Austerity e matrimoni gay: Irlanda manda a casa il governo
28 Febbraio 2016
Gli irlandesi mandano a casa il governo di centrosinistra guidato dal premier Enda Kenny. Il suo partito, il Fine Gael, esce malconcio dalle elezioni. Gli alleati laburisti quasi scompaiono. Il centrodestra recupera abbondantemente terreno rispetto al 2011, il Fianna Fail ormai tallona il partito di Kenny. Lo Sinn Fein, infine, braccio politico dell’IRA, diventa la terza forza politica del Paese.
Ieri il premier irlandese ha ammesso la sconfitta e oggi la spiegazione che si sente ripetere più spesso è che Kenny, com’era già accaduto a chi l’ha preceduto, paga la cura di austerity imposta all’Irlanda, patria delle grandi multinazionali del web ma sotto l’occhio scrutatore di Bruxelles. Un Paese che avrebbe dovuto crescere e invece ora si trova a protestare come altri contro i vincoli europei.
Questo spiega l’avanzata dalla sinistra nazionalista, lo Sinn Fein, che determina un altro effetto di non minore importanza, lo scardinarsi degli assetti politici tradizionali anche in Irlanda, com’è già accaduto in Spagna o in Francia negli ultimi mesi. Ma la crisi del bipolarismo e della rappresentanza nel contesto della crisi economica e dell’austerity non sono le uniche ragioni della sconfitta di Kenny.
L’altra ragione secondo noi è stato il “sì” che il premier irlandese l’anno scorso ha dato in modo convinto nel referendum per i matrimoni gay, invitando gli elettori ad andare a votare a favore e definendola una “giornata storica” per il Paese. Kenny perde anche per colpa di quella scelta, per il modo in cui è stato condotto il referendum, e per la spaccatura che si è aperta da allora nel Paese.
Tra qualche giorno, il giornalista e scrittore John Waters sarà in Italia per spiegare com’è stata “bullizzata” l’Irlanda durante il referendum, quale pericolosa “guerra mentale” abbia scatenato Kenny tra i suoi concittadini, che ricadute nefaste ci siano state durante la campagna referendaria su cose che diamo per scontate come la libertà di parola; lo stesso Waters del resto ha sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire contrastare il politicamente corretto.
Chi allora ha soffiato sul fuoco oggi paga pegno, uscendo sconfitto dalle elezioni. Una ragione in più per ascoltare la lezione magistrale che Waters terrà a Fondazione Magna Carta questo fine settimana nel corso della Lettura Annuale, evento distintivo nella vita di FMC. L’intervento dello scrittore irlandese acquista ancora più pregnanza alla luce di quanto abbiamo appena scritto e nel contesto italiano del dibattito sulle unioni civili. In Irlanda, cari Renzi e Alfano, gli elettori #seloricordano.