedattore del settimanale L’Europeo e poi vicedirettore de L’Indipendente di Vittorio Feltri. Ha seguito Feltri a il Giornale nel 1994 come vicedirettore. La prima esperienza da direttore responsabile arriva nel 1996, al Tempo di Roma, subito dopo passa al Giornale, dove rimane al timone fino al 2007. Ha poi diretto il settimanale Panorama e il 13 agosto 2009 ha sostituito Vittorio Feltri alla direzione di Libero.

"Quando sono tornato intorno alle 23 a casa – ha detto Belpietro – dopo aver chiuso il giornale, sono salito con l’ascensore al mio appartamento insieme all’agente di scorta, io sono sotto scorta da 8 anni, e appena sono entrato in casa ho fatto appena in tempo a chiudere la porta alle mie spalle che ho sentito tre colpi di pistola". "Ho cercato quindi di chiamare la scorta – ha continuato a raccontare – e mi è stato detto di non aprire la porta e di non uscire, con voce naturalmente concitata”. Insomma, la fortuna è stata che l’agente di scorta che normalmente lo accompagna alla porta di casa, non ha preso l’ascensore, come fa di solito, ed è sceso per le scale per fumare una sigaretta. Tragedia sventata.

"Sono una persona tranquilla, un freddo non mi faccio prendere dall’agitazione. Ho pensato solo alle persone care. Sono amareggiato – ha detto Belpietro – soprattutto perché prevale un senso di ingiustizia, e mi domando perché da tempo in questo paese non sia normale che si possa esprimere le proprie opinioni senza essere privato della libertà ed essere aggredito".

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, a margine della cerimonia di consegna delle medaglie d’oro ai Vigili del fuoco, ha definito l’episodio che ha visto coinvolto il direttore di Libero un "atto gravissimo che ha rischiato di produrre una vittima" e sul quale da parte del Viminale c’è "massima attenzione".